Una finestra sul Mendrisiotto

«L’Informatore» ha pubblicato una raccolta di ritratti curati da Guido Codoni
/ 15.05.2017
di Roberto Porta

Una fotografia scattata dall’interno della masseria di Vigino, a Castel San Pietro. Oggi abbandonata e completamente in rovina, quella fattoria rappresenta uno dei simboli del Mendrisiotto contadino di un tempo. Un telo di plastica squarciato che ricopre una delle finestre andate in frantumi di quell’edificio. Oltre lo squarcio si intravvede un albero e poco più lontano uno scorcio dell’orizzonte momò. 

È l’immagine di copertina del volume Testimonianze, scritto da Guido Codoni e pubblicato sul finire dell’anno scorso dalle edizioni de «L’Informatore», lo storico settimanale di Mendrisio. «Scattata da Giovanni Lui-soni, quell’immagine della fattoria di Vigino ci parla del passato, ma di un passato che attraverso quella finestra guarda al presente e al futuro», ci dice Guido Codoni. Ed è questo in filigrana il messaggio e il senso del suo libro: riavvolgere il filo della storia per capire meglio chi eravamo e chi siamo. E per affrontare le sfide del futuro ricchi di quella storia. Una storia che Codoni racconta attraverso una lunga serie di testimonianze, di interviste e di ritratti già apparsi tra il 2006 e il 2015 su «L’Informatore». «Mi è sempre piaciuto frugare nelle pieghe della storia – afferma Codoni, che non per nulla è un ex docente di storia, oggi in pensione – mi piace andare alla ricerca di personaggi e di luoghi che mi ricordano la mia gioventù, trascorsa a Chiasso, o che mi riportano a Stabio, dove vivo, o in altri angoli del Mendrisiotto. Sono andato per esempio a pescare personaggi che reputo interessanti come Luigi Luisoni, che fu il primo corridore professionista del ciclismo ticinese. Corse negli anni a cavallo tra le due guerre mondiali del secolo scorso, disputò diversi giri d’Italia, di Francia e di Svizzera. Fu a suo modo un personaggio. Trovo che sia importante non perdere queste testimonianze». 

Racconti raccolti non sempre attraverso i diretti protagonisti, ormai scomparsi, ma anche grazie ai ricordi di famigliari o di amici. Per parlare e ricordare il ruolo di diverse personalità – e personaggi – del Mendrisiotto ma anche per tornare in alcuni luoghi che hanno fatto la storia e segnato il territorio del distretto, come ad esempio il Mulino del Ghitello, la Filanda di Mendrisio o l’azienda agricola di Mezzana. C’è spazio anche per le società e gli enti, su tutti spiccano le processioni storiche di Mendrisio, e per un capitolo dedicato ad alcuni politici del distretto momò. «Personalmente ho notato che con il passare degli anni riaffiorano parecchi ricordi – fa notare Guido Codoni – Il mondo oggi corre velocemente e si ha quasi il bisogno di tornare a vivere ciò che si era sperimentato da giovani, di tornare sui luoghi della propria vita e di incontrare chi ha segnato la realtà della regione in cui vivo. È una sorta di frenata, per proporre qualcosa del passato, con l’intento di poter essere utile». 

Il volume propone anche una ricca serie di fotografie, tutte in bianco e nero. Immagini di famiglia, ritrovate in album forse impolverati ma preziosi, perché in quegli scatti ci sono ricordi di vite intere e perché in quei tempi le fotografie erano rare. I «selfies» di oggi rendono ogni immagine quasi un «usa e getta», via una ce n’è subito un’altra. «Non sempre è stato facile ottenere queste fotografie – ci confida infatti l’autore del libro – perché per molti si tratta di veri e propri tesori di famiglia». Ne risulta un libro che è anche una sorta di album fotografico del Mendrisiotto di un tempo, per raccontarci le vicende, ad esempio, di Villa Argentina a Mendrisio, costruita sul finire del 1800 dalla famiglia Bernasconi, che aveva fatto fortuna proprio in Argentina e che a Mendrisio aprì anche la prima scuola dell’infanzia del Borgo. O di un’altra villa oggi abbattuta, chiamata Buenos Aires, e costruita a Castel San Pietro nel 1885 dall’architetto Luigi Fontana, anche lui emigrato, non in America Latina ma alla corte degli Zar di San Pietroburgo.

Ci sono poi i ritratti, le interviste e le fotografie di personalità come Angelo Frigerio, «ul sciur maestru» o come Edmondo Cereghetti, classe 1935, anch’egli docente per quasi 40 anni in Valle di Muggio. O di sportivi come Ferdinando «Puci» Riva. «Le emozioni sportive che lui, il mitico Puci, mi ha fatto provare al Comacini non le ho mai più provate. Il Comacini!», scrive Guido Codoni nel capitolo dedicato al grande calciatore del Chiasso e allo stadio cittadino di quegli anni.Ma nel volume ci sono anche storie di immigrazione, di contrabbando, di lotte politiche e sociali. E ci sono infine anche i ritratti di due consiglieri di Stato, nati e cresciuti nel Mendrisiotto: Manuele Bertoli, introdotto da una foto scattata quando era bambino (in piscina), e Benito Bernasconi, classe 1923, che fu membro del governo per tre legislature. 

Luoghi e vite che ci parlano di un distretto, per riannodare il legame con la propria storia locale e con le proprie radici. Con quella finestra della fattoria di Vigino che divide e al tempo stesso tiene uniti il passato al presente della terra momò.