Un’avventura spirituale

Uno splendido e insolito film colombiano
/ 07.11.2016
di Fabio Fumagalli

*** El abraço de la serpiente, di Ciro Guerra, con Nilbio Torres, Antonio Bolivar, Jan Bijvoet (Colombia 2015)

Una foresta a perdita d’occhio, il fiume immobile, un uomo seminudo, accovacciato sulla riva, confuso nel fogliame; il tutto immerso in un bianco e nero dalla densità viscerale. Karamakate è l’ultimo sopravvissuto di una tribù sterminata dall’esercito colombiano: uno sciamano nel profondo dell’Amazzonia che guiderà, a 30 anni di distanza, due esploratori occidentali. Entrambi gli scienziati sono alla ricerca di una rarissima pianta della gomma, un fiore mitico, curativo e allucinogeno della yakruna. All’interno dell’ipnotico labirinto naturale, messi a confronto in quello spazio temporale, gli itinerari dell’etnologo tedesco Koch-Grünberg nel 1909 e del botanico americano Richard Evans Schultes nel 1940 finiranno per confondersi. Rimarrà inalterato soltanto il desiderio di Karamakate di ritrovare la propria gente; non più un’identità, scomparsa com’è nella sua solitudine di «chullachaqui», l’individuo svuotato della propria anima.

Il terzo film di Ciro Guerra è un viaggio ai confini della follia, dello stesso universo magico, esaltante ma infine perverso che aveva permesso a Werner Herzog di girare opere come Aguirre e Fitzcarraldo, o a Malick Il nuovo mondo. Ma lo sguardo di un regista dell’America latina, con un indiano per la prima volta protagonista in tutta la sua dignità, sembra far vivere dall’interno parte dei misteri inesplicabili. Senza mai cadere nell’esotismo, senza il peso delle colpe del colonialismo alle spalle; con un’autenticità che ricorda quella del filippino Lav Diaz consacrato a Locarno, o del portoghese Miguel Gomes di Tabou.

Immersione concreta nelle cadenze dell’avventura, documento etnografico e meandro metafisico, rappresentazione sontuosa, il lungo abbraccio di quel duplice viaggio lungo il fiume della conoscenza è pure riflessione razionale e poetica su problematiche che ancora ci occupano. Fra una sapienza che definiamo scientifica e il patrimonio ancestrale di un ordine naturale.

 

Altri film nelle sale:

*** I, Daniel Blake, di Ken Loach
*** Neruda, di Pablo Larrain