Elisabetta Pica – Silvia Borando, Raccontami una storia, Minibombo (Da 3 anni)
Ecco un bell’albo visto alla recente Fiera di Bologna, del resto con l’editore Minibombo la qualità (la vividezza creativa, l’originalità, l’accordo perfetto tra idea narrativa e illustrazioni) è assicurata. C’è un bimbo che chiede al nonno di raccontargli una storia, ed ecco quella del ranocchio, in un prato, che fa indigestione di lattuga… però accidenti non si vede niente, è tutto verde! E non va meglio con la storia – troppo gialla! – della leonessa che ha smarrito la sua pallina da tennis tra le dune del deserto, né con quella della coccinella in un campo di papaveri… Il nonno prova e riprova, il nipotino è esasperato (ma il piccolo lettore sarà invece ogni volta più divertito!), poi arriva la nonna, ma anche la sua storia sui fenicotteri è un po’ troppo rosa, e allora il nipotino prende cappottino e cane e decide di uscire a fare una passeggiata. Fuori nevica, lo vedevamo già dalla finestra della sala, sin dai risguardi, ma ancora non potevamo immaginare di che colore fossero il cappottino e il cane (indovinate?).
Un ulteriore sorriso finale ci è regalato dal contrasto tra l’affermazione del bimbo, il quale – un po’ come il dickensiano Grandgrind – sostiene che la realtà è molto meglio di tutte quelle storie assurde, e l’ironia sorniona dell’ultima immagine, che raffigura, per chi la sa vedere con gli occhi del cuore, la passeggiata di bimbo e cane nella neve! Silvia Borando, che di Minibombo è la geniale coordinatrice, valorizza con le sue illustrazioni la bella idea di Elisabetta Pica, dando vita a un libro che i bambini non si stancheranno di guardare e di riguardare, di leggere e sentirsi leggere. E il gioco continua, come di consueto, anche interattivamente sul sito minibombo.it. Visitatelo, ci troverete pure le varie iniziative per festeggiare i dieci anni di questa eccellente casa editrice.
Andrea Molesini, Storia del pirata col mal di denti e del drago senza fuoco, HarperCollins (Da 8 anni)
Non sempre, anzi quasi mai, un ottimo scrittore per grandi riesce ad essere altrettanto convincente quando scrive per piccoli. Fa eccezione Andrea Molesini, apprezzato sin dagli esordi della sua produzione per bambini, e ancor più ora, con questo bel romanzo, che racconta l’avventura appassionante, divertente, e persino un po’ commovente, non solo di un pirata col mal di denti e di un drago senza fuoco, ma anche di tutta una schiera di deliziosi, acciaccati, malconci e tuttavia indomiti e simpaticissimi personaggi. Soprattutto non umani. A parte il nostromo Copecoperso e il suo capitano Panciagialla, entrambi pirati in pensione, e due bambini, gli altri protagonisti sono un drago dentista e filosofo, un gorilla intuitivo e un po’ sarcastico, un’intraprendente puzzola con cappello e mazza da baseball, già fidanzata con un Orco buono e reietto dalla sua tribù, il suddetto Orco reietto, un cucciolo di ippopotamo orfano e spaurito, un leone zoppo, un pellicano cuoco, un elefante con una casa troppo piccola per lui, ma «a lui piace guardarla dal di fuori» e «gli serve per ospitare viandanti», una tartaruga saggissima nonché timorosa di finire nella zuppa di qualche umano. L’ironia di questi personaggi ha come bersaglio proprio gli animali umani, gli homo sapiens sapiens, anzi i «bipedi saputi saputi», definizione peraltro paradossale, perché, come nota la tartaruga, che la sa lunga, «bipede e sapienza non vanno d’accordo». I bipedi saputi saputi sono arroganti, vogliono dominare e controllare, sono duri di comprendonio nonostante pensino «di saperla lunghissima» (esilarante il capitolo ambientato all’Università, dove la gerarchia accademica prevede bipedi saputini, saputelli, saputi, saputoni e saputissimi), e per di più, a differenza dei loro cuccioli, credono che gli animali non sappiano parlare, che gli Orchi e i Draghi non esistano, e altre «stupidaggini del genere».
L’umorismo, folgorante, a tratti surreale e sempre comunque a misura di bambino (con uso magistrale di paradossi, del tipo che il Pirata Panciagialla ha la pancia blu, e la sua gamba di legno fa toc-tic, e non tic-tac; o di non sense, per ridere ad esempio dell’assurdità del linguaggio dei saputoni) pervade ogni pagina; e non manca un intreccio avventuroso, fatto di viaggi nella foresta oscura, di incantesimi, di battaglie all’ultimo sangue e naturalmente di un confortante, allegro, happy end, in cui i nostri eroi sono felici e contenti, ma anche «puzzolenti, grassi e sporchi». Con buona pace (finalmente!) del politicamente corretto.