Viale dei ciliegi

/ 05.12.2016
di Letizia Bolzani

Natasha Isella, Quattro cammini, pantofole e destini. Illustrazioni di Regina Kioko Ikeda Ferretti, Fontana edizioni. Da 6 anni

Sono proprio «cammini», questi quattro racconti della ticinese Natasha Isella, cammini alla ricerca di qualcosa di essenziale, che possa risolvere un problema e portare i rispettivi protagonisti a un livello maggiore di consapevolezza. Cammini alla ricerca di se stessi, insomma, com’è tipico delle fiabe. Ogni racconto è una piccola quête, un piccolo viaggio iniziatico, ma il tesoro che si cerca (e si trova) non è piccolo per nulla, perché riguarda l’amore, la riconciliazione, la fiducia nei sogni. 

Molto opportunamente gli altri due sostantivi del titolo portano l’uno verso una dimensione domestica e quotidiana, l’altro verso una dimensione alta e universale: pantofole e destini, appunto, perché si può parlare di dimensioni esistenziali profonde partendo da contesti umili, fatti ad esempio di pantofole, sacchi a pelo, o vecchietti che curano il giardino. Ispirandosi a temi classici del folktale (la ricerca dell’arcobaleno), della letteratura (il congedo dall’infanzia e il non credere più agli abitanti magici del proprio immaginario), della narrativa per ragazzi (la rodariana pianta delle pantofole; la rivalità tra fratelli), la Isella ci consegna quattro racconti originali e vivaci, che sicuramente coinvolgeranno i bambini nelle trepidazioni dei vari protagonisti.

Si comincia con il giovane falegname Gianni, tipico «pretendente sfavorito» della tradizione fiabistica, da sempre innamorato della principessa che invece sembra non avere occhi che per il vilain Riccardo, ricco e presuntuoso. Saranno la generosità e l’umiltà di Gianni a trionfare, come accade appunto nelle fiabe, dove (a differenza delle favole) la morale non è mai esplicitata, ma insita implicitamente nell’intreccio stesso. Il secondo racconto ci presenta invece una madre che soffre nel vedere l’ostilità frapporsi tra le sue due gemelle; il terzo ci presenta un ragazzino che non crede più alle fiabe; l’ultimo è la ricerca di un rimedio, intrapresa da tre fratelli, per guarire il padre.

Gli elementi fiabeschi sono numerosi, ma le situazioni in cui vengono calati sono spesso legate a dettagli spazio-temporali realistici. Anche il linguaggio, da formule arcaiche e stereotipate come «si maritò», «coronarono il loro sogno d’amore», si sposta sovente su uno stile più vicino al linguaggio colloquiale contemporaneo. Tratto comune ai quattro racconti è la presenza della magia, ma è una magia che non esclude il percorso personale dei protagonisti. Meritano una menzione anche le illustrazioni di Regina Kioko Ikeda Ferretti.

Serena Viola, Il filo emozionato, Gribaudo. Da 3 anni

Molto interessante questo libro, non tanto «da leggere», quanto da «far vivere» insieme, adulto e bambino. L’idea che lo anima è semplicissima e immediata, ma non è facile rendere l’idea da qui, con le parole di una recensione. Bisognerebbe vederlo. Comunque immaginatevi un libro di formato abbastanza grande, cartonato, in cui ogni doppia pagina è dedicata a un’emozione: a destra il nome di quell’emozione (paura, gioia, rabbia, speranza, sorpresa, disgusto...) e il suo suono (da fare rigorosamente ad alta voce, ruggito, mugugno, risata che sia); a sinistra alcune situazioni in cui è possibile che si provi quell’emozione (per la sorpresa, ad esempio: «un elefante che vola, la nonna in monopattino, un regalo bellissimo, è nato un uccellino»).

Ma la cosa più importante è il fatto che nella pagina di destra campeggia un volto a cui manca la bocca, perché la bocca sarà fatta dai lettori con un pezzettino di filo (fornito insieme al libro). Un filo da tirare su, da tirare giù, da mettere un po’ storto, da sistemare a forma di uovo, per dare un’espressione ad ogni faccia. Nella panoramica fin troppo ricca dei libri per la prima infanzia dedicati alle emozioni, questo, dell’artista Serena Viola, merita un posto di tutto rispetto: bella l’idea, misurati i piccoli testi, straordinarie le chiazze di colore a dare espressività persino ai capelli che sovrastano ogni volto.