Guido Quarzo, L’Arancia, Illustrazioni di Cecco Mariniello, Edizioni Città Nuova, collana «I nuovi colori del mondo» (Da 5 anni)
Una storia rotonda... come un’arancia, ci dice la quarta di copertina di questo piccolo libro perfetto per le prime letture, in cui Quarzo e Mariniello trovano un’armonia felice tra parole e immagini per raccontarci la vicenda di quest’arancia, «l’arancia più bella del mondo», che passa di mano in mano e di intenzione in intenzione. La metteremo in cima al carretto, in bella mostra al mercato, dicono il vecchio Calò e il giovane Calì, senza accorgersi che l’arancia lungo la strada rotola giù. La porterò a mia moglie questa sera, dice un pecoraro, raccogliendola da terra. Ma l’arancia prenderà il volo, nel becco di Merlo Rubicchio, e la storia continuerà, ancora e ancora, con il ritmo iterativo e circolare di tante fiabe tradizionali, il cui patrimonio Guido Quarzo è da sempre bravissimo a rivisitare e riconfigurare con brio.
Un brio, e una vena umoristica affettuosa e calda, che Cecco Mariniello riprende da par suo nel raccontare i personaggi, in particolare i giovani soldati, i quali, al ricordo di tutte le cose buone che a casa si facevano con le arance, fuggono dalla guerra e dalla gloria. Bella da leggere ad alta voce, ascoltandone il ritmo sapiente, bella da leggere in autonomia, ammirandone le deliziose immagini.
Sophie Escabasse, Le streghe di Brooklyn, Il Castoro (Da 9 anni)
Un graphic novel carino e leggero per la fascia «middle age», della preadolescenza (9-12 anni grosso modo), su un tema certo non nuovo, quello della giovane protagonista che scopre di essere una strega e che, una volta raggiunta la consapevolezza dei suoi poteri, non si affida solo a quelli per aiutare gli altri e risolvere i problemi, ma prima e soprattutto usa la saggezza del suo cuore. Questo tema è tuttavia rinvigorito dalla freschezza con cui l’autrice, la francese (trasferita a Brooklyn, dov’è ambientata la storia) Sophie Escabasse, lo conduce. Una freschezza che non esclude uno sguardo profondo sull’adolescenza e il bisogno di scoprire sé stessi che quest’età comporta: la metafora dei propri superpoteri esprime il senso di saper cogliere la propria unicità e l’importanza di seguire i propri talenti.
Dopo aver perso la mamma, Effie viene affidata dai servizi sociali a due anziane ed eccentriche zie, a cui lei inizialmente si rapporta con un atteggiamento oppositivo e diffidente, carico di tutta la rabbia e il dolore che si porta dentro. Ma sarà proprio l’eccentricità di zia Selimene e zia Carlota, capaci di trovare modi empatici, sensibili e non scontati di rivolgersi a lei, che farà sciogliere il ghiaccio che Effie ha nel cuore, rendendola capace di ritrovare fiducia negli altri e nella vita. Del resto le due vecchie signore sono streghe guaritrici, e questa è anche una storia di guarigione.
Guarisce Effie, dalle sue ferite interiori, ma guariscono anche altri personaggi. Principalmente Tily Shoo, la popstar preferita di Effie, che si ritrova con il volto rossissimo per via di una crema sbagliata: chiederà aiuto alle anziane guaritrici, ma sarà soprattutto Effie a indicarle la via della guarigione, che porta a concentrarsi sul dono della musica, e non sull’apparire. Ma anche altri personaggi, grazie alla magia molto umana di queste streghe, imboccheranno senza più paura la loro strada: ad esempio Martin, il giovane assistente di Tily, che troverà il coraggio di inseguire i propri sogni. Ognuno può trovare un po’ di umana magia nella vita, sembrano suggerirci queste streghe di Brooklyn, se solo provasse ad ascoltare di più gli altri e sé stesso.