Viale dei ciliegi

/ 11.07.2022
di Letizia Bolzani

Antonia Murgo, Miss Dicembre e il clan di luna, Bompiani (Da 9 anni)

«Dicembre spalancò la bocca e si stropicciò gli occhi. C’era un bambino nel comignolo della casa».

Un incipit efficace, che mette subito nel ricco piatto della storia l’inconsueto che cattura. Dicembre, che nome è? Scopriremo presto che è quello della giovane protagonista, attraverso la cui prospettiva noi avanziamo nella narrazione, stupendoci quanto lei della strana casa in cui è finita. Sì, perché la situazione iniziale è un topos romanzesco: la bambinaia che arriva alla villa padronale, rispondendo a un annuncio di lavoro, sperando di essere assunta. Ma dal vialetto vede, appunto, una cosa strana, un bambino nel comignolo. Il bambino è Corvin, un esserino impertinente, con il potere di trasformarsi in fumo, di stare nella stufa, nel forno, nel camino, tra la cenere, senza bruciare, anche se tutto in lui brucia di ribellione, tutto arde e incenerisce. Non è facile stargli vicino, ma miss Dicembre ci riuscirà, perché neanche lei è una tata consueta. Giovanissima, adolescente, orfana, Dicembre non è magica, ma ha lavorato in un circo, e sa affrontare molto bene rischi e acrobazie. Acrobazie letterali, e anche metaforiche: rovesciamenti di stereotipi, ad esempio. Come quello sull’Uomo Nero, che fa paura, sì, ma non per forza è un cattivo. Come la paura stessa, che non per forza è una cosa cattiva. Corvin è il figlio dell’Uomo Nero, proprio quell’Uomo Nero, lo spauracchio tradizionale. Ma Mr Moonro, così si chiama il papà di Corvin, è un gentiluomo, che fa il suo lavoro perché è il suo lavoro e non sa «fare altro», anche se non lo «diverte affatto». Ma è consapevole della necessità di avere «una grande paura, una paura che faccia sembrare tutte le altre insignificanti».

I veri cattivi sono altri, sono i Pungipolvere, coloro che vogliono uccidere l’Uomo Nero per eliminare la paura. E allora Dicembre e Corvin dovranno unire le forze per combatterli, e dalla loro parte starà anche un altro, misterioso personaggio, un membro reietto della famiglia, che a sua volta riserverà non poche sorprese. Questo romanzo si è aggiudicato quest’anno il Premio Strega Ragazze e Ragazzi come «miglior libro d’esordio».

Dan Yaccarino, Dopo la tempesta, Il Castoro (Da 4 anni)

In copertina, un papà con i tre figli e il cane, tutti abbracciati, in casa, guardano dalla finestra. Ma non è di uno zuccheroso idillio che racconta questa storia, perché non sempre è un idillio la vita familiare, non sempre si sta tutti abbracciati, d’amore e d’accordo. A volte stare insieme può essere «brutto», persino «terribile». Ci si può sentire «stufi di stare insieme», soprattutto quando si è costretti a farlo, come accade in questo intenso albo, scritto e illustrato dal pluripremiato autore italo-americano Dan Yaccarino, in cui una tempesta, che sembra interminabile, obbliga tutti a stare chiusi in casa. Il pensiero del lettore adulto va inevitabilmente al lockdown causato dalla pandemia, ma la bellezza di questa storia ha una valenza simbolica più ampia, che ci parla di tutti quei momenti in cui sembra davvero di essere «stufi di stare insieme», in cui non si trova «più niente di bello da dirsi», in cui si continua a litigare e «ognuno di noi voleva soltanto stare solo». Inoltre qui manca la figura materna, ed è un’assenza che saggiamente non viene spiegata nel libro, è pregressa, lo si intuisce e, come tutte le assenze che feriscono le famiglie, si può solo accettare. E andare avanti. Ma qui qualcosa si è incagliato, e la tempesta, quella esterna e quella interna alla casa, raggiunge il suo apice, ben espresso dai toni sempre più cupi dei colori e dalla rarefazione delle parole. Non si litiga neanche più, si vuole solo stare ognuno nella sua solitudine. Ma poi le parole tornano, a cominciare da quella più difficile, la parola «scusa», e poi torna piano piano – non subito – anche il sole. E si potrà uscire, di nuovo. Ma soprattutto si potrà stare insieme bene, di nuovo. Perché le difficoltà si superano solo se si resta uniti, provando a ripartire, a ricostruire. E dopo la tempesta c’è tanto lavoro da fare, là fuori. Ma anche dentro, nei cuori dei protagonisti, c’è tanto da ricostruire. E di questo ci parla questa commovente storia: di ricostruzione, da fare insieme, per ricominciare a stare bene, meglio di prima.