Die Dreigroschenoper (L’Opera da Tre Soldi) di Bertolt Brecht, liberamente ispirata alla Beggar’s Opera (L’opera del mendicante) di John Gay, autore inglese del Settecento, e del musicista Pepush John, è sicuramente il testo più famoso di Bertolt Brecht e, per molti, una sorta di primo Manifesto dell’autore tedesco che, pur creando scandalo, ebbe quasi a partire da subito un enorme successo. Nonostante il titolo, non è un’opera, ma un testo teatrale che, utilizzando la musica e le canzoni di Kurt Weill, riesce a creare uno strano equilibrio fra le piacevoli melodie e la durezza del testo e la palese, perentoria critica ad una società in cui è proprio il fascino del denaro a rendere tutti uguali, cioè tutti corrotti, per cui ogni differenza fra buoni e cattivi scompare. Dietro un universo pullulante di delinquenti, soggetti malavitosi, pittoreschi straccioni e altri miserabili, Brecht disegna infatti il profilo della società tedesca dei suoi tempi pronta a consegnarsi a violenza, male e sadismo del nazismo ormai alle porte.
Un nuovo allestimento della Dreigroschenoper è attualmente in cartellone alla Schauspielhaus di Zurigo per la regia di Tina Lanik e con un cast di attori di alta caratura. Uno spettacolo spumeggiante, più che un allestimento impegnato, ma la regista tedesca riesce comunque a rappresentare il lavoro brechtiano come quel grande affresco nel quale rivivono le vicende di Macheath, detto Mackie Messer, il quale sposa Polly, ovvero la figlia di Peachum, strozzino e padre-padrone di tutti i mendicanti di Soho (nella Londra del primo Novecento o altrove, o in qualunque altra epoca poco importa), il quale può operare anche grazie al corrotto capo della polizia Tiger Brown.
Gli altri personaggi sono Lucy, figlia di Brown, la signora Peachum, Jenny, nonché uno stuolo di mendicanti, prostitute e guardie in un concitato intreccio di passioni e amorazzi, colpi di scena, varie peripezie e impiccagioni. Quella finale che tocca a Meckie Messer viene evitata grazie all’intervento della Regina... ed ecco che stavolta è proprio opera, melodramma all’ennesima potenza, e va detto che l’intero cast asseconda la parodia della regista dando prova di notevole professionalità, vuoi nella recitazione vuoi, anche se un pochino meno, nel canto.
Ci sono piaciuti soprattutto Jirka Zett nei panni di Meckie Messer, qui più giovanotto stravizioso che delinquente incallito, e Elisa Plüss in quelli di Polly nella cui ottica ci vengono proposte le vicende. Bravini Klaus Brömmelmeier nel ruolo di Peachum, Isabelle Menke in quelli di sua moglie, Fritz Fenne nella parte del capo della polizia e Miriam Maertens nella parte di Lucy, sua figlia, e Julia Kreusch quale sensuale Jenny delle Spelonche. Resta ancora da dire dell’eloquente scala molto scenografica di Bettina Meyer, dell’appropriato light design di Frank Bittermann, dei costumi di Heide Kastler, di Polina Lapkovskaja che dirige un’orchestra composta da una decina di elementi, nonché degli scroscianti e interminabili battimani la sera della première da parte di un teatro stracolmo all’indirizzo di tutti i partecipanti, ma soprattutto del team registico e di Jirka Zett e Elisa Plüss, e delle repliche che si protrarranno sino al 27 dicembre; altre sono previste poi nel mese di marzo 2018.