Viale dei ciliegi

/ 14.12.2020
di Letizia Bolzani

Sophie Anderson, La ragazza degli orsi, Rizzoli. Da 10 anni. 

Ad un’età metamorfica come l’adolescenza avrà molto da dire questo bel romanzo, che parla di una ragazza-orsa, non solo perché allevata prima da un’orsa e poi dagli umani, ma proprio perché in lei, in Yanka, resta per sempre impressa questa doppia matrice, umana e non umana. Sarà il suo corpo a subire le metamorfosi (ed è profondamente simbolico l’episodio delle zampe da orsa che Yanka, adolescente, si ritrova al posto delle gambe), ma il sentirsi ibrida è anche una questione interiore, che riguarda la ricerca del proprio posto nel mondo. Yanka era stata trovata, bambina, nella foresta, accanto alla tana di un’orsa, da una donna del villaggio, Mamochka, una saggia guaritrice erborista. Con lei Yanka crescerà serena, trascorrendo la vita al villaggio – con gli altri bambini, tra cui il suo grande amico Sasha – e rallegrandosi per le visite estemporanee del vecchio Anatoly. Anatoly arriva dal profondo della foresta, con la sua slitta trainata dai cani, «con il ghiaccio sulla barba e il chiaro di luna negli occhi» e, chinando la testa, varca la soglia di Mamochka. Trascorre la notte in casa, sorseggiando bevande calde al miele e biscotti speziati (sbiten e pryaniki, nominati con precisione, come altri cibi o oggetti, in questa storia così pregna di cultura slava) e soprattutto racconta delle storie. Sono fiabe anch’esse legate alla tradizione dell’universo mitologico slavo (con la Yaga, ad esempio, che accompagna le anime dei morti verso le stelle, e con la casa Yaga, che si sposta su zampe di gallina, già al centro del precedente romanzo – di grande successo – di Sophie Anderson, La casa che mi porta via).

Un giorno, però, il richiamo della foresta si farà per Yanka insopprimibile: le zampe da orsa che hanno sostituito le sue gambe di fanciulla non sono da «curare» in ospedale, ma da lasciar vivere dando libera forza a quell’altra sua natura, selvaggia e primigenia, fatta di sensazioni e linguaggi (non a caso il titolo originale è The Girl Who Speaks Bear) da animale non umano. Yanka tornerà nella foresta dalla vecchia orsa, sua prima madre adottiva, ma anche lì si sentirà non del tutto integrata, perché avvertirà, inesorabilmente, il richiamo opposto, quello del mondo umano. L’avventura si dipana tra realtà e magia (ma nella magia, come Yanka sa bene, c’è molta verità), tra azione e narrazione (tante storie punteggiano la trama principale) e con un branco (o mandria, dipende dal punto di vista) di compagni animali, umani e non: un lupo, un alce, una donnola, un gufo e una bambina. Per trovare (accettando l’aiuto degli altri e integrando le parti di sé più diverse) la propria identità, che è unica e luminosa, come quella di ogni creatura.

Stefano Bordiglioni, Voci dal mondo verde. Le piante si raccontano, Editoriale Scienza. Da 8 anni. 

Dare voce alle piante: è questo che fa Stefano Bordiglioni (in collaborazione con gli allievi della Bottega Finzioni, scuola di scrittura di Bologna) ed è un’operazione appropriata. Non solo perché, facendo parlare le varie piante in prima persona, si rende narrativa, e quindi più «calda», l’informazione scientifica; ma anche perché, ascoltando le piante raccontare la propria storia, le si avverte per quello che sono. E cioè esseri viventi, da rispettare. Il libro, di grande formato e impreziosito dalle illustrazioni di Irene Penazzi, sarà sicuramente una strenna in grado di interessare i giovani lettori, ai quali vengono forniti non solo dati e curiosità sui nostri parenti alberi (e davvero in ognuno c’è un universo da scoprire!), ma anche osservazioni vibranti di contenuti più emotivi: «Parliamoci chiaro: essere scelto per fare l’albero di Natale non è un grande onore» esordisce ad esempio l’abete rosso; o storici «Quando il primo Tirannosauro Rex ha cominciato a farsi vedere nei boschi, noi Cycas esistevamo già da milioni di anni»; o mitologici «Noi ulivi eravamo antichi già quando i greci, ai tempi degli dei immortali, ci dedicarono attenzione»; o evoluzionistici, sui vari adattamenti e spostamenti delle piante. Non manca una cartina del mondo, per orientarsi sulla provenienza delle varie piante, che nel volume vengono divise in dieci sezioni (ad esempio: «Campioni di altezza», «Tronchi extralarge», «Grandi foglie», ecc.) per dare ulteriore ritmo a queste potenti voci verdi.