Nasce poeta, Plinio Martini. Pochi lo sanno e ora, nel centenario della sua nascita, fresca di stampa, edita da Caracol Verlag, viene alla luce la più ampia scelta della produzione poetica dello scrittore di Cavergno, autore dei romanzi che più lo hanno reso celebre, Il Fondo del sacco (1970) e Requiem per zia Domenica (1976).
Artefice dell’impresa editoriale, Christoph Ferber, tra i massimi traduttori di poesia, che ha restituito nella lingua di Goethe cinquanta componimenti di Martini in un prezioso volume, il cui titolo compendia un verso dello scrittore tratto da Meriggio: E in ogni crepa dorme una lucertola (Und in jeder Ritze schläft eine Eidechse). Titolo che ha il pregio di offrire al lettore, affiancati, i testi nella versione originaria italiana e in quella di approdo. Sin dal titolo del volume, suono e senso sembrano riflettere l’itinerario intellettuale e letterario di Plinio Martini, per sempre strenuo difensore delle ragioni vitali del suo paese e della sua valle, negli anni Cinquanta e Sessanta, periodo in cui la civiltà rurale ha subìto il più forte urto della modernità, provocando inesorabili mutamenti sociali e territoriali. Un contesto che ha caratterizzato il forte impegno civile dello scrittore, scomparso a soli 56 anni nel 1979 (i maggiori testi giornalistici sono stati raccolti da Ilario Domenighetti in Nessuno ha pregato per noi – Interventi pubblici 1957-1977, Armando Dadò Editore, 1999).
Dichiara Ferber, da noi raggiunto a Ragusa dove risiede: «Due anni fa ho saputo che nel 2023 si sarebbe festeggiato il centenario di Plinio Martini e così mi sono mosso per tempo mettendomi in contatto con il figlio, Alessandro, il quale mi ha inviato tutte le sue circa 120 poesie, molte delle quali inedite. Di queste ne ho scelte e tradotte una cinquantina, che nel volume ho suddiviso in quattro tempi, i primi due dei quali conservano i titoli delle uniche raccolte pubblicate dallo scrittore, Paese così (1951) e Diario forse d’amore (1953)».
Quali peculiarità poetiche si possono evidenziare in Plinio Martini? «La sua prima raccolta è moderna, risuonano Montale, Ungaretti, Cardarelli e vi sono versi liberi davvero originali. Ma Martini è impressionato molto anche dal primo Giorgio Orelli di Né bianco né viola. Personalmente mi piacciono molto le poesie del secondo libro, in endecasillabi. E molto buone sono le produzioni della sua raccolta rimasta inedita, Ed eri in mezzo a noi. Devo dire che all’inizio del lavoro ero un po’ scettico, mi sembravano poesie tradizionali, ma traducendole ho capito che valgono. Non sapevo neppure che Plinio Martini avesse scritto poesie».
Una sorpresa per molti, insomma. Il volume trova poi il suo cerchio nella circostanziata analisi dell’ampio corpus poetico nella postfazione a firma di Alessandro Martini che ripercorre e distingue le stagioni liriche del poeta e colloca con precisione la sua produzione prosastica, annotando fra l’altro come nella prima poesia emerga «l’aspetto elegiaco, ossia una poesia improntata a un tono meditativo e malinconico di compianto» e che «ha nutrito la prosa matura. Chi apprezza la prosa vorrebbe conoscere anche la poesia, oggi non più disponibile, neppure antologicamente».
La postfazione considera infine il traguardo al quale l’autore de Il fondo del sacco mirava: «La «pulizia» di Leopardi, il poeta che «con irripetibile accento/seppe dire notte e vento» è la meta che il maestro di Cavergno ha sempre tenuta presente e che verso la fine del suo percorso ha meglio avvicinata».
L’omaggio al poeta e romanziere nel centenario della nascita si manifesta con tante iniziative. L’8 e il 9 settembre ci sarà un convegno di studio alla Biblioteca cantonale di Locarno dal titolo Plinio Martini a cento anni dalla nascita. Per il calendario completo degli eventi: www.pliniomartini.ch
Archivio di famiglia Plinio Martini