Viale dei ciliegi

/ 20.05.2019
di Letizia Bolzani

Annalisa Strada, Una lunghissima notte, Pelledoca. Da 12 anni. 

Una lunghissima notte, quella di Nilla, sola in casa, senza sapere dove sia finita la mamma, senza corrente, al buio più totale, con l’unico appiglio della funzione torcia del cellulare, ma con la batteria del cellulare in esaurimento di carica. Una notte da pelle d’oca, perfettamente in linea con il nome della giovane casa editrice milanese specializzata in storie da brivido per ragazzi, una notte in cui la giovane Nilla dovrà affrontare eventi drammatici, molto più grandi lei. Anche perché i personaggi di questo thriller appartengono alla sfera familiare e quotidiana della ragazzina (la mamma, la nonna, i vicini di casa, la professoressa di storia, la baby sitter) e quindi immaginare che un colpevole possa annidarsi tra loro è qualcosa di molto perturbante. Perturbante proprio nel senso freudiano di unheimlich, che è quell’angoscia di avvertire una cosa vicina come familiare e estranea al contempo.

I lettori seguiranno Nilla nella sua angoscia crescente, sollecitati dalla prospettiva narrativa, che è dentro lo sguardo e la mente della ragazzina, pur essendo il romanzo in terza persona. Annalisa Strada costruisce in modo interessante la sua narrazione, affidandola per la maggior parte, come si è detto, a una scrittura focalizzata nella protagonista, ma dedicando anche delle brevi parti del romanzo a «interviste realizzate per la stesura del libro», simulando quindi un’indagine giornalistica basata su testimonianze. Ne esce un mondo apparentemente domestico e rassicurante, ma con crepe inquietanti, com’è tipico del genere thriller. Crepe che lasceranno il segno in Nilla, non senza, tuttavia, una luce di speranza per il suo futuro di giovane adulta. Essere guaritrice degli altri può essere la via per guarire se stessi.

Jacopo Olivieri, Ipse dixit. Illustrazioni di David Pintor, Einaudi Ragazzi. Da 9 anni. 

Il sottotitolo è «citazioni famose per fare bella figura», ma a prescindere dalla figura che si vuole fare in pubblico, è indubbio che questo libro può essere interessante, a tutte le età, per comprendere l’origine di tanti modi di dire di uso comune. Scopriremo così ad esempio che «è andato tutto a monte» si riferisce al Monte di Pietà, dove finivano i beni di coloro che non riuscivano a saldare i debiti; o «keep calm and carry on» si deve a un manifesto del governo britannico ideato allo scoppio della seconda guerra mondiale ma rimasto sconosciuto, negli archivi, fino al 2000, quando, rilanciato in molteplici varianti, divenne iconico e popolarissimo.

Alcune fonti risalgono all’antichità, dallo Scevola di «ci metto la mano sul fuoco» all’Euclide di «come volevasi dimostrare»; altre fanno parte della storia più recente, come «fare un quarantotto», dalle insurrezioni del 1848, o «l’importante è partecipare» di De Coubertin; altre ancora hanno origini più pop, dal mondo del cinema («domani è un altro giorno», da Via col vento, o «che la forza sia con te» di Star Wars, o ancora «ho visto cose che voi umani...» da Blade Runner), del teatro, della canzone. Alcune citazioni sono molto note, altre meno, soprattutto per i giovani lettori. Ma tutte, grazie anche all’umoristico apporto dell’illustratore David Pintor, potranno insegnarci qualcosa.

L’ultima citazione, in ordine alfabetico, è «veni vidi vici», e con essa mi riallaccio a un altro recente libro analogo pubblicato da Einaudi Ragazzi: Latin lover, del grande Mino Milani, che qui fa fare ad adulti e ragazzi, antichisti e non, una divertente e istruttiva escursione tra celebri detti e motti latini.