Ne riparliamo a bocce ferme. La trentesima edizione del Festival Internazionale del Teatro (FIT) ormai alle spalle ha mantenuto fede al proposito di approfondire e sostenere una fetta rappresentativa dell’approccio tecnologico alla scena contemporanea.
Lati di una medaglia che non avranno conquistato il cuore di tutti, soprattutto degli affamati di palcoscenico, ma che certamente, oltre ad aver contribuito al successo della manifestazione, hanno richiamato ogni giorno un nutrito e motivato pubblico nelle sale del LAC di Lugano alla scoperta dell’insolito. Il FIT l’ha fatto con alcuni ritorni eccellenti, immagini e video associati a profumi, formule consolidate fra la conferenza e il dialogo, con la riproposta di esploratori dell’intreccio, come nella doppietta del giapponese Michikazu Matsune o per le rimozioni del passato attraverso la rilettura della storia del coreano Jaha Kooe. O con la sorprendente immersione nelle metastorie della realtà virtuale del ginevrino Simon Senn, questa volta accompagnato dall’uruguaiana Tamara Leites.
Non ci sono dubbi nell’affermare che il FIT ha soddisfatto le aspettative, offrendo uno spaccato di quanto continua a esprimersi e a crescere sotto l’accogliente e onnicomprensivo manto del «teatro»: parola in continuo movimento e oggi riflesso di una costante metamorfosi.
Eppure sono stati apprezzati anche gli appuntamenti con lo spettacolo vero e proprio. Fra i quali non dimenticheremo l’affascinante e ironica Fantasia della danzatrice e coreografa Ruth Childs (prossima a una residenza al Teatro Sociale di Bellinzona) o l’atteso debutto di Romeo Castellucci con la sua lugubre e inquietante visione nel latinorum e nelle simbologie di Bros.
Ma il FIT ha anche dato rilievo e sostegno a iniziative come Luminanza di Alan Alpenfelt con i suoi collaboratori, un invito a scoprire l’humus drammaturgico svizzero con un progetto di formazione alla scrittura che parla la nostra lingua e che in qualche modo riflette anche alcune realtà del nostro territorio, del nostro vivere sociale. Il reattore è culminato nella presentazione di stralci delle opere giunte al termine di un percorso: lette da alcuni attori, hanno messo in evidenza il flusso luminoso (la «luminanza», appunto) di otto giovani autori: Elisa Rusca, Tommaso Giacopini, Marzio Gandola, Lalitha Del Parente, Francesco Puppini, Achille Giacopini, Tito Bosia & Kevin Blaser.
Otto talenti provenienti da realtà differenti, accomunati dall’urgenza per la scrittura. I testi sono ora raccolti in Luminanza 2021, rivista a tiratura limitata. C’è di che stupirsi piacevolmente. Ma soprattutto c’è da attendersi che alcuni di questi risultati possano prendere vita. In nome di un teatro orientato verso un futuro prossimo.