Un libro per evadere dalla calura estiva inseguendo sogni e miti, cercando l’avventura e le emozioni attraverso le sottigliezze di una penna ricca d’immaginazione come quella di Susan Stokes-Chapman che con Pandora, ha debuttato qualche mese fa sulla scena letteraria inglese, imponendosi con questo romanzo storico che ha avuto un ottimo successo, tanto da dominare a lungo le classifiche e venire pubblicato in mezzo mondo, e in Italia da Neri Pozza (nell’immagine un dettaglio di copertina).
Al centro della trama, nella Londra georgiana del 1799, c’è Dora, bella ragazza ventenne, il cui vero nome è Pandora come la protagonista dell’omonima leggenda, perché per i suoi genitori, Elijah ed Helen Blake, archeologi e antiquari famosi, quella favola antica nascondeva una parte di verità anzi, secondo loro era una sorta di puzzle che se risolto li avrebbe portati al nascondiglio del vaso più celebre e temuto dell’antichità e quindi alla più grande scoperta della loro esistenza. Ed è così che in questa ricerca, a cui dedicavano con passione la maggior parte del loro tempo, finirono col sacrificare la vita durante una campagna di scavi in Grecia, quando Dora era ancora molto piccola. Fu, dissero i giornali dell’epoca, un imprevedibile incidente che però sollevò grande sorpresa e molti sospetti nei circoli degli antiquari londinesi, dove si sussurrava di mani assassine, ma anche di oscure maledizioni legate al mitico vaso. Un libro che è un giallo-archeologico basato su molti fatti storici realmente accaduti, ma anche un romanzo di formazione e una storia familiare ambientata con molta attenzione ai particolari nella società inglese del XVIII secolo, come ci ha raccontato Susan Stokes-Chapman in una recente intervista telefonica: «È stato un azzardo calcolato l’idea di mescolare il mito greco di Pandora con la Londra di fine settecento perché, se da un lato non ero sicura di avere l’abilità e le conoscenze per ambientare un intero romanzo nell’antica Grecia, dall’altra ho sempre avuto la passione per l’Inghilterra dell’era Georgiana, quella di Orgoglio e pregiudizio per intenderci, dove l’antica Grecia era di gran moda. Basti pensare al design dell’epoca, o all’architettura dove le colonne doriche erano il motivo dominante delle ville e degli edifici importanti di Londra, mentre nella gioielleria imperava la filigrana intrecciata con pietre preziose ed era in gran voga presso la nobiltà e la buona società colta dell’epoca, collezionare cammei, anche questi nel disegno di origini greche e romane, nonché antichi vasi greci. Perciò molti dei personaggi chiave del romanzo sono antiquari, archeologi, avidi collezionisti realmente esistiti e famosi come la stessa Lady Hamilton ed erano grandi viaggiatori e ricchi amanti di antichità, alcuni di loro anche solo per essere alla moda e sfoggiarli nel proprio rinomato salotto. Ovviamente nel romanzo verità e finzione s’intrecciano, ad esempio la tuta e lo scafandro da palombaro che io descrivo nell’episodio del prologo, esistevano già dal 1790, anche se non erano così diffusi. Tuttavia nella trama ho salvaguardato la veridicità di molti degli eventi che racconto limitandomi a ricamarci attorno».
Il libro, oltre ad essere un’accurata descrizione della nobiltà londinese, dei loro passatempi e del loro modo di vivere in epoca georgiana, riesce anche a fare un colorito quadro della vita della capitale a quel tempo ricostruita dall’autrice attraverso le cronache e le mappe della città del XVIII secolo, o i libri di vari storici come Dan Cruickshank e Lucy Worsley, raccontando con efficacia i problemi dei suoi abitanti: da quelli che affliggevano la borghesia emergente, alle difficoltà dei meno abbienti alle prese con la miseria, le insufficienti condizioni igieniche e le malattie. Ma il risvolto più curioso e divertente riguarda le donne e la condizione femminile che ci appare subito molto moderna e pragmatica a quell’epoca, come ci conferma Susan Stokes-Chapman: «In epoca Giorgiana della pruderie vittoriana non c’era più neppure il ricordo, il sesso per le donne dell’epoca era considerato quasi una moneta di scambio e benché la mia protagonista, Dora, non sia di estrazione elevata, diciamo che ha “respirato” quella libertà di idee e di costumi caratteristica della Londra dell’era georgiana e che è al centro di diversi famosi pamphlet molto diffusi all’epoca, che immortalavano il comportamento indipendente delle donne della capitale».
E Pandora è un romanzo che parla molto di donne, con l’intento di dare a ogni personaggio femminile una ribalta in cui mettersi in luce con pregi e difetti perché, come ci racconta l’autrice, persino nei miti greci le donne sono state sempre relegate in ruoli di secondo piano, o addirittura sono loro le «cattive», o le «sciocche» che causano le disgrazie della storia, come succede con Pandora che per curiosità aprì il vaso sacro affidatole, liberando tutti i mali del mondo, mentre solo la speranza restava sul fondo. Pandora è un’affascinante digressione storica, un romanzo dalle molte attrattive che s’inserisce di diritto nella moderna narrativa inglese, come ci conferma Susan Stokes-Chapman: «Mi piacciono i romanzi di Sarah Perry e di altre scrittrici contemporanee che lavorano sul romanzo storico, ma amo Jane Austen e Charlotte Brontë, il cui Jane Eyre resta uno dei miei libri preferiti. Perciò non resisto al fascino del romanzo gotico ottocentesco». I lettori sono avvertiti.