Tutto è iniziato a Carnevale

La quarantena italiana vista dalla cucina dello scrittore e saggista Francesco M. Cataluccio
/ 15.06.2020

«A volte sogno che questo incubo sia un sogno che sto sognando», inizia così il libro di Francesco Matteo Cataluccio scritto durante l’isolamento forzato nella cucina della sua casa milanese dove è stato relegato col compito di preparare i pasti. Tutto è cominciato durante il periodo del Carnevale che a Milano, ricorda l’autore, termina quattro giorni dopo che nel resto del mondo, è il Carnevale che sopravvive anche da noi a Tesserete: «nel IV sec. D.C. la città era stata decimata dalla peste: la popolazione posta in quarantena; chiuse le vie d’accesso e limitati gli scambi commerciali; le scorte alimentari razionate. Il vescovo Ambrogio, per evitare altre sofferenze alla sua gente (il digiuno e la penitenza subito dopo la fame e la malattia) ottenne dal Papa una dispensa speciale perpetua: la possibilità, per la sola diocesi di Milano, di festeggiare il Carnevale fino al sabato precedente la prima domenica di Quaresima». È nato così il Carnevale ambrosiano, dal connubio tra contagio e festa. Torna nel 2020 questo connubio, nel giro di pochi giorni si è passati dalle maschere colorate a quelle chirurgiche, dalle risa per le strade ai pianti nelle corsie d’ospedale. Un mondo sottosopra ma per nulla divertente.

L’epidemia è iniziata, tutti chiusi in casa, il tempo si dilata, i pensieri vagano, i suoi l’autore li ferma sulla carta e sono un flusso di ricordi personali e rimandi letterari che si intrecciano con la cronaca quotidiana. Cataluccio, che ha studiato tra Firenze e Varsavia, racconta che la prima volta che provò paura della «morte invisibile» fu nel 1986 quando si ritrovò vicino alla zona di Chernobyl: allora le radiazioni oggi un virus. Spesso divaga tra le memorie di gioventù, le lunghe convalescenze da diverse malattie che lo afflissero durante l’infanzia e l’adolescenza gli permisero di scoprire la lettura e che «ci sono dei libri che possono essere veramente letti e gustati soltanto se si ha un lungo tempo a disposizione, senza eccessive interruzioni… I grandi russi dell’Ottocento hanno avuto bisogno di diverse bronchiti per essere letti e assimilati».

Difficile nel breve spazio di un articolo ripercorrere la ricchezza di riferimenti e ricordi che emergono man mano nelle pagine. L’arte, la letteratura, le esperienze di vita, le relazioni personali, le osservazioni sulla società, la scuola, la storia arricchiscono questa riflessione sull’Italia nel periodo della pandemia. La grande sofferenza, la morte e la malattia sono lo sfondo ineluttabile, ma lo sguardo spesso si fa ironico e autoironico («come sempre accade nei periodi più bui della storia dell’umanità, la migliore difesa e salvezza è l’ironia e soprattutto l’autoironia. Ci sarebbe da ridere se non fosse per le migliaia di morti, i malati, il buio dolore e la crescente ansia che si diffondono a macchia d’olio»), senza la pretesa di predire cosa e come sarà il futuro, se saremo migliori o peggiori perché «è davvero troppo presto, e persino inopportuno, ragionare su cosa accadrà dopo». / BM

Bibliografia
Francesco M. Cataluccio, In occasione dell’epidemia, Edizioni Casagrande, 2020 (disponibile anche in ebook).