Quando due secoli fa il treno ha fatto il suo ingresso nel mondo, pochi avrebbero potuto prevedere la sorprendente diffusione di questo mezzo di trasporto nonché l’enorme rivoluzione che avrebbe portato con sé. Dopo il grande stupore iniziale suscitato, accompagnato da qualche perplessità, il «mostro metallico» è diventato ben presto agli occhi di tutti l’icona del progresso, capace non soltanto di aumentare la velocità e la sicurezza degli spostamenti, contribuendo così allo sviluppo della società e dell’economia industriale, ma di porsi altresì come spazio privilegiato di incontro e di conoscenza. Nondimeno, fin dalla sua apparizione, il treno ha prodotto profondi effetti emozionali sull’umanità, influenzando fortemente le arti visive, dalla pittura alla scrittura, dal cinema alla fotografia.
In ambito pittorico sono stati tanti gli artisti che hanno subìto la sua attrattiva, da William Turner, che per primo lo rappresenta in uno splendido dipinto del 1844 tutto colore e luminosità, ai futuristi, che si impossessano con maggior foga dell’iconografia legata alla strada ferrata vedendo in essa la piena espressione di quell’irruenza che invocavano a gran voce nel loro manifesto del 1909.
L’avvento del treno ha sollevato anche l’esigenza di trasmetterne visivamente il fascino su carta, con pubblicità concepite ad hoc per diffondere le informazioni sulle nuove opportunità offerte da questo veicolo. È così che i più celebri tra gli artisti della réclame di inizio Novecento non si sono sottratti all’allettante compito di realizzare manifesti di grande impatto, dando vita a un prolifico rapporto tra il mondo della ferrovia e quello della progettazione grafica.
Il treno, che ancora oggi non vede scalfita la sua immagine connessa all’evoluzione e alla modernità, è protagonista di una rassegna allestita al m.a.x. museo di Chiasso come ideale prosieguo dell’esposizione del 2018 Auto, che passione! con l’intento di approfondire i mezzi di trasporto proprio attraverso l’arte, la grafica e il design. D’altro canto una mostra su questo tema non poteva trovare una sede più consona di Chiasso, cittadina dalla marcata identità di luogo di confine dove, nel lontano 1932, viene inaugurata la stazione internazionale che ha contribuito a fare del Canton Ticino un territorio-ponte tra Nord e Sud Europa.
In un percorso che dall’Ottocento arriva sino ai giorni nostri, accanto a opere artistiche e manifesti storici originali, che rappresentano il nucleo più corposo della rassegna, sono presenti cartoline, fotografie vintage, dépliant nonché oggetti di design e manufatti inerenti al treno, alcuni dei quali hanno una grande forza evocatrice di quell’universo, quasi magico, fatto di fumo e di velocità, dove il tragitto da una località all’altra era un viaggio del corpo e della mente, un’esperienza talvolta indimenticabile.
Accolgono il visitatore a inizio mostra le «parole in libertà» dei già citati futuristi (Fortunato Depero su tutti), in cui «le locomotive dall’ampio petto che scalpitano sulle rotaie», come scriveva Marinetti, vengono omaggiate attraverso testi svincolati da regole sintattiche e popolati da onomatopee che riproducono i suoni e i rumori appartenenti alla ferrovia.
Tra i primi e più efficaci manifesti sul treno spicca nella rassegna chiassese quello di Leopoldo Metlicovitz realizzato nel 1906 per celebrare la Galleria del Sempione nell’ambito dell’Esposizione Universale di Milano (foto a destra). Utilizzando la tecnica cromolitografica che già dalla fine dell’Ottocento ha un notevole sviluppo, l’artista triestino, uno dei padri del moderno cartellonismo italiano, crea una composizione di grande incisività ponendo alla guida di una locomotiva un giovane Mercurio di spalle, affiancato dalla figura allegorica della Scienza, mentre sta uscendo dal buio del tunnel verso una pianura assolata.
