ZONA 30, teatro di qualità a velocità ridotta

Al Teatro Sociale di Bellinzona un’iniziativa encomiabile pensata per permettere alla cultura di andare avantiAl Teatro Sociale di Bellinzona un’iniziativa encomiabile pensata per permettere alla cultura di andare avanti
/ 07.12.2020
di Giorgio Thoeni

Con il ricordo di Friedrich Dürrenmatt, a trent’anni dalla morte e a cento dalla nascita, si è conclusa a Bellinzona la fulminea rassegna ZONA 30, titolo che allude alle limitazioni parafrasando il temuto limite di velocità, una serie di spettacoli che il Teatro Sociale ha prodotto per non lasciare a bocca asciutta il suo pubblico forzatamente ridotto. Una messa in campo dal sapore rossocrociato che, grazie a una costante affluenza ai doppi appuntamenti giornalieri, ha fatto capire – se ancora fosse necessario – quanto è indispensabile l’investimento nella cultura anche in momenti difficili come quelli che stiamo attraversando. Un messaggio accolto con entusiasmo dagli artisti che hanno accettato di condividere progetti musicali e teatrali con una platea ridotta.

Dopo l’exploit iniziale di Cristina Zamboni, le attrici Margherita Saltamacchia e Anahì Traversi hanno proposto due testi dello scrittore svizzero da loro elaborati e messi in scena: il radiodramma Colloquio notturno con un uomo disprezzato e il racconto breve Il Minotauro. In entrambi i casi va loro riconosciuto, oltre a due brillanti performance, di essere spesso riuscite a farci dimenticare la presenza dei leggii animando la scena con spostamenti, tagli di luce, pochi ma essenziali elementi scenografici che hanno dato slancio e sorpresa ai due appuntamenti, ottimi esempi percorribili per delle letture sceniche. Se nel primo emergeva principalmente la maestria della voce, nel secondo l’interpretazione era accompagnata dalle atmosfere create da Ali Salvioni. Applausi convinti e meritati.

Esercizi di stile per un’icona kitsch e trasgressiva

La rassegna ZONA 30 ha avuto anche il merito di proporre Klaus Nomi Projekt, una creazione di Pierre Lepori. Lo spettacolo, più volte rinviato a causa della pandemia, finalmente ha potuto premiare lo scrittore, poeta e giornalista ticinese anche di fronte al suo pubblico.

Ormai romando d’elezione a tutti gli effetti, Lepori è riuscito a sublimare il suo entusiastico amore per il teatro e la musica attraverso l’omaggio a un personaggio eclettico e ricco di significati. Con la sua straordinaria personalità marziana, seppur nella breve vita (è morto di AIDS a 39 anni) il bavarese Klaus Sperber ha incarnato molteplici aspetti della sua trasgressiva dimensione artistica dalla vocazione culturale senza pregiudizi e con una dedizione musicale che lo ha traghettato dalla Lirica più classica (celebre la sua versione controtenorile di The Cold Song di Henri Purcell) al Pop di David Bowie o al Synth-Pop dei Kraftwerk.

Una ghiotta occasione per raccontarne tutti i risvolti attraverso un testo dall’esuberanza kitsch, frammista a fascinazione gaddiana e velate eco testoriane per eccentrici giochi semantici in cui il linguaggio di Lepori diventa un elaborato esercizio di stile dove il suono delle parole rincorre l’azione teatrale. Una prova impegnativa per le colorate venature espressive di Cédric Leproust accompagnato dalla fisarmonica e dagli effetti di Marc Berman salutati dal pubblico con calorosi applausi.