Michael Morpurgo, La guerra del soldato Pace, Salani (Da 12 anni)
Compie vent’anni questo romanzo, che è ormai un classico nella letteratura che racconta la guerra, e che resta uno dei più bei libri contemporanei per ragazzi. L’autore, l’inglese Michael Morpurgo, ci ha offerto tutta una serie di romanzi in cui la guerra ha un ruolo importante, sia quando ne è il centro narrativo, come ad esempio nel celebre War Horse (Rizzoli), da cui Steven Spielberg trasse il film omonimo, sia quando, sia pure tangenzialmente, arriva a toccare le vite dei protagonisti, come nel bellissimo L’isola delle balene (Il Castoro), o nell’altrettanto notevole Il regno di Kensuke (Piemme). Ma anche laddove la guerra è una delle ambientazioni principali della narrazione, il talento di Morpurgo fa sì che essa venga comunque sempre raccontata da un punto di vista straniante, che ne evidenzia tutta la tragica assurdità. Quello di un animale, nel caso di War Horse, un cavallo che combatte in entrambi gli eserciti, prima con gli inglesi e poi con i tedeschi, che l’hanno requisito, rendendo immediatamente esplicita l’universalità della sofferenza; o quello dei giovani protagonisti, rappresentati anche nella loro vita precedente l’arruolamento, che nel caso del romanzo su cui ci stiamo concentrando occupa più della metà del libro.
In Private Peaceful, questo il titolo originale, «il soldato semplice Pace» (Pace di cognome), prima di essere un soldato era Charlie: un ragazzo, un figlio, un fidanzato, un fratello. Le sue vicende di adolescente nella campagna inglese, e poi di soldato nella Grande Guerra, vengono raccontate, in un lungo flashback, dal fratello minore, Tommo, per il quale Charlie era la figura maschile di riferimento, l’ala protettrice, il coraggioso eroe ispiratore. Anche Tommo deciderà, nonostante la giovane età, di arruolarsi, per stare vicino a Charlie, così i soldati Pace sono due, e la guerra è di entrambi, ineluttabilmente drammatica per Charlie, ma non meno lacerante per Tommo, che con il suo racconto, in trincea, nella notte prima che il plotone d’esecuzione desse effetto all’ingiusta condanna della Corte Marziale, riporta alla memoria la vita di Charlie e quella di tutti i suoi cari. Molti anni fa, in occasione della presentazione in Italia di questo romanzo, avevo incontrato per un’intervista Michael Morpurgo, che mi aveva detto di avere tratto ispirazione da una lettera esposta, tra i vari documenti della Prima Guerra Mondiale, all’In Flanders Fields Museum di Ypres, nella quale con scarne fredde parole l’esercito informava una madre che il figlio era stato giustiziato dal suo stesso esercito, per ribellione agli ordini di un superiore. Ma Morpurgo aveva anche aggiunto: «per me raccontare storie di guerra significa raccontare la speranza, la speranza di un tempo senza guerra».
Katerina Tykhozora-Oleksandr Prodan, La mia casa, Il Castoro (Da 3 anni)
Anche qui si racconta la guerra, ma rivolgendosi ai più piccoli, e in particolare provando a parlare loro, con delicatezza, di cosa possa essere considerata «casa» quando si è sfollati, in fuga, rifugiati altrove. «La casa nel tuo cuore ti mostrerà sempre la strada. E ti guiderà esattamente al posto a cui appartieni», dice il papà al piccolo protagonista, che sta varcando, con la mamma, il confine del suo paese. Quel paese è l’Ucraina, il papà deve fermarsi a combattere per difenderlo. Gli autori sono entrambi ucraini, ma il libro che hanno creato ha una valenza simbolica universale, perché sa esprimere con intensità cosa significhi dover lasciare la propria casa ed emigrare in luoghi diversi e sconosciuti. Quale sarà ora la mia casa? Si chiede il bimbo. Sarà il rifugio? La stazione? Lo zio che ci ha ospitato per un po’? La strada che dobbiamo percorrere per trovare scampo altrove?
C’è una casa sicura e sempre pronta ad accoglierti, una casa che non può essere bombardata, ed è quella che ti porti nel cuore, fatta dei ricordi più belli, fatta dell’amore di chi ti era e ti è accanto, fatta dei tuoi affetti più cari. Questa casa, luminoso talismano interiore, può darti forza anche laddove tutto sembra estraneo o pauroso. Una storia sul potere degli affetti, della memoria, delle radici simboliche, che emozionerà sia i bambini che stanno vivendo questo allontanamento, sia quelli che li accolgono, come nuovi amici. «Se questa è la tua storia – dicono gli autori in conclusione – prenditi cura di te stesso e dei tuoi cari. Se conosci una persona che ha vissuto tutto ciò, aiutala con parole o azioni».