Con la Belle Époque anche la comunicazione legata al treno, seguendo appieno la visione raffinata e galante del periodo, esalta la bellezza femminile mettendola senza riserve in primo piano, come fa ad esempio Fausto Bernasconi nel manifesto che promuove la funicolare del Monte Brè a Lugano. In questi primi anni del Novecento il treno incarna il viaggio della conoscenza, occasione insostituibile per ammirare le meraviglie dei diversi paesi (si veda l’opera del grafico francese Frédéric Hugo d’Alési dal titolo L’Italie par le St-Gotthard, con il Vesuvio sullo sfondo a solleticare la voglia di visitare luoghi incantevoli), ma anche il viaggio dell’amore, come ci fanno intendere i due novelli sposini immortalati nel manifesto della Ferrovia Elettrica di Valle Brembana o la signorile coppia all’interno di una carrozza nell’opera di Marcello Dudovich, piccolo ma sorprendente compendio di come questo mezzo di trasporto possa diventare lo spazio ideale per il corteggiamento e la seduzione. E non è un caso che proprio con la Belle Époque si assista all’ampliamento del concetto estetico di design anche negli interni dei convogli ferroviari, dall’arredo all’oggettistica, affinché ricercatezza e comfort possano essere un segno distintivo dei lunghi tragitti sui binari; si pensi ad esempio al leggendario Orient Express, il treno messo in servizio dalla Compagnie Internationale des Wagons-Lits.
Questa estrema cura per ogni dettaglio si sviluppa ulteriormente negli anni Venti e Trenta del Novecento con l’opulento stile dell’Art Déco. Bella in mostra la ricostruzione dell’interno di una carrozza con i pregevoli pannelli decorativi degli artisti francesi René Lalique e René Prou. Tra i manifesti del periodo, dove il lettering fa il suo ingresso, troviamo i lavori del grafico Cassandre e di William Spencer Bagdatopoulos, quest’ultimo autore di una stampa che promuove La Flèche d’Or dandoci un suggestivo assaggio dell’atmosfera che si respirava attorno a questo lussuoso mezzo.
Nel secondo dopoguerra l’idea del piacere del viaggio si fa ancora più forte. Emblematica, in esposizione, la divertente opera del grafico elvetico Paul Gusset in cui un gruppo di giovani sciatori viene trainato da un treno. Di particolare interesse, poi, sono alcuni manifesti d’autore tra cui troviamo quello realizzato nel 1930 per le FFS da Augusto Giacometti: per pubblicizzare un’effervescente estate nella bella Svizzera l’artista colloca al centro della scena una grande farfalla delineata con ampie pennellate di colori accesi, a simboleggiare, secondo un concetto molto attuale, l’amore per la natura.
Sempre per le FFS, in un momento in cui molte compagnie ferroviarie si avventurano nella rielaborazione di tutta la loro identità visiva per essere quanto più riconoscibili, lavora un altro importante grafico svizzero, Josef Müller-Brockmann, che con la sua ricerca di un nuovo logo per la società raggiunge esiti di estrema efficacia.
I tanti oggetti riguardanti il treno che si incontrano in ogni sala della rassegna, dall’obliteratrice per biglietti ai menù scritti a mano, dalle lanterne per scambi alle targhe di segnaletica, solo per citarne alcuni, contribuiscono a farci viaggiare con la mente sugli affascinanti binari del mondo ferroviario, ancora oggi in piena evoluzione e sempre pronto a stupirci. Mike Robinson, poliedrico e visionario designer californiano, autore di un saggio nel catalogo della mostra, parla di treni verticali e a lievitazione magnetica come avanzatissime soluzioni che entreranno a far parte delle nostre vite molto prima di quanto si possa pensare. Treni che ci porteranno ovunque, probabilmente anche nello spazio. E la storia continua...
Dove e quando
Treni fra arte, grafica e design.
m.a.x. museo, Chiasso.
Fino al 24 aprile 2022.
La mostra è curata da Oreste Orvitti e Nicoletta Ossanna Cavadini ed è un progetto integrato con il Museo Nazionale Ferroviario di Pietrarsa, Napoli-Portici.
Orari: martedì-domenica 10.00-12.00/14.00-18.00.
Il percorso espositivo prosegue anche all’esterno del museo,
per informazioni si invita a visitare il sito
www.centroculturalechiasso.ch