Viale dei ciliegi

/ 10.01.2022
di Letizia Bolzani

Francesco Ramilli, Il mistero di Poggio Ortica, Il Castoro (Da 9 anni)

Un giallo ambientato in un villaggio al limitare del bosco, abitato da una comunità di animali: Vernon il volpone, Adele l’anatra con i suoi anatroccoli, Gaspar il gufo, Roger il rospo, Felicia la faina, Conrad il coniglio… Detta così sembra una simpatica storia di animaletti parlanti e nulla più. Ma invece è molto di più, è un romanzo intenso, con una forza simbolica e narrativa coinvolgente. Delle morti misteriose inquietano gli abitanti di Poggio Ortica, alcuni membri della comunità vengono trovati squartati da artigli e denti affilati. Tutti pensano che il brutale assassino provenga da fuori, dal minaccioso Bosco Buio che sta al di là del muro, quel muro che cinge, come una barriera di sicurezza, il villaggio. Servono allora dei volontari, che abbiano il coraggio di indagare, raccogliendo testimonianze dentro le mura e spingendosi poi anche fuori, alla ricerca del mostro. Questi volontari, che diventeranno i personaggi principali del romanzo, saranno Vernon, un volpone poeta, e Adele, un’anatra dal cuore di eroina. Non svelerò altro, mi limiterò a sottolineare l’ottima padronanza del ritmo narrativo da parte del giovane autore, classe 1995, al suo esordio con questo romanzo, la cui trama, soprattutto nel finale, è trascinante. Un altro valore di questo libro è la sua forza simbolica, e non solo per la questione del muro che divide noi civili, all’interno, da loro là fuori, le esterne, selvagge, presenze straniere. Ma soprattutto per quello che riguarda la gestione della nostra parte in ombra, quella degli istinti più brutali, quella dell’io prevaricante, teso al potere. E se il male, la violenza, sono anche in noi, non per questo dobbiamo rassegnarci a pensare che la realtà sia cattiva. Vernon a un certo punto è così deluso da voler rinunciare a sperare in un lieto fine: «Nelle storie (…) gli investigatori risolvono il caso e arrestano il colpevole. Ma la realtà è diversa. La realtà è cattiva». Ma la saggia Adele, il cui coraggio risiede anche nel non smettere di credere in un lieto fine, gli dice (con quel delizioso pronome di cortesia che i due si rivolgono per tutto il tempo): «Vernon, non lo faccia…Il lieto fine dipende da come scegliamo di agire. Ci sono storie buone e storie cattive. Non sono tutte uguali».

Nicoletta Cinquetti-Elisabetta Civardi, Piccolo Cavallo, Città Nuova editrice (Da 2 anni)

Presentare questo incantevole albo attraverso parole scritte è un po’ frustrante, perché per renderne l’idea bisognerebbe usare parole parlate, e mostrarne le immagini. Sì, perché oltre al valore delle immagini, che colgono la leggerezza limpida della storia, c’è proprio, nel testo di Cinquetti, un intento fonico-timbrico che lo rende perfetto per la lettura ad alta voce, dialogata, condivisa. «Piccolo Cavallo corre sul prato e si sente plicchete plicchete plicchete. Strano. I cavalli di solito fanno cloppete cloppete cloppete. Piccolo Cavallo, invece, fa plicchete plicchete plicchete. Sapete perché? Perché Piccolo Cavallo è un cavallo molto piccolo. Piccolo quanto? Piccolo come un bambino». Già da questo incipit si può cogliere il gioco dei suoni onomatopeici (ben interpretati graficamente dall’illustratrice) e l’incedere narrativo che tiene conto dei destinatari-ascoltatori, chiamandoli in causa, dando voce alle loro istanze. La storia è semplice, ma Cinquetti sa infonderle una grazia che la rende poetica, e perfettamente a misura di bambino. C’è Piccolo Cavallo, che forse non a caso è blu, come quel Marco Cavallo, icona dei matti di Franco Basaglia (e si sa, che poeti, matti e bambini se la intendono molto bene), o come quel Cavallo Blu del «Blaue Reiter» Franz Marc. E c’è Gatto Arancione, che a un certo punto si manifesta, dapprima come voce (la voce, che questo libro onora): «Chi è stato che ha detto “Anche a me”? Piccolo Cavallo si volta e vede Gatto Arancione». In realtà Gatto Arancione spuntava dai cespugli già nelle pagine precedenti, e i bambini, a cui non sfugge niente, si divertiranno a notarlo. Piccolo Cavallo e Gatto Arancione trascorreranno una giornata insieme, tra avventure, piccole scoperte e grande amicizia. Poi viene buio, e «dobbiamo parlare a voce bassa» (ecco ancora la meraviglia della voce) perché i due amici si sono addormentati. Perfetta anche per accompagnare i bambini al sonno, questa storia inaugura, nella collana «I nuovi colori del mondo», una nuova sezione dedicata ai più piccoli.