Siamo nella terra che avrebbe dato lo sfondo alla Gioconda di Leonardo. Lo sostengono due studiose, Rosetta Borchia e Olivia Nesci, le cui ricerche sono riassunte in un pannello illustrativo a uso dei turisti. Percorrendo la bella strada sul fondovalle della Val Marecchia, incuneata tra la Rocca di San Leo e quella di San Marino, ce lo ricordano peraltro vari cartelli stradali. Il paesaggio di questa porzione d’Appennino romagnolo, in effetti, è limpido e morbido nella sua dolcezza, verde e rigoglioso di vegetazione. Antico e apparentemente intatto dalla speculazione edilizia. Forse per questo il poeta Tonino Guerra, nato a Sant’Arcangelo di Romagna, aveva deciso di fissare a Pennabilli la sua casa? Una volta arrivati, il colpo d’occhio è davvero scenografico. Due picchi sovrastano la piazza del paese, la cui caratteristica, davanti alla chiesa e alla fontana, è un portico basso e lungo, visto anche in alcuni film dello sceneggiatore e poeta.
A quanto ci racconta la curatrice del museo «Il mondo di Tonino Guerra», in cui sono esposte centinaia di onorificenze, opere d’arte, pubblicazioni, fotografie, radunate nel corso della sua lunga vita, Guerra conosceva Pennabilli fin da bambino, perché i suoi genitori, commercianti, ci arrivavano da Sant’Arcangelo portando le loro mercanzie ai negozi locali. Dopo molti anni, da artista affermato a livello internazionale, Guerra ha deciso di prendervi dimora. Ha cominciato a osservare la realtà del paese con l’occhio del poeta e ha messo lentamente in opera un progetto di intervento artistico che ne valorizzasse il tessuto storico-urbano.
I suoi «Luoghi dell’anima» formano oggi un percorso affascinante che attraversa le vie del paese. Il visitatore ne percorre il labirinto passando, e non è un luogo comune, di meraviglia in meraviglia. Dall’«Orto dei frutti dimenticati» al «Rifugio delle Madonne abbandonate», dallo stupendo «Santuario dei pensieri» alla «Strada delle Meridiane», la visita a Pennabilli è un’esperienza estetica unica. Le idee di Guerra hanno ottenuto l’interesse delle autorità locali che hanno assecondato il progetto, esteso poi ad altri luoghi della valle (si veda il sito explorevalmarecchia.it).
Di fatto, girando per Pennabilli il visitatore si sente accolto non tanto in un’esperienza intellettuale, di alta cultura accademica, quanto in una dichiarazione d’amore per il luogo, per i suoi vari angoli e per i suoi abitanti, presenti e passati. Le varie postazioni sono proprio spazi affettivi, in cui avvicinare proposte che toccano il cuore. L’affermazione pare una banalità, ma non si può descrivere in altro modo la visita al «Museo con un quadro solo», in cui si esempla la parabola dell’angelo coi baffi che dava il becchime agli uccelli impagliati, fino a quando questi si sono alzati in volo; oppure la serie delle meridiane disseminate per le vie del paese che ripropongono la misura del tempo sotto varie angolazioni figurative, come appartenessero ognuna a un suo universo.
Certo, la reiterata presenza della voce di Guerra attraverso lapidi, cartelloni, disegni, placche informative diventa quasi un po’ ossessionante. Persino all’interno del ristorante ci sono suoi dipinti, citazioni, frasi celebri. Ma del resto, siamo immersi in un unicum.
E cosa si porta a casa, il visitatore, alla fine del percorso? Un disincanto, una terapia contro l’enfasi e i luoghi comuni della società moderna: dentro di sé ha dato spazio per qualche ora a uno sguardo ingenuo sul mondo, ma radicato e rispettoso del passato, un mondo interpretato alla luce della poesia, che appesa alle pareti delle case si rivela codice narrativo più sintetico ed efficace del linguaggio normale.
Ecco: a Pennabilli, forse, la poesia si fa concretezza di vita quotidiana. Viene voglia di parlare per epigrammi, per sintesi illuminate, ma non c’è possibilità di competere con Tonino Guerra, nel descrivere l’esperienza. «La bellezza è l’unico cibo che nutre la stanchezza»: venendo via da Pennabilli il desiderio principale è raccontare a qualcuno uno dei suoi aforismi, per goderne insieme.