Silvia Vecchini, Miryam, San Paolo. Da 13 anni.
È un romanzo bellissimo. Sebbene sia stato pubblicato già da qualche anno, non ne avevamo ancora parlato, ed è il momento di farlo. Un romanzo che emoziona e non lascia uguali a prima dopo che lo si è letto. E pensare che la storia è ben nota, o crediamo che lo sia. Perché è una storia che siamo convinti di conoscere, ma spesso senza sentirne il battito profondo. È la storia di Miryam, madre di Yeshua. Di Maria, madre di Gesù. Silvia Vecchini, con la sua fine conoscenza del mondo ebraico del tempo, dà vita a questa ragazzina di Nazaret, nata inaspettatamente da due genitori ormai vecchi, Yoachim e Hanna; cresciuta tra i giochi e le corse nei campi con l’amica Rut; destinata poi per qualche anno, fino all’adolescenza, al Tempio, dove, con la scopa in mano, sentiva insegnare i maestri; e poi, di ritorno a Nazaret, fidanzata con quel carpentiere, Yoseph, quell’uomo ruvido dal cuore grande che lei già da bambina aveva notato e che saprà amarla di un amore commovente, infinito. Miryam, fragile e forte, sa accogliere l’inaspettato: come quando avverte quella presenza sovrannaturale che le annuncia il suo destino. Un destino che sarà tuttavia lei ad accogliere, nella libertà di cui ogni creatura può disporre. In questo romanzo troviamo, rinnovati e resi più vividi dalla scrittura intensa e alta dell’autrice, tutti gli episodi che i Vangeli ci raccontano (e a volte, senza che venga perso mai il caldo fluire della narrazione, anche le parole – le poche parole – di Maria, come ad esempio nel Magnificat).
Dall’Annunciazione, alla visita ad Elisheba (Elisabetta), ai Re Magi. Il racconto accompagna le vicende di Miryam fino alla fuga in Egitto. Ed è un racconto polifonico: ogni capitolo è scritto dal punto di vista di un personaggio, anche non umano. C’è il racconto della lettera Aleph, da cui tutto ha inizio; quello della brocca, testimone di quella dimensione Altra che a volte irrompe nell’animo di Miryam, anche quando svolge i lavori più umili; quello dell’acqua del mikvè, dove le donne si purificavano dopo il ciclo; quello della tenda del Tempio, tessuta da Miryam; quello dell’asino, animale umile che sa vedere ciò che è invisibile agli umani. Il tutto tenuto insieme da un filo rosso, il filo della porpora che Miryam tesse al telaio, letterale fil rouge della storia, un filo rosso che collega le vicende del romanzo, come a significare quella ricerca di senso a cui tutti noi tendiamo, al di là di una religione professata o meno: una ricerca di senso per tessere e tenere insieme le nostre fragili vite. Vite fatte di realtà concrete e umane, di carne e di sangue (il rosso è anche questo, è anche il sangue mestruale il cui arrivo segna la fine della permanenza al Tempio di Miryam, la cui assenza segna lo scandalo di quella gravidanza misteriosa, è il rosso dei semi di melograno mangiati con Yoseph nella loro prima notte insieme, a segnare un’intimità ancora più intensa e toccante). Vite umane, dunque, ma anche vite in cui brilla una scintilla divina. Come quelle di tutti noi. È questo che racconta, a tutti noi, piccoli o grandi, credenti o non credenti, la storia di Miryam.
Elise Gravel, Cos’è un rifugiato?, HarperCollins. Da 3 anni.
Ci sono domande a cui è urgente rispondere, anche se possono sembrare difficili per un bambino. Cos’è un rifugiato, è una di queste. Le parole «rifugiato», «migrante», «profugo», riecheggiano nella quotidianità dei più piccoli, così come è loro esperienza quotidiana l’accoglienza di compagni provenienti da paesi lontani. Ma perché queste persone hanno lasciato il loro paese? Come sono arrivate qui? Con parole semplici, chiare, davvero a misura di bambino, e con immagini di grande immediatezza, Elise Gravel, autrice/illustratrice canadese, prova a fornire delle risposte adeguate. In appendice, alcune testimonianze di piccoli rifugiati e le brevi biografie di alcuni rifugiati famosi, da Rita Levi Montalcini a Albert Einstein.
Questo albo illustrato è realizzato dalla casa editrice in collaborazione con UNHCR, l’Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati, a cui viene devoluto un euro per ogni copia venduta.