Teatro di animazione, marionette mosse da fili, burattini che nascono da sapienti e misteriose mani inguantate, ombre magicamente distribuite su un telo... tutto ciò e molto altro ancora alla 36esima edizione del Festival Internazionale delle Marionette sostenuto dal Percento culturale di Migros Ticino e diretto dall’indomito e sempreverde Michel Poletti. A quell’uomo dovrebbero fare un monumento, per l’inesauribile passione per il teatro di figura messa in campo per una vita intera. Michel è un esempio ininterrotto di artistico entusiasmo che andrebbe maggiormente riconosciuto. Ma su questo dovrebbero riflettere ai piani alti cantonali e locali mentre vogliamo registrare l’ennesimo successo di una rassegna appena iniziata che occuperà il Teatro Foce di Lugano con 3 rappresentazioni a weekend fino a domenica 4 novembre. Il segreto del festival è nel suo genere di spettacoli, visivi e sensoriali che conquistano grandi e piccini. Soprattutto i piccini: il pubblico più difficile in assoluto.
Basta infatti un indugio, una falsa partenza o un ammiccamento di troppo a far emergere la temuta domanda: «Ma quando finisce?». Per fortuna spesso è solo un contagioso vezzo verbale destinato a soffocarsi con l’accendersi delle luci della ribalta. Bene dunque, laddove emergono scelte oculate che fanno riaffiorare le origini popolari di un genere di spettacolo che oggi ha raggiunto livelli sofisticati di ritmo, di sorprese, con la magia delle luci e delle musiche. Come lo spettacolo d’apertura scelto da Poletti, Skretch di Claudio Cinelli, un maestro eclettico dalla lunga e variegata esperienza, dà vita a storie fantastiche. La sua rappresentazione, strutturata come un varietà, mostra una galleria di situazioni in cui mani, oggetti, pupazzi, marionette a filo e un pizzico di magia sono protagonisti di istantanee dove trionfano humour noire e soluzioni demenziali dalle venature poetiche. Il regno di Cinelli, gran burattinaio, che opera le sue metamorfosi teatrali sotto gli occhi della platea. Divertente, ipnotico, è uno dei migliori esempi di fantasia multitasking.
Il carattere internazionale del festival è stato confermato dal ritorno della compagnia The Fifth Wheel, una coppia di giovani maestri di S. Pietroburgo che ha proposto Wild West, sequenza di marionette a fili in cui prevale il virtuosismo nei cambi, nelle ambientazioni, nella fantasiosa realizzazione di marionette a comparsa. Anche in questo caso è stato un meritato successo. Ma il festival continua e merita di essere seguito.
Novità e sorprese al Teatro Dimitri
Il cartellone del Teatro di Verscio va tenuto d’occhio. Il taglio scelto da David Dimitri, incentrato spesso su abilità circensi internazionali, offre infatti spunti di eccellenza. Come il recente Respire avec piano della compagnia italo-francese Circoncentrique con Alessandro Maida e Maxime Pythoud accompagnati in scena dal pianoforte di Lea Petrasso: 55 minuti di poesia acrobatica di grande suggestione con abat-jours, sfere, palline, gran cerchio e portés acrobatici al limite dell’impossibile per due serate di gran spettacolo virtuoso accompagnato da meritate standing ovation.
Le righe conclusive vogliamo dedicarle a La coeurdonnière di Masha Dimitri, creazione che al debutto non convinceva ma che ora, dopo un rimaneggiamento registico di Jean-Martin Roy, sembra aver assunto contorni più definiti che regalano l’atmosfera di una pantomima d’altri tempi. Ottanta minuti di tenuta scenica, nonostante qualche lentezza, per una storia che ha il sapore della poetica dagli sviluppi prevedibili ma aperti all’incanto infantile del clown primordiale. Masha è brava e mostra carattere grazie a una non facile e costante e quasi del tutto silenziosa tenuta scenica nel suo fantasioso atelier di riparazioni per cuori infranti, trafitti o di pietra da rimettere in sesto con l’aiuto di una piccola marionetta.