«Sarà Mirga Gražinyté-Tyla a rimuovere finalmente dal nostro vocabolario il concetto di direttore donna» profetizzava il BBC Music Magazine. Al di là della spiccata sensibilità anglosassone per le tematiche di genere, la presenza di una donna sul podio calamita ancora attenzioni e curiosità; soprattutto se non è un passaggio estemporaneo: la 35enne lituana è dal 2016 la guida stabile della City of Birmingham Symphony Orchestra, con la quale si presenta oggi al LAC, ospite di Lugano Musica per una serata ad alta gradazione romantica con la terza sinfonia di Brahms a seguire il primo concerto per pianoforte di Ciajkovskij, solista Gabriela Montero, volto noto al pubblico luganese come presenza immancabile nelle gloriose edizioni del Progetto Martha Argerich.
«Quando Stephen Maddock, capo della CBSO, mi chiamò, gli attaccai il telefono in faccia: avevo la febbre, ero stesa a letto, “lo richiamerò domattina” mi dissi; così feci e può immaginare la sorpresa quando mi propose di assumere la guida dell’orchestra: avevamo suonato appena due concerti assieme». La storia della formazione britannica può forse edulcorare lo stupore: nel 1980 aveva ingaggiato Simon Rattle, allora sconosciuto 24enne poi assurto al timone dei Berliner Philharmoniker; anche Sakari Oramo, nel 1998, venne scelto dopo due concerti; dieci anni dopo Andris Nelson, che proprio in questa stagione ha trionfato a Lugano Musica con la Filarmonica della Scala, addirittura dopo sole tre prove. Maddock ha rivelato ai media inglesi che già la sera del primo concerto con Gražinyté-Tyla gli orchestrali gli avevano inviato mail appassionate: «Il concerto più entusiasmante dell’anno!», «La vorremmo, siamo in un pub e non parliamo d’altro».
Lei (nella foto) è stata all’altezza delle aspettative, osando: in un concerto ha fatto precedere la quinta sinfonia di Beethoven dalla Marcia funebre di Purcell, nella quarta di Mahler aveva sostituito il soprano, malato, con un bambino del coro delle voci bianche, ed è lei stessa a cantare nel disco dedicato a Weinberg. «Quando sono sul podio canto sempre, anche semplicemente tra me e me, e il mio desiderio è “far cantare” l’orchestra, ispirare il senso della melodia e il fraseggio arioso. D’altronde mio padre è direttore di coro, mia madre è pianista e canta, e in generale in Lituania la tradizione corale è fiorente. Ho trascorso tutti i minuti della mia infanzia con i miei genitori, mi portavano ai concerti, alle prove, ai concorsi e nelle tournée, ho diretto il mio primo coro a tredici anni». Fa sorridere sapere che nonostante l’amore per il canto e la musica, Tyla in lituano significa «silenzio» e l’ha aggiunto lei al suo cognome «perché amo il silenzio e sento il bisogno di rifugiarmici, ogni tanto; all’inizio pensavo anche che avrebbe reso il mio cognome più semplice da ricordare, ma credo di essermi sbagliata: mi chiamano tutti Mirga». Chi si immagina che Mirga sia cresciuta con un destino già scritto si sbaglia: «I miei non volevano che studiassi musica, volevano che intraprendessi una strada più sicura, forse anche più redditizia. In Lituania il sistema scolastico è ancora come quello sovietico, a 6 anni si viene già instradati in scuole speciali per coltivare i talenti artistici; così fui mandata in un istituto dove si privilegiava il francese e la pittura.
Fino a 11 anni non ho suonato uno strumento, però proprio a quell’età decisi che sarei diventata musicista: credevo che una qualsiasi altra strada mi avrebbe allontanato dalla mia famiglia, che avevo sempre visto e vissuto immersa nella musica». Il talento, probabilmente iscritto nei suoi cromosomi, si rivela subito, Dudamel la sceglie come assistente a Los Angeles, vince il premio Nestlé, poi si susseguono gli ingaggi stabili a Berna, Zurigo, quindi Heidelberg e Salisburgo; quando ci furono dei problemi di collegamento ferroviario tra la città tedesca e quella austriaca, per due mesi fece la pendolare in bicicletta: «Mi divertivo, sono stati anni privilegiati: in Germania lo stato supporta considerevolmente le istituzioni musicali e in ogni città ci sono orchestre e teatri; a Salisburgo, su qualunque taxi salissi, potevo parlare di Mozart e dintorni col conducente». Per lei dirigere non significa imporre una propria visione, ma condividere, ascoltare, fare un percorso insieme; a differenza di suo padre. «Lui è un comandante, ritma il tempo al pianoforte se il coro non è abbastanza veloce; ha un’idea forte e la vuole realizzare. Io più che leader mi sento partner».
Dove e quando
Mirga e Gabriela con Birmingham: il talento è donna, stasera al LAC alle 20.30.