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Un museo vivo per la storia di Lugano

A colloquio con Pietro Montorfani, nuovo curatore dell’Archivio storico della città sul Ceresio, che ci illustra il patrimonio dell’istituzione e i suoi progetti futuri
/ 07.11.2016
di Guido Grilli

Ci si può accedere spinti da curiosità personale, per aggiungere una tessera alla propria identità, per scoprire la traccia di un proprio antenato, per studio oppure per conoscere lo stupore di eventi passati, nomi date luoghi. In una parola, Storia. Parliamo dell’Archivio storico della Città di Lugano, da poco affidato alla direzione di Pietro Montorfani, studi e incessanti interessi storico-letterari, classe 1980, proprio l’anno in cui questa istituzione ha visto la luce. Da poco ha raccolto il testimone da colui che si può definire il suo fondatore, Antonio Gili, che ne è stato a capo per 36 anni.

A Castagnola, nello stabile già dimora dell’esule Carlo Cattaneo e dei poeti lettoni Rainis e Aspazija, ci accoglie in mattinata il neodirettore, già collaboratore scientifico dal 2011, non privo di idee per il futuro, tra cui quella di accrescere la conoscenza dell’archivio presso la popolazione. 

 In che modo, Pietro Montorfani?
Quando Antonio Gili ha iniziato a lavorare a Castagnola si è trovato di fronte una montagna di scatole, più che un archivio era un magazzino. Si deve a lui il primo inventario completo dei fondi, che ancora oggi rimane un punto fermo per il nostro lavoro. Un inventario che stiamo aggiornando e vorremmo presto rendere disponibile online. È questo uno dei modi per raggiungere un maggior numero di persone. Attualmente chi vuole vedere i nostri documenti deve venire a Castagnola. In futuro sarebbe bello che alcuni di questi documenti potessero venire consultati comodamente a casa.

Chi segue oggi le attività dell’Archivio storico?
Abbiamo un nostro pubblico di appassionati, persone che ci conoscono bene e ci seguono da anni. Alle nostre conferenze mancano però ancora i giovani (un problema comune a molti ambiti della cultura) e in questa direzione bisognerà lavorare di più in futuro: se il nostro compito è tenere viva la sensibilità per la storia, il nostro interlocutore deve essere tutta la popolazione, non soltanto una parte. 

Chi è oggi il fruitore di questo spazio, e chi potrà esserlo un domani?
Sono soprattutto ricercatori, sia professionisti che amatori. I professionisti consultano i nostri documenti per completare ricerche di vario genere, anche di storia dell’arte, per l’allestimento di mostre alla Pinacoteca Züst o al Museo Vincenzo Vela, ad esempio, o in vista di monografie sul Ticino dell’Ottocento. Gli studiosi per diletto cercano invece, di solito, informazioni genealogiche, sulla loro famiglia o su personaggi del passato che hanno destato il loro interesse. Questi sono casi abbastanza tipici. Il servizio è gratuito e siamo aperti sempre la mattina (il pomeriggio su appuntamento). Poi ci sono persone che, non potendo venire fisicamente da noi, ci chiedono informazioni via e-mail o al telefono. Cerchiamo, nel limite del possibile, di rispondere a tutte le richieste, ma con la partenza di Margherita Albisetti prima, e di Antonio Gili poi, lo staff dell’archivio si è ridotto sensibilmente negli ultimi anni e le nostre forze al momento sono piuttosto limitate. 

Ma quali documenti, quali tesori si trovano all’Archivio storico della città di Lugano?
Il nucleo principale è costituito dal fondo antico del Comune di Lugano, in cui si conservano i registri municipali di epoca moderna e molti altri documenti di ambito civile. Preziosissimo è inoltre il Fondo del Patriziato, depositato presso di noi in convenzione, che apre affascinanti finestre sull’epoca medievale. Ci sono poi documenti, non meno importanti, legati a istituzioni particolari, come l’antico Ospedale di Santa Maria o la Fiera Svizzera di Lugano, senza dimenticare i numerosi fondi familiari (ne cito uno per tutti, quello della famiglia Riva). Tra i fondi fotografici vale la pena di citare, perché vorremmo valorizzarlo nei prossimi anni, quello di Vincenzo Vicari: quasi centomila tra negativi e positivi, una documentazione sterminata sulla vita di Lugano nel Novecento. 

Ampie e importanti sono anche le pubblicazioni dell’Archivio, che scandiscono il passo della sua attività. Con quali riscontri ?
La fortuna di un libro varia da caso a caso, sono gli argomenti che ne dettano il successo. Non sempre le pubblicazioni che noi riteniamo più solide dal punto di vista scientifico sono quelle che ottengono un maggiore riscontro di pubblico: volumi troppo ampi, troppo scritti, spaventano. Abbiamo avuto successo invece puntando su tematiche popolari, come i trasporti pubblici, la toponomastica o la storia degli hotel cittadini. Dobbiamo trovare un equilibrio tra queste due esigenze.

Grande attenzione è dedicata ai poeti lettoni Rainis e Aspazija, esuli a Castagnola ai primi del Novecento.
La casa in cui si trova oggi l’archivio, già dimora di Carlo Cattaneo, era diventata a quel tempo l’Osteria Taddei. Rainis e Aspazija vi soggiornarono qualche settimana, prima di trasferirsi nella Pensione Stella d’Oro (oggi distrutta) a pochi metri di distanza. Vi restarono quattordici anni, dal 1906 al 1920. Centinaia di lettoni vengono ogni anno a Castagnola per celebrarli. Rainis ha tradotto in lettone i grandi capolavori della letteratura europea, da Goethe a Shakespeare, ed è considerato una sorta di padre della patria. 

L’Archivio storico della città di Lugano si fa anche vettore culturale, articolando le sue attività tra pubblicazioni e attività espositive.
Il mandato principale è la conservazione del patrimonio archivistico, ma credo che non si possa conservare un patrimonio senza farlo parlare, altrimenti equivale a chiuderlo in un frigo. Per questa ragione, compatibilmente con il nostro budget che è modesto, vorrei tenere vivo il più possibile l’aspetto culturale e divulgativo. Giovanna Masoni Brenni e Antonio Gili, con competenze e responsabilità diverse, hanno fatto molto per allontanare l’archivio dall’ambito stettamente amministrativo e per portarlo in ambito culturale. Sempre, naturalmente, nell’ottica di una valorizzazione di quanto abbiamo in casa e di quanto si può trovare sul territorio. Se mi è permessa una piccola anticipazione: usciremo presto con una monografia dedicata ai fratelli Ciani e alla loro villa, con il maestoso parco sul lago. Un bel modo, io credo, di tenere viva una parte importante (fin nella toponomastica) della storia di Lugano.