Luigi Ballerini, Torna da me, Il Castoro, da 12 anni.
Ogni adolescente, per trovare il proprio cammino, deve «separarsi» dalle figure dei genitori. Ce lo insegnano le fiabe, con gli allontanamenti e le erranze nel bosco, ce lo insegnano tutti i romanzi di formazione. E soprattutto ce lo insegna la vita. Diventare adulti significa anche passare dall’idealizzazione all’umanizzazione della madre e del padre, ma in mezzo ci può stare (forse ci deve stare) la violenza del rigetto, fatto di rabbia e di opposizione. E magari di disconoscimento, ipotizzando padri e madri naturali più carismatici, negando che quei due grigi rompiscatole che sono a casa siano i veri genitori: non per nulla l’archetipo del «figlio di re nascosto», da Artù a Harry Potter, ha sempre abitato l’immaginario giovanile. Viene in mente tutto questo, leggendo il recente romanzo di Luigi Ballerini, in cui quattro adolescenti improvvisamente affrontano, nelle loro quotidianità, l’inquietante incursione di quattro misteriose donne vestite di rosso, che sembrano provenire da un oscuro passato.
Sospeso tra la realtà più ordinaria dei banchi di scuola, degli spogliatoi calcistici, delle vie di Milano, dei bar, della stazione, dei mezzi di trasporto da una parte; e un Altrove perturbante, che s’inserisce tra le pieghe di questi luoghi consueti, dall’altra, il romanzo ci parla proprio di quel faticoso percorso di crescita: Paolina, Mattia, Eleonora e Alberto, ognuno con il proprio vissuto e la propria situazione familiare, devono fare una scelta importante. Lasciare tutto e ricominciare una nuova vita con quelle donne oppure assumersi la responsabilità di ripartire da dove si è, riconoscendosi simbolicamente «eredi» dell’amore di chi li ha cresciuti? Un romanzo da leggere come un’appassionante storia di mistero, ma anche come una potente metafora del figlio e del genitore «ritrovato». Ritrovato nelle sue imperfezioni, nella sua umanità, nell’umile luce della sua presenza.
Toon Tellegen, Storie di animali per quattro stagioni, illustrazioni di Sylvia Weve, Sinnos, da 5 anni.
Che meraviglia, tornano gli animali un po’ filosofi e surreali del grande autore olandese Toon Tellegen, medico e poeta, capace di dar vita a una comunità di creature che vivono tutte insieme nel bosco, in una incantevole improbabilità fantastica, dove il rinoceronte, la formica, lo scoiattolo, l’orso, la lumaca, la farfalla, lo gnu, l’oritteropo e tanti altri personaggi , ognuno con la sua lieve vena saggia e malinconica e le sue miti domande sulla vita, diventano protagonisti di brevissime folgoranti storie, perfette da leggere ad alta voce. L’oritteropo si nasconde ma «ci sarà qualcuno che mi cerca?» e «cercherà proprio me?»; il millepiedi non è sicuro di avere proprio mille piedi, e se ne avesse, poniamo, milledodici, sarebbe sempre lui?; all’ippopotamo e al rinoceronte sembra di avere litigato ma se non si ricordano più il motivo come faranno a fare la pace?; il leone si chiede «in fondo perché ruggisco? È proprio necessario?» e «forse posso fare cambio di verso con qualcuno», magari anche con il vento... «frusciare... anche questo mi piacerebbe»...
Amano invitarsi a feste con torte e tè, questi animali, ma non sempre le feste hanno una riuscita per così dire normale, perché può capitare ad esempio che l’orso sbagli il numero delle fette di torta e si veda «costretto» a mangiarsi quella sbagliata, preparandone di volta in volta un’altra; o che la talpa e il lombrico, alla faccia del politicamente corretto, si organizzino una bella festa sotterranea da godersi solo tra loro due. Animali con una sapienza semplice e profonda, che sanno bene che per essere felici si può anche non fare «niente» e sentirsi grati di esistere; animali che dialogano molto, pur senza riuscire sempre a capirsi; che a volte – come i bambini – usano parole che hanno sentito ma di cui si chiedono il significato: parole come «prossimamente», «ho degli impegni»... ; animali le cui domande chiamano in causa anche noi.