La scena teatrale luganese è in pausa. Riprende fiato prima del passaggio al nuovo anno senza però aver lasciato a bocca asciutta gli appassionati. Nonostante persista l’incubo di rimanere nuovamente intrappolati dalla pandemia.
Nel frattempo può capitare che in un’unica serata le proposte facciano correre da un punto all’altro della città per seguire spettacoli che non saranno replicati e che non si vuole perdere. Come nel caso di Lasciti e Farfalle che la stagione del LAC aveva previsto concomitanti. La prima, in scena nella sala del Teatrostudio del grande polo culturale. La seconda, con il margine di una manciata di minuti dal suo inizio, sul palco del Teatro Foce. La notte ceresiana poco trafficata ha però favorito una veloce (ma disciplinata) trasferta seguendo il lungolago.
Così, senza troppa ansia, con un po’ ritardo e un leggero disappunto, ci siamo riusciti. Farfalle, scritto nel 2013, è stato vincitore del Premio Hystrio 2015 e del Mario Fratti Award 2016. Non fa più parte delle novità, ma meritava di essere visto per la sua formula drammaturgica e per l’interpretazione. Scritto e diretto da Emanuele Aldrovandi, una delle giovani penne teatrali fra le più innovative e brillanti del panorama italiano, racconta di due sorelle unite da una sorta di gioco di ruolo scandito da una collana a forma di farfalla che, indossata a turno, permette di comandare su quanto accadrà, orientando così il destino. Un’idea semplice e geniale, sufficiente per sviluppare il racconto di una serie di accadimenti che accompagnano le sorti delle due sorelle.
Narrazioni di vita e esperienze private sulle quali si cimentano Bruna Rossi e Giorgia Senesi, le attrici in scena, bravissime, già note al nostro pubblico. Un duetto ricco di sfaccettature per una dimensione intima che è anche un’ironica e spietata indagine su una femminilità talvolta crudele. Quello di Aldrovandi è un testo maturo, sorprendente e carico di verità in cui il rapporto consanguineo può trasformare la sorellanza in una simbiosi di scomode realtà. Insomma, ne valeva la pena.
Su Lasciti della compagnia di teatrodanza Sonenalé visto al LAC avevamo invece molte aspettative. Prendendo spunto da Lessico famigliare di Natalia Ginzburg, lo spettacolo vedeva in scena tre danzatori: Riccardo Fusiello, Alessandra Gaeta e Agostino Riola. Interno semplice e oggetti in uno spazio dove movimenti ripetuti e musica raccontano l’intimità casalinga con movimenti ben controllati ma insufficienti a creare emozioni. Peccato.