Il violinista armeno Sergey Khachatryan

Come partecipare
«Azione» offre alcuni biglietti per il concerto dell’8 novembre al LAC di Lugano (ore 20.30). Dirigerà il concerto Vealntin Uryupin; al violino si esibirà Sergey Khachatryan. Per partecipare all’estrazione vogliate seguire le istruzioni indicate sulla pagina web www.azione.ch/concorsi


Viaggio verso nord con tappa ucraina

In palio biglietti per il concerto che l’OSI terrà l’8 novembre al LAC
/ 29.10.2018
di Enrico Parola

La storia musicale è quasi sempre storia di musicisti, talvolta un intrecciarsi, armonico o conflittuale di storie di compositori ed esecutori. Sibelius compose un unico Concerto solistico, dedicandolo al violino. Era lo strumento studiato fino ai vent’anni, età in cui non aveva ancora rinunciato alla carriera di esecutore; continuò ad amarlo anche quando si dedicò totalmente alla composizione e così nel 1903 terminò il Concerto op. 47 che apre il programma proposto dall’Orchestra della Svizzera italiana l’8 novembre. Solista sarà Sergey Khachatryan, virtuoso armeno che proprio nel concorso di Helsinki intitolato a Sibelius rivelò appena quindicenne (era il 2000) il suo talento. L’opera permetterà di mostrarlo ampiamente, richiedendo al violinista una tecnica mirabolante. Sibelius inizialmente aveva pensato come esecutore a Willy Burmester, ma era impegnato in una tournée europea e la scelta cadde su un insegnante di conservatorio, Victor Novàcek.

La «prima» (8 febbraio 1904) fu un fiasco clamoroso: Novàcek non era assolutamente all’altezza delle immense difficoltà di cui il Concerto era disseminato e la sua prova causò anche il giudizio negativo sulla musica in sé. Sibelius rimise mano alla partitura, semplificando la parte solistica (che pur rimase di una difficoltà tecnica assai elevata) e rivedendo la struttura del primo movimento; in questa forma il Concerto venne presentato a Berlino nell’ottobre 1905, con Karel Halir al violino e sul podio niente meno che Richard Strauss, sommo autore di poemi sinfonici e gigante della direzione. Fu un successo, anche se Burmester, offeso per non essere stato scelto, si rifiutò sempre di eseguirlo.

Poco male, perché poi tutti i più grandi virtuosi si sono cimentati in questa pagina dalla forma abbastanza tradizionale, ma nella sostanza musicale ricca di atmosfere e fragranze nordiche. Lo si ascolta fin dall’incipit, un nebuloso mormorio di violini con sordina sul quale il solista intona una melodia malinconica ed estrosamente rapsodica; ugualmente l’Adagio centrale si apre con un sospiro dell’orchestra che introduce il canto del violino, mesto e intensamente lirico. Il finale è una danza martellante e selvaggia dove il solista è chiamato ad esibire focosamente tutto il proprio repertorio tecnico.

Nella seconda parte Valentin Uryupin dirigerà la seconda sinfonia di Ciajkovskij, detta Piccola Russia in quanto impregnata di folklore russo, con la continua citazione di canzoni popolari ucraine da cui il compositore ricava quei colori tipici che ne resero popolare e amato lo stile. Nel primo movimento il corno intona in quel modo solenne e triste tanto caro ai russi Lungo la Madre Volga, che poi sfocia in un Allegro caratterizzato dai passaggi, anche qui tipicamente ciajkovskiani, degli archi all’unisono; nell’Andantino echeggia la marcia nuziale Fila, o mia filatrice, mentre dopo i ritmi spumeggianti dello Scherzo è La gru a dare il tema, ampio e appassionato, al Finale.