Anche il Teatro Sociale di Bellinzona riesce a dare un suo valido contributo per una resistenza costruttiva in un periodo di digiuno culturale forzato. Nel rispetto dei limiti di spettatori consentiti in sala, con Zona 30 ha messo in campo una programmazione su misura, fra musica e parola, liberando la platea dalle poltroncine per sistemare alcune sedie e occupare pochi preziosi palchetti. Un ambiente surreale ma intimo e affascinante, ideale per assistere alla proposta dell’attrice Cristina Zamboni accompagnata dal violoncello di Nickolay Shugaev con In viaggio con Ella Maillart e Annemarie Schwarzenbach, una lettura scenica fra le note di Bach, Thorvaldsdottir, Dutilleux e Kerem.
Un reading creato per ripercorrere l’avventura e il ricordo della personalità di due donne profondamente diverse, unite dalla scoperta di luoghi, umanità e spiritualità. Il racconto si snoda sul viaggio intrapreso nel 1939 da Ella Maillart, scrittrice, fotografa e audace vagabonda ginevrina in compagnia di Annemarie Schwarzenbach, androgina e omosessuale scrittrice zurighese alle prese con il tentativo di liberarsi dalla dipendenza dalla morfina e da un amore tormentato.
È un viaggio attraverso la Turchia e l’Afghanistan, incredibile e temerario per quell’epoca, ancora carica di barriere e pregiudizi nei confronti delle donne. Trebisonda, Teheran, Herat, le pagine scelte scorrono lungo una lettura puntuale, avvolta dal garbato e elegante pudore espressivo tipico nella voce della Zamboni, talvolta sovrastata dalle note dell’efficace, ottimo e forse troppo esuberante violoncellismo di Shugaev nelle fasi iniziali, poi ritrovato nel giusto equilibrio sonoro. Le descrizioni si susseguono immerse nella rispettosa atmosfera di sorpresa occidentale delle due donne verso paesaggi, sensazioni, luoghi e incontri che oggi potrebbero accompagnare certi sguardi catturati dall’obiettivo di Steve McCurry.
Un viaggio tutto sommato pericoloso, oltre i limiti segnati dalle frontiere per lasciarsi alle spalle un’Europa estremamente agitata a un passo dal conflitto e con il desiderio, soprattutto della Maillart, di conquistare la dimensione spirituale di un’esistenza troppo concentrata sull’apparenza e sull’individualismo. L’incontro con quella narrazione è stata anche l’occasione per restituire attualità non solo all’intrepida esperienza, ma per riscoprire l’eccezionale personalità della ginevrina, una donna che nella vita ha attraversato i mondi dell’avventura, della scrittura, della fotografia e dello sport, fino a diventare testimone di un’intensa introspezione. La vita interiore, ha scritto, colora e condiziona la vita esteriore: è più vicina a noi e a una realtà più essenziale.

L'iniziativa Zona 30 è stata voluta dal Teatro Sociale per fare fronte alla crisi (teatrosociale.ch)
Viaggio alla ricerca della spiritualità
Nel programma «Zona 30», voluto dal Teatro Socialein risposta alla crisi, anche una lettura scenica di Cristina Zamboni
/ 30.11.2020
di Giorgio Thoeni
di Giorgio Thoeni