Kimberlie Hamilton, Cani ribelli. Storie eroiche di amici fedeli, Nord-Sud Edizioni. Da 8 anni.
L’aggettivo «ribelli» ultimamente ha successo nei titoli, così dopo le fortunatissime bambine ribelli e molte altre creature ribelli, ecco i cani ribelli. Ma il tratto della ribellione, per i cani protagonisti di queste storie, non è proprio il primo che salta all’occhio. Fedeli, eroici, intelligenti, coraggiosi: questo sì. Questo sono i cani protagonisti delle storie raccolte nel libro, che consiglio a chi ha cani, ovviamente, ma anche a chi non ne ha. Innanzitutto perché i racconti sono brevi, avvincenti e scorrevoli, adatti sia alla lettura ad alta voce, sia a non intimidire quei giovani lettori, che magari sono più riluttanti a cimentarsi con un intero romanzo. Poi perché oltre alla dimensione narrativa, c’è anche quella divulgativa, in ambito scientifico, con tante curiosità sui cani, ma anche in ambito storico, in quanto i racconti, tutti rigorosamente veri, si situano sempre in contesti connotati storicamente. Ci sono ad esempio cani che si sono distinti nelle guerre, come Stubby, mascotte del 102mo reggimento di fanteria dell’esercito americano che combatteva in Francia nella Prima Guerra Mondiale, il quale avvertì i suoi «commilitoni» di un attacco di gas tossico e bloccò pure una spia nemica; o come Judy, nella Seconda Guerra Mondiale, che salvò molti soldati inglesi dall’annegamento, lasciando che si aggrappassero a lei mentre nuotava e trovò per loro una fonte d’acqua su un’isola.
Poi ci sono i cani soccorritori, che trassero fuori dalle macerie tante persone, sia in guerra, sia dopo gli attentati (come Trakr, eroe di Ground Zero, nel 2001) o dopo i terremoti (come la cagnolina giapponese Mari, nel 2005). Ci sono storie sorprendenti di cani guida, di cani antibomba al servizio negli aeroporti, di cani pionieri o avventurieri, e ci sono storie di cani legati a personaggi famosi, come Jofi, la scodinzolante assistente di Freud, che sapeva sempre quando la sessione di psicoanalisi volgeva al termine, e andava verso la porta per congedare il paziente.
Se invece vi sentite più «felini», c’è anche, della stessa autrice, il volume Gatti ribelli.
Anete Melece, Il chiosco, Jaca Book. Da 5 anni.
Ha vinto recentemente il premio Orbil (assegnato dalle librerie italiane indipendenti per ragazzi) questo albo illustrato dell’artista lettone Anete Melece. Prima di essere un libro, The Kiosk era già un cortometraggio (https://vimeo.com/258238541), tra l’altro realizzato in Svizzera, in co-produzione con la Radiotelevisione Svizzera e con la Hochschule Luzern Design & Kunst, dove la Melece ha studiato. Il libro non è una banale trasposizione dal film, ma un adattamento alla componente materica della pagina, in cui la pastosità opulenta dei colori si può espandere con energia.
Nel chiosco lavora Olga, vendendo giornali, snack, bibite, biglietti del lotto ai vari passanti, di cui conosce gusti e necessità. È gentile, ha una buona parola per tutti, l’unico problema è che lei nel chiosco non solo lavora, ma vive proprio, dal momento che la sua stazza (decisamente XL) non le permette più di uscirne. Di notte sogna mari lontani, lontani dallo smog della città, ma non può muoversi di lì. Fino a che un incidente inatteso ma provvidenziale le permetterà, se non di uscire dal chiosco, almeno di spostarsi sollevandolo come fosse un gigantesco vestitone e giungendo così, sulle sue gambe e con mille peripezie, fino all’agognato mare. Una storia surreale, certo, e tutt’altro che politically correct: il cibo spazzatura che ingurgita felicemente Olga, il suo essere comunque prigioniera di una sorta di gabbia-corazza, pur spostabile, come il chiosco, possono suscitare qualche perplessità, ma forse più nel lettore adulto, perché i bambini sapranno apprezzarne il lato vitale, e la capacità di trovare soluzioni giocose di fronte a una limitazione.
Bellissima è poi la doppia pagina conclusiva, una sorta di epilogo, dove troviamo ricomparire sulla spiaggia alcuni dei più affezionati clienti cittadini, tra i quali un simpatico signore con cagnolino, che a giudicare dallo sguardo felice che scambia con Olga ci lascia intuire un altrettanto felice prosieguo della vicenda...