Voler affiancare a una grande passione per il teatro il sogno di riuscire ad aiutare giovani leve della scena è da diverso tempo il nutrimento principale degli obiettivi di Claudia Lombardi, alla testa del progetto da lei ideato e diretto con la costituita Fondazione a cui ha dato il nome. Personalità volitiva e dalle idee molto chiare, questa signora è riuscita in breve tempo a catalizzare l’attenzione attorno al suo desiderio di puntare concretamente sulla drammaturgia contemporanea e sui talenti emergenti, sostenendoli nel realizzare il loro sogno teatrale a patto che vi sia qualità di contenuti e formazione professionale.
Per riuscire a ottenere risultati concreti occorre un’applicazione costante, talvolta febbrile. Eccola dunque a dover convincere, discutere, motivare, confrontarsi, costruire… coltivando la curiosità per il nuovo. Anche se non è sempre facile conquistare la fiducia dei giovani teatranti, soprattutto quelli ticinesi, abituati a doversi giostrare per racimolare qualche spicciolo per coltivare il proprio orticello. Qualcuno ricorderà che nel 2017 il concorso era stato vinto dalla compagnia milanese Connettiv024grammi con La fabbrica della felicità, un testo di Irene Canali.
La seconda edizione del bando di testoniscena indetto dalla Fondazione allo scopo di promuovere la realizzazione di uno spettacolo dal testo alla scena ha corrisposto alle aspettative richiamando alla partecipazione 48 progetti: 8 provenienti dal Ticino e 40 dalla Lombardia. Anche quest’anno il tema era libero mentre le condizioni sono state modificate, potevano infatti partecipare giovani compagnie teatrali professioniste svizzere senza limite d’età mentre quelle lombarde non dovevano aver superato i 35 anni. Un’apertura giustificata dal confronto impari fra le due masse critiche. Una giuria presieduta da Carmelo Rifici ha scelto il progetto Finisterre della Compagnia praticidealisti con sede presso il Teatro Paravento di Locarno.
Scritta da Francesca Tacca, la pièce ripercorre la biografia di Alejandro Finisterre, l’inventore del calcio-balilla: un pretesto per raccontare la Storia attraverso la metafora del gioco. Oltre al premio di 3500 franchi, la compagnia si è aggiudicata l’assistenza durante le fasi salienti della creazione di un drammaturgo che la guiderà durante una residenza artistica di due settimane. La regia è di Marco Taddei per gli attori Laura Zeolla e Fabio Bisogni con musiche dal vivo di Francesca Badalini. Il debutto è atteso al Teatro Foce di Lugano il 30 novembre.
Il teatro napoletano arriva a Magliaso
Il lavoro del Teatro Agorà di Marzio Paioni a Magliaso alterna periodi dedicati alla formazione teatrale con allestimenti di fine corso o progetti più ambiziosi come l’ultimo La mar (con lo stesso Paioni in scena e la scrittura originale di Olimpia De Girolamo), realizzati con il sodalizio artistico di Claudio Orlandini. Un aspetto interessante dell’attività di questa piccola realtà periferica consiste nell’incontro fra regia professionale e attori amatoriali. Il recente allestimento di Le cinque rose di Jennifer, atto unico di Annibale Ruccello ne è un esempio.
Scomparso a trent’anni nel 1986, epigone di Eduardo, Ruccello è stato precoce continuatore di un teatro che racconta una Napoli nascosta. Autore eclettico e di culto, nella sua poesia c’è la lingua dei bassifondi, cartina tornasole di delicati lirismi colorati da strazianti durezze dei diversi, degli esclusi, di quelli che lui definiva «i deportati». Ma mettere in scena quella Napoli non è una passeggiata. Nemmeno per un saggio liberatorio. La regia di Orlandini ha avuto coraggio. Particolarmente fedele alle indicazioni originali dell’opera di debutto del sedicenne Ruccello, il regista ha provato a districarsi dai fragili equilibri amatoriali per raccontare l’universo femminile in un dramma dell’attesa, fra telefonate e musiche di un programma radiofonico di dediche, manto sonoro per il monolocale di due travestiti terrorizzati da un assassino di quartiere.
Solitudine e passione animano un’Olimpia De Girolamo dall’efficace presenza verace, Massimo Calanchini, Maria Rosaria Gianini-Moser e Gunjan Donatella Moreschi.