Viale dei ciliegi

/ 17.05.2021
di Letizia Bolzani

Agostino Traini, Il berretto rosso, Il Castoro. Da 4 anni. 

Le fiabe, le cui radici affondano nella notte dei tempi, vengono tramandate oralmente o nelle riscritture, che senza fine le riconfigurano e forniscono loro nuovi sensi. Cappuccetto Rosso è una delle fiabe più riscritte, già i Grimm ne proponevano una versione (con il salvataggio della protagonista) meno tragica di quella di Perrault. E in tempi più vicini a noi essa ha ispirato grandi artisti: ricordo almeno Roberto Innocenti, che traspone il bosco nel degrado inquietante di una metropoli; e Bruno Munari, che ne propone varie ambientazioni, a seconda dei colori (Cappuccetto rosso, verde, giallo, blu e bianco).

Tra le varie rivisitazioni contemporanee di questa fiaba, spicca per grazia e umorismo quella di Agostino Traini, che nel 2009 aveva dato alle stampe quello che possiamo già considerare un piccolo classico: Il berretto rosso. Ora la stessa casa editrice Il Castoro lo rimette finalmente in catalogo in una nuova edizione, che ne valorizza appieno il ritmo, scandito dalle immagini e dal testo, in armonia davvero perfetta. Le immagini si succedono in due grandi riquadri per pagina, con sotto, per ognuna, una breve porzione di testo, che con raffinata sapienza narrativa fa progredire la storia, a sua volta ritmata da una suddivisione in capitoli che ne illuminano ogni snodo. Ma è proprio al brio della storia che è affidato il certissimo successo di questo libro presso il pubblico dei più piccini (e non solo!): Gelsomina è una bambina che non si separa mai dal proprio berretto rosso, nemmeno per darlo al lupo che lo reclama. Ma perché il lupo lo reclama? Perché spera, facendo l’elegantone con quel berretto, di conquistare una sdegnosa principessa lupa... non vi racconto il resto, ma state certi che le sorprese non mancheranno! Il berretto rosso è la prova che le fiabe si possono riscrivere, ma con intelligenza, leggerezza e ironia (con buona pace della cancel culture): qui ad esempio non c’è la solita banalità del lupo «buono», anche se la sua simpatia è evidente; e la nonna – una vera tipa sportiva – ribalta ogni stereotipo: basti pensare che il raffreddore se l’è preso perché facendo parapendio finisce in un laghetto di montagna!

Giuditta Campello, Sandra la capra detective, HarperCollins. Da 5 anni. 

La letteratura per ragazzi è ricca di romanzi gialli, ma più l’età target scende, più le detective stories scemano. È ovvio, perché seguire un’indagine richiede capacità cognitive abbastanza sviluppate, e perché il tema – legato pur sempre a un reato – può risultare troppo aspro per i più piccoli. Giuditta Campello è invece riuscita in un’operazione non facile: quella di creare, cioè, delle storie d’indagine adatte a primissimi lettori, rispettando tutti i canoni del genere: un caso da risolvere, un detective, un lavoro deduttivo a partire dagli indizi, un finale non scontato. L’ambientazione è la «Fattoria Bel Belato»; i protagonisti di questa serie (che al momento conta due titoli, speriamo in aumento) gli animali della Fattoria, ognuno ben caratterizzato; il detective è la capra Sandra. Ne Le uova scomparse bisogna individuare il ladro di uova; in Un ladro in fattoria c’è qualcuno che ruba i pasti dalle mangiatoie. Sandra indaga e con lei il piccolo lettore, di cui il testo tiene conto coinvolgendolo di continuo con domande e risposte, ricapitolazioni, affermazioni empatiche. La storia è semplice, però ci sono intreccio e azione; e prima del gran finale, dove Sandra finalmente svelerà il colpevole, c’è un momento di sospensione, in cui i bambini sono invitati a pensare a chi potrebbe essere, e in cui ogni indiziato si scagiona: è stata forse Olimpia l’oca? «Io non c’entro. Stanotte dormivo e sognavo di giocare a biglie con le uova di una quaglia!» Allora è stata Mariangela la gallina? «Non diciamo stupidaggini! Io non faccio certe cose!»... Poi il colpevole verrà scoperto, ma si scoprirà anche che il reato, che pure c’è, è in qualche modo involontario!
Da citare l’illustratrice, Ania Simeone, e il carattere del testo, che è lo stampatello maiuscolo, ottimo per i primi lettori.