Un brindisi americano per Franco Ambrosetti

Uscito di recente Cheers, album del trombettista ticinese, che ha festeggiato il proprio 75esimo compleanno con una incisione di classe
/ 02.04.2018

Quasi ognuno dei brani di questo disco suscita un ricordo «live»: immaginando il duetto con Uri Caine, ad esempio, torna alla mente lo splendido concerto che si era tenuto al Teatro di Chiasso nel 2007. I brani suonati con Scofield, invece, l’indimenticabile concerto nella «Tenda» di Botta per il 700esimo della Confederazione. Il duo con Dado Moroni al pianoforte sollecita il ricordo di un piacevolissimo, piccolo ma gremitissimo, concerto nella sala della Meridiana di Balerna, all’inizio degli anni 80. Le occasioni di ascoltare Ambrosetti con Antonio Faraò, poi, sono state innumerevoli, per non parlare dei numerosi incroci di trombe sul palco luganese di Estival con Randy Brecker. E con il figlio Gianluca? Tra tutte le molte esibizioni verrebbe da ricordare quella al Teatro Cittadella di Lugano, nel 2011: era la band dei 70 anni (ma nella memoria recente si stagliano anche le belle serate con Gianluca a Jazz in Bess).

Insomma, se Franco Ambrosetti è volato a New York per registrare il suo ultimo album, una splendida jam session con un manipolo di partners americani, a noi ticinesi il disco suona come fosse «fatto in casa», tanta è la famigliarità di Ambrosetti con i suoi partner. Resta il fatto che questo bellissimo Cheers, registrato per la Enja nel gennaio dello scorso anno e pubblicato qualche mese fa, è progettualmente un regalo che Ambrosetti si è voluto fare per festeggiare i propri 75 anni, ma essenzialmente ci sembra un regalo che il trombettista ha fatto a noi.

Dal punto di vista musicale le nove tracce sono costituite in maggioranza da standards. Soltanto quattro infatti i brani originali, di cui due (No Silia, no Party e Drums Corrida) a firma di Ambrosetti. Questa classicità del repertorio non deve far pensare però a un disco rilassato e di maniera. Gli arrangiamenti sono vivaci e spigolosi. Basti prestare orecchio in apertura d’album alla versione di Autumn Leaves, con Uri Caine al pianoforte, Buster Williams al contrabbasso e Jack DeJohnette alla batteria. 

I numerosi sparring partners coinvolti danno, insomma, filo da torcere allo stesso Ambrosetti, proponendosi al meglio della loro forma. Un esempio per tutti è Drums Corrida, un brano che Ambrosetti aveva composto per la session. «Terri Lyne Carrington si è trovata per la prima volta nello stesso studio con DeJohnette, suo maestro e mentore» ci ha raccontato Ambrosetti. «Immediatamente mi ha chiesto se non potevamo trasformare il brano in un duetto tra loro due, che non avevano mai avuto l’occasione di suonare insieme. Ne è nata una vera sfida...».

C’è spazio anche per un ricordo di George Gruntz, pianista e direttore d’orchestra che per tanti anni ha coinvolto Ambrosetti nei suoi progetti musicali. The Smart Went Crazy è uno dei brani più articolati, grazie all’intrigante e geometrica melodia e all’arrangiamento davvero gruntziano: Scofield vi torna ad essere per un momento un «vero» chitarrista jazz, accompagnato e sostenuto dal piano di Dado Moroni, in un accostamento tra i due, questo sì, davvero molto raro. 

Se in Ticino il compleanno di Ambrosetti sembra essere passato forse un po’ inosservato (non così nella Svizzera tedesca, dove il «Tages Anzeiger» gli ha dedicato una bellissima intervista il 17 dicembre scorso) questo nuovo disco si presta per ricordare a tutti gli appassionati di Ambrosetti che la vena jazzistica di famiglia è ancora ben presente e smagliante.

Ci auguriamo di poterne ascoltare i frutti anche per numerosi prossimi anniversari... Siamo pronti per altri regali, insomma.