Viale dei ciliegi

/ 05.04.2021
di Letizia Bolzani

Alexis Deacon, Bilù, Editrice Il Castoro. Da 3 anni. 

Un volume di culto della letteratura per l’infanzia anglosassone, uscito nel 2003 e selezionato tra i migliori dell’anno dal «New York Times», esce ora in italiano dalla casa editrice Il Castoro e, nella sua sapiente semplicità, arriva dritto al cuore di grandi e piccini. Perché è una storia di spaesamento. Come, in fondo, tutte le migliori storie. Sentirsi spaesati, fuori luogo, diversi, è ciò che connota ogni vero eroe, da Ulisse, ai più piccoli e miti eroi, o antieroi, per l’infanzia. Perché ogni bambino è «fuori luogo», e si sente, a tratti, uno spaesato. Bilù è una piccola extraterrestre, quindi incarna letteralmente uno straniamento: è caduta sulla terra per errore, «non doveva trovarsi lì. Si era persa». Cerca di farsi capire, o almeno ascoltare, ma nessuno le dà retta. Lei parla un linguaggio diverso, però con i bambini una qualche forma di comunicazione, fatta di gioco e di abbracci, è possibile. Ed è qui che si può creare un legame, perché queste sono cose che tutti ci accomunano. E anche perché ciò di cui Bilù ha più bisogno, proprio come ogni bambino di questa Terra, è la sua mamma. Che arriverà a prenderla, nel lieto fine, e a portarla via. Ma Bilù conserverà per sempre un dono che proviene dai bimbi alieni («alieni» rispetto a lei, e questo, per i piccoli lettori, è un bell’esercizio di agilità prospettica): un cerchio rosso, oggetto di un fugace momento di gioco condiviso e al contempo oggetto-ricordo di un amore che resterà, anche a distanza, per sempre.

Roald Dahl, I Minipin, Salani. Da 6 anni. 

È l’ultimo racconto di Roald Dahl e uscì trent’anni fa, un anno dopo la sua morte. Un’avventura dalle coloriture fiabesche, dentro un bosco che ha la funzione di un Altrove incantato, a tratti più tenera e meno caustica di altre storie del grande scrittore britannico, questa storia ci racconta del Piccolo Bill, che un bel giorno, mentre la mamma sta stirando nell’altra stanza, decide di infrangere il grande divieto, uscendo dal giardino e addentrandosi nella temibile «Foresta del Peccato», quel «bosco stregato» del quale si dice che «tanti ci entrano e nessuno è tornato». Ma le avventure, si sa, si reggono sui divieti infranti, e del resto, come Bill sa bene, «tutte le cose permesse erano noiose e tutte le cose proibite erano affascinanti». E così Bill si addentra nella foresta e come in ogni fiaba che si rispetti deve affrontare il Male, che qui è raffigurato da mostri dai nomi in cui si concentra tutta la spassosa creatività linguistica dell’autore, culminante nel mostro peggiore di tutti, il Terribile Sputacchione Succiasangue Tritadenti Sparasassi. Ma Bill saprà dimostrarsi coraggioso e, come in ogni fiaba che si rispetti, riuscirà a sconfiggerlo.

Ciò che dà il tono a tutta la storia è però il piccolo popolo dei Minipin, creaturine minuscole, che vivono negli alberi e che per spostarsi si servono dell’aiuto degli uccelli della foresta, i quali li portano «in groppa». Sono loro, i Minipin, comprimari e aiutanti del protagonista, l’ultima incantevole invenzione di Dahl. Vivono in casine dentro la corteccia degli alberi e il loro mondo incarna quella «miniaturizzazione» da casa di bambole (o da omini Playmobil) tipica della letteratura per l’infanzia, in cui spesso troviamo personaggi rispetto ai quali i bambini sono dei giganti: come la saga degli Sgraffignoli (The Borrowers) di Mary Norton, o Peter e Petra di Astrid Lindgren, solo per fare due esempi. Minipin era già stato pubblicato in italiano, da Salani (come tutta l’opera di Dahl) nel 2004, con belle illustrazioni di Patrick Benson. Ora Salani lo ripubblica, con più immagini, stavolta a firma di Quentin Blake, artista che ha illustrato quasi tutti i romanzi di Dahl. Una storia perfetta anche da leggere ad alta voce, che si chiude con l’intenso messaggio che il nostro autore ci ha voluto lasciare, e che in fondo racchiude il senso della sua intera opera: «soprattutto osservate con occhi sfavillanti tutto il mondo intorno a voi, perché i più grandi segreti sono sempre nascosti dove meno ve li aspettate. Ma chi non crede nei prodigi non li scoprirà mai».