Laura Magni e Giulia Orecchia, I Fantastimici e la tempesta sul fiume, ADV Junior
Laura Magni e Giulia Orecchia, I Fantastimici e l’avventura della luna piena, ADV Junior
Laura Magni e Giulia Orecchia, I Fantastimici e la marmellata arrosto, ADV Junior. Da 5 anni.
Nella frenetica rincorsa alle novità, soprattutto nell’ambito dell’editoria per l’infanzia, si rischia di trascurare libri che invece meriterebbero adeguate segnalazioni, com’è il caso delle vivaci storie dei «Fantastimici», tre volumi pubblicati tre anni fa dalla casa editrice ticinese ADV Publishing House, nella collana ADV Junior. Ottimamente valorizzate dalle illustrazioni di Giulia Orecchia, una delle più amate illustratrici italiane per l’infanzia, queste storie ci portano, con il ritmo che Laura Magni infonde alla sua scrittura accurata, a vivere avventure fantastiche (da «fantastimici» appunto!) con sette gatti e una bambina. È la bambina l’io narrante della storia, chiamata «Lei» dai gatti: bella quest’idea di usare la prospettiva felina per identificare la piccola protagonista, utilizzando il pronome e non un nome specifico («non quello con cui mi chiamavano a scuola, ma quello che usavano per me i Fantastimici»), e quindi permettendo ancor più l’identificazione di ogni piccola lettrice o lettore. «Lei», dunque, ci racconta le avventure di questi mici che aveva conosciuto nel cortile di casa sua, prima che l’intolleranza dei condomini e il pericolo dei feroci CatBuster – una sorta di lupi accalappiagatti – incombessero su di loro. Per sfuggire a tutto ciò, i Fantastimici vanno a vivere in una vecchia barca da pesca che rimettono a nuovo, dipingendola con i colori dell’arcobaleno, e chiamandola, in omaggio alla loro amica umana, anch’essa «Lei». Ma le avventure sono solo iniziate, i CatBuster sono sempre in agguato, e bisognerà sconfiggerli con coraggio e acume. Molto adatti alla lettura ad alta voce, anche per lo stile della Magni, che interpella e coinvolge chi ascolta, e per l’impianto narrativo ben montato: gli incipit, ad esempio, riprendono ogni volta un pregiudizio sui gatti da smontare: c’è chi dice che i gatti odiano l’acqua, c’è chi dice che i gatti sono pigri, c’è chi dice che i gatti sono egoisti...; inoltre i sette fantastimici sono caratterizzati uno per uno, con un nome, una personalità, e naturalmente con un aspetto gioiosamente definito da Giulia Orecchia.
Martina Wildner, Sonnambuli, maledizioni e lumache, Pelledoca. Da 11 anni.
Da fuori si pensa alla Germania come a un paese «unico», invece le sue culture sono multiformi. Se un bambino traslocasse di colpo, ad esempio, dalla Sicilia all’Alto Adige, avrebbe, almeno all’inizio, un’impressione di straniamento; e così accade al tredicenne Hendrick e al suo fratellino Eddi, che dalla Sassonia si trasferiscono in un paesino della Baviera. Il dialetto parlato lì è diverso dal loro, la comunità del villaggio è piuttosto chiusa, loro sono quelli «dell’Est», in fondo un po’ stranieri. Ma quel che è peggio – ed è questo il focus del romanzo, il cui titolo originale è appunto Das Schaurige Haus – è che la casa in cui sono andati ad abitare, ha un’aria, e una reputazione, molto inquietante. Riprendendo dunque il classico tema della casa infestata, questo romanzo si sviluppa come un thriller, mantenendo alta la tensione, e l’ambiguità, tra una storia di fantasmi e di bambini «posseduti» e una storia di indagine più realistica in cui le tessere del mistero possono andare a posto anche senza scomodare l’oltretomba. Certo è che in questa tensione tra horror e thriller il romanzo rientra nei canoni da «pelledoca» dell’omonima casa editrice. Il titolo italiano allude sia alle crisi di sonnambulismo del piccolo Eddi, in cui egli sembra entrare in contatto con i bambini che avevano precedentemente vissuto in quella casa; sia a una sorta di maledizione che sembra gravare sui bambini del paese; sia alle repellenti lumache senza guscio da cui egli è ossessionato e a cui allude il cognome dei vecchi proprietari della casa, Schneckmann. Come si può intuire, il lavoro di traduzione (e di adattamento) di un romanzo così giocato su terminologie e cultura tedesca è notevole, ed è stato molto ben svolto da Anna Patrucco Becchi, che di Martina Wildner aveva già tradotto La regina del trampolino. Da questo Schaurige Haus è stato tratto un film, The Scary House.