Chiara Lossani-Michael Bardeggia, Dante, il mi’ babbo, Edizioni Arka. Da 7 anni.
Per raccontare un personaggio storico ai bambini si usano quasi sempre – con esiti, occorre dirlo, a volte interessanti ma altre stucchevoli – due espedienti narratologici: o lo si presenta nella sua infanzia (ci sono addirittura collane così configurate), oppure lo si fa narrare da un suo figlio. Non fa eccezione quindi la scelta di Chiara Lossani, di presentare Dante e la Commedia ai giovanissimi lettori attraverso la prospettiva di Antonia Alighieri, figlia di Dante e di Gemma Donati, identificata tradizionalmente con la monaca del monastero di Santo Stefano degli Ulivi a Ravenna – che aveva preso il nome di Suor Beatrice – a cui il Boccaccio nel 1350 portò dieci fiorini donati dai Capitani della Compagnia di Orsanmichele in Firenze.
Da questo episodio prende le mosse Chiara Lossani, inserendovi l’invenzione sui cui si sorregge la storia: con Giovanni Boccaccio c’è una bambina, Enrica, che ha bisogno di protezione perché il suo babbo è stato esiliato, proprio come un tempo lo fu il padre di Antonia. Enrica è triste, e Antonia prova ad accenderne lo sguardo narrandole il viaggio di Dante attraverso gli ambienti delle tre cantiche: dai mostri terribili dell’Inferno all’atmosfera estatica del Paradiso. Come ben si può intuire, non è un’impresa facile raccontare ai bambini la Divina Commedia: sia per la complessità del contenuto (le conoscenze storiche e filosofiche necessarie, ma anche il tema dell’Inferno e delle colpe da scontare, se non adeguatamente contestualizzato, è materia molto delicata da trattare con i più piccoli), sia per la complessità linguistica, che si rischia di appiattire. Va riconosciuto all’autrice, tuttavia, lo sforzo evidente di non banalizzare e di scegliere due buoni percorsi narrativi tenendoli compresenti: quello che ripercorre per sommi capi la vita di Dante e quello che fa risuonare i versi di alcuni canti, provando a collocarli nel loro quadro d’insieme. Un albo di 64 pagine, con 4 pagine che si aprono raddoppiandosi, dando ancora più spazio alle illustrazioni oniriche di Michael Bardeggia, un contributo dell’editoria per l’infanzia alle celebrazioni del settecentenario, da proporre però a ragazzini non troppo piccoli.
Charlotte Grossetête - Hervé Le Goff, Pasqua nell’allegra fattoria, Jaca Book. Da 3 anni.
Un coniglietto di cioccolato che rischia di sciogliersi, in giardino, se i bambini non si sbrigano a trovarlo; una «caccia» all’uovo in fattoria, dove il più bel tesoro trovato sono dei pulcini veri appena nati, ma naturalmente la signora chioccia può stare tranquilla, i bambini non li metteranno nel loro cestino! E la terza storia, la più carina perché vivificata dall’animismo proprio dei bambini, per il quale le forchette, i piatti, i tovaglioli sono, appunto, animati, e parlano, racconta di un albero di Pasqua. Decorato con le uova, è proprio al centro della tavola allestita per il pranzo di Pasqua. «Le uova nascono sugli alberi?» chiede un cucchiaino. La risposta arriva dal cucchiaio grande, che spiega da dove vengono le uova e chi le ha poi decorate, e perché. Segue una discussione tra le stoviglie su quale sia l’uovo più bello, e c’è anche un piccolo trambusto perché a due uova si sta slacciando il nastrino e rischiano di cadere... Storie semplicissime, da leggere ad alta voce e magari da continuare o variare.
Jaca Book ha altri due titoli «pasquali» per i più piccini: Friederike Rave, Salviamo la Pasqua! e Bruna Hächler-Friederike Rave, L’allegra officina delle uova di pasqua.