Fuori di metafora, non si può dire che sia stata proprio come una ventata d’aria fresca, se consideriamo certi spazi ridotti e l’onnipresente mascherina, ma almeno siamo tornati a teatro e, questo sì, è stato come respirare dopo una forzata apnea. Un primo timoroso passo verso una normalità controllata che, salvo ulteriori sorprese, può permettere di assistere a qualche modesto ma coraggioso allestimento regionale. Come quello della compagnia Teatro Thalìa che ha portato al debutto In alto mare, un atto unico del drammaturgo polacco Slamovir Mrozek (1930-2013) visto recentemente al Teatro Cambusa nello Spazio Elle di Locarno. Il testo fa parte di una trilogia e, sebbene scritto negli anni 60, in un certo senso, rispecchia alcuni temi che ritroviamo anche in questo periodo: la malattia, l’isolamento, il potere fra la dittatura e la democrazia, l’egoismo, la condivisione.
Il soggetto di In alto mare richiama alla lontana anche il mito romantico del naufragio (dalla ballata di Coleridge alla zattera della Medusa di Géricault) dove vediamo tre personaggi su una zattera in balìa del mare. Senza viveri, i malcapitati devono decidere chi di loro dovrà sacrificarsi per sfamare i suoi compagni. Prende così avvio, in un impianto estremamente semplice ma raffinato, una sorta di farsa democratica fra imbrogli e stratagemmi attorno alla fatale decisione antropofaga che, sebbene in un contesto molto particolare, mette in luce i temi cari alla vena ironica e satirico-sociale di Mrozek sui temi della libertà e dell’alienazione.
La regista cilena Pilar Koller, punta su una recitazione ironica, satirica, al limite di una parodia messa a nudo anche grazie a una scenografia minimalista (Alessandro Di Blasi), semplice e ingegnosa come per l’idea di rappresentare il mare che circonda la zattera con una grande striscia di plastica agitata da un ventilatore sotto la quale un messaggero nuota a pancia in giù su uno skateboard per attraversarla… gustosa trovata.
Con qualche essenziale effetto di luce ma, soprattutto, con il divertimento dei giovani attori sulla zattera che porta il pubblico ad apprezzare il contrasto tra i personaggi in un allestimento povero ma al contempo ricco di talento per la personalità ferma e altezzosa di Simone Ganser, la leggiadra figura di Camila Koller, l’esotica efficacia di Polina Tallone con uno spassoso Ettore Chiummo (messaggero e rumorista).