Dove e quando

ADI Design Museum, Piazza Compasso d’oro, Milano. Ma-do 10.30-20.00. www.adidesignmuseum.org

ADI Design Museum, Dal cucchiaio alla città (© Martina Bonetti)
Entrata dell'ADI Design Museum (

Una storia italiana

Inaugurato nel 2021 e tra i più grandi d’Europa, l’ADI Design Museum racconta la storia del design italiano nei suoi tanti risvolti
/ 12.09.2022
di Ada Cattaneo

Arrivo all’ADI, il museo che ospita la collezione storica del Compasso d’Oro passando dalla zona di via Paolo Sarpi a Milano. Qualcuno la chiama la Chinatown lombarda: lo trovo un soprannome riduttivo. Oggi è una delle aree più interessanti della città, che con la realizzazione della nuova linea metropolitana si è ulteriormente vivacizzata. Una serie di istituzioni culturali ha scelto di stabilirsi proprio qui. La prima a svilupparsi è stata la Fabbrica del Vapore, grande zona post industriale, originariamente dedicata alla realizzazione di materiale per ferrovie e tramvie, e oggi luogo per l’arte, la musica, il teatro, che aggrega gruppi e soggetti di varia natura. Poco distante sorge il grande edificio della Fondazione Feltrinelli, disegnato dagli architetti svizzeri Herzog & de Meuron e inaugurato nel 2016.

Ma è un altro lo spazio che oggi mi interessa visitare. Entro da quello che sembra il cancello di un magazzino in disuso: in effetti, negli anni Trenta, era l’ingresso di un deposito dei tram, poi trasformato in centrale di distribuzione dell’energia elettrica. Solo dopo capisco di essere entrata dall’ingresso secondario di ciò che cercavo: l’ADI Design Museum o più comunemente noto come museo del Compasso d’oro. Mi trovo allora in un grande ambiente – circa 5000 mq – e subito mi si presenta inaspettata di fronte la grande collezione permanente dell’istituto. Un gentilissimo ragazzo all’accoglienza mi spiega come raggiungere l’ingresso principale e illustra le varie sezioni dell’allestimento: una mostra temporanea (attualmente dedicata al rapporto fra la Olivetti e il disegno industriale); la presentazione dei vincitori di quest’anno del premio Compasso d’oro; ma soprattutto la serie completa, divisa per anno, degli oggetti che sono stati insigniti di questo riconoscimento a partire dalla sua prima edizione, nel 1954.

Il Premio Compasso d’oro nasce da un’idea di Gio Ponti: inizialmente è concepito per La Rinascente, che allora era qualcosa di più di un grande magazzino. Aveva ricevuto quel suo nome all’insegna del progresso da Gabriele d’Annunzio nel 1917. Come era già avvenuto prima in molti altri paesi, rappresentò un vero motore di rinnovamento dei consumi. A Parigi, qualche tempo prima, lo stesso ruolo era stato ricoperto da Au bon marché, dai magazzini Printemps e dalle Galeries Lafayette. A Londra, invece, fu il caso di Harrods e Liberty, nati come punti vendita di merci importate dall’Oriente, fondamentale nel sostenere lo sviluppo dell’Art Nouveau, che talora viene definita proprio Stile Liberty dal nome dell’emporio inglese. Non solo in questi negozi si vendono oggetti di buona qualità, adatti alle nuove classi sociali, ma si sviluppa un dialogo reciprocamente proficuo con i grandi nomi della creatività, che si tratti di moda oppure di design.

A Milano Gio Ponti negli anni Venti lancia per Rinascente la sua linea Domus Nova, che ambiva a «fornire a prezzi modesti mobili di forme semplici ma di ottimo gusto e studiati nei particolari, sì da riuscire dotati di tutte le più moderne qualità pratiche e di perfetta esecuzione» per la nuova borghesia. Sarebbe stata una serie seminale per la stagione d’oro del design italiano e nel secondo dopoguerra avrebbero fatto seguito a essa numerosi altri prodotti, anche grazie al nuovo Ufficio studi della compagnia, da cui passarono progettisti come Franco Albini, Marco Zanuso, Bruno Munari, Tomas Maldonado. Il premio Compasso d’oro doveva quindi incentivare un disegno industriale di qualità, riconoscendo i progetti più validi. Nella prima edizione fu premiata, fra gli altri oggetti, la celebre Lettera 22, macchina da scrivere leggera e portatile di Olivetti, che già poneva le premesse dell’home office.

La Rinascente si occupò delle prime quattro edizioni del concorso. Per garantire maggiore imparzialità questo fu poi ceduto all’ADI, Associazione per il disegno industriale, nata per iniziativa di nove autori (fra cui Gardella, Magistretti, Munari, Steiner), due aziende (Kartell e Officine Meccaniche Pellizzari) e un critico (Gillo Dorfles). Da allora il premio viene assegnato ogni due anni: ripercorrere chi lo ha ricevuto significa anche seguire l’evoluzione del design degli ultimi settant’anni.

Fino al 2014 l’ambito è limitato ai prodotti italiani, ma in seguito viene aperto al contesto internazionale. Da quando la collezione storica dell’ADI è stata dichiarata di «eccezionale interesse storico e artistico» dal Ministero dei beni culturali, nasce l’idea di dare a essa una collocazione permanente e soprattutto che ne permetta la fruizione da parte del pubblico. Si inaugura così nel maggio 2021 lo spazio milanese che, tramite progetti, prototipi e prodotti finiti, ripercorre una storia di grande interesse che non sempre trova una consona attenzione da parte delle istituzioni museali. Non è infatti un’operazione scontata soffermarsi ad apprezzare il valore estetico degli oggetti d’uso quotidiano. Eppure l’esposizione dei progetti permette di ripercorrere il lungo studio che rende una sedia più armoniosa di un’altra e una lampada tanto più piacevole da avere sul comodino, piuttosto che una sua analoga malamente progettata. Milano, d’altronde, è una città profondamente legata al design e qui un’istituzione storica – il Museo della Triennale – da sempre dedica la sua missione alla divulgazione di questa disciplina. Ma una visita al museo del Compasso d’oro è certamente consigliata a chi volesse provare a rileggere sotto una nuova luce gli oggetti che ci circondano. Dalla collezione permanente emerge, soprattutto nei primi anni del concorso, una storia del consumo che passa dalle scrivanie dei più importanti designer: dal televisore (Marco Zanuso per Brion Vega) allo spillatore per birra (Fratelli Castiglioni per Birra Splügen»), dall’addizionatrice (antenata della calcolatrice, progettata da Sottsass per Olivetti) alle sedie scolastiche impilabili (di Luigi Caccia Dominioni). Oggetti silenziosi che abitano le nostre giornate da sempre.