Viale dei ciliegi

/ 13.07.2020
di Letizia Bolzani

Claudia Flandoli, Sulle tracce del DNA, Editoriale Scienza. Da 11 anni. 

Claudia Flandoli si è laureata in biologia e ha poi studiato illustrazione e grafica, diventando disegnatrice di fumetti: questa doppia formazione la rende un’autrice sicuramente compatibile con la mission di Editoriale Scienza, quella cioè di fare divulgazione scientifica seria e al contempo vivace. Competenza e brio, insomma. Così è infatti anche per questa recente proposta, che spiega la genetica con un graphic novel. Un’avventura a fumetti tra nucleotidi, nucleosomi, ribosomi, proteine tuttofare, con gli altri affascinanti protagonisti di questo viaggio «sulle tracce del DNA». Un viaggio che compiono due ragazze, gemelle, Ambra e Blu. In realtà loro sono state create dalla matita dell’autrice, che si mette direttamente in scena nella storia, disegnandole nelle prime pagine, come se avesse disegnato uno dei suoi lettori. Ecco, tu sei fatto così. Ma perché ci hai fatte proprio così?, le chiedono Ambra e Blu, perché abbiamo due occhi e non tre? E perché abbiamo i capelli di questo colore? Non è mica facile indovinare come sei fatto, caro lettore, risponde in sostanza l’autrice, perché siamo tutti diversi. Con somiglianze di vario grado, nel caso dei parenti, e altissime nel caso dei gemelli.

La scienza che studia queste cose si chiama genetica, spiega l’autrice alle due ragazze che, incuriosite, decidono di lanciarsi alla scoperta delle sue meraviglie. Eccole allora diventare microscopiche, tanto da finire all’interno di un corpo umano, e poterne vedere, anzi visitare, le cellule, fino ad attraversare le pareti del nucleo. Da qui l’avventura si farà densa di scoperte e di incontri e pagina dopo pagina, vignetta dopo vignetta, Ambra e Blu, e con loro i giovani lettori, si addentreranno nei misteri della genetica, avvicinandoli in tutta la loro complessa bellezza. L’espediente metaletterario della stessa autrice/disegnatrice che si mette dentro il fumetto, rimpicciolendo Ambra e Blu per spedirle dentro una cellula (e anche fornendo l’illuminazione al suo interno, se no noi lettori non vedremmo nulla, «ma sappiate che in realtà la luce dentro non arriva») è efficace e divertente. Ogni capitolo della storia si conclude con un focus di riassunto e approfondimento, a garantire il rigore scientifico.

Emanuele Luzzati, La tarantella di Pulcinella, Interlinea. Da 5 anni. 

Dopo Rodari e Pinin Carpi, di cui quest’anno si sono celebrati i centenari, il prossimo anno sarà il turno di un altro grande maestro italiano dell’illustrazione e dell’arte: Emanuele Luzzati. Scenografo, artista, illustratore, architetto honoris causa, Lele Luzzati spaziò a tutto campo, dal libro, al teatro, all’opera, al balletto, agli allestimenti navali, al cinema d’animazione, per il quale fu due volte candidato all’Oscar, con La gazza ladra e con Pulcinella. È proprio La tarantella di Pulcinella il libro che vi segnalo oggi, in occasione della sua nuova edizione per l’editore Interlinea, che ha in catalogo alcuni titoli dell’autore e che sta preparando la riedizione di altri. 

Tarantella, tarantella / tarantella di Pulcinella. / Pulcinella era povero in canna / e viveva in una capanna / senza porta e senza tetto / e la paglia era il suo letto. Comincia così la storia, in rima, vivificata dalle illustrazioni nell’inconfondibile stile del maestro; ed è una storia che riprende la fiaba tradizionale del «Pesciolino magico», con il pescatore-Pulcinella che salva il pesce e ne ha in cambio la realizzazione di un desiderio. Una bella pastasciutta per la mia famiglia e per me, chiede sobriamente Pulcinella, ma a questa sobrietà fa da contraltare l’avidità della moglie, che non è mai sazia di desideri: «voglio un vestito, voglio un visone / ed un marito meno straccione, / voglio dei figli con guanti e gilè / e tre cappelli e un mantello per me: / li voglio subito, in questo momento / se no vedrai, pesce d’argento!». Il finale, però, rispetto alla fiaba è più onirico e sorridente: «Il mondo è buffo, la vita è bella, /ma sembra tutto una tarantella...».

Un trascinante canto alla vita da parte di un artista che tra l’altro trascorse parte della giovinezza in Svizzera, dove si rifugiò durante le leggi razziali, e dove si diplomò all’École des Beaux-Arts et des Arts Appliquées di Losanna. Un artista da non dimenticare, di cui speriamo il centenario ci porti nuove occasioni di riscoperta.