Bibliografia
Harald Haarmann, Storia universale delle lingue. Dalle origini all’era digitale, Torino, Bollati Boringhieri, 2021


Tutte le lingue del mondo

Un saggio pieno di insidie ma anche di fascino e respiro dello studioso tedesco Harald Haarmann
/ 27.12.2021
di Stefano Vassere

L’impressione lasciata da questa senza dubbio appassionante Storia universale delle lingue. Dalle origini all’era digitale del linguista tedesco Harald Haarmann è quella dell’impresa di una vita, tante e tali sono le direzioni di ricerca e i supporti bibliografici messi in campo (sono ventisette le pagine della bibliografia in appendice e quindici a due colonne quelle dell’indice delle lingue citate). La passione investita in questa opera ha in molti passi il tono sontuoso delle opere definitive e di respiro generale. Di quelle, per intenderci, che ci si può concedere di scrivere solo a una certa età.

La sfida è per molti aspetti quasi disperata: si tratta di produrre una concezione d’insieme dello studio del linguaggio in quanto facoltà cognitiva (il saper parlare del genere umano) e contemporaneamente di rendere conto di tutte le lingue di tutte le epoche e di tutte le parti del pianeta. «L’ampia panoramica offre dei vantaggi perché, solo se analizziamo l’origine e lo sviluppo della comunicazione verbale in una prospettiva evolutiva, possiamo ricostruire la storia universale delle lingue».

Di fronte alla mostruosità dell’ampiezza temporale, l’analisi strutturale delle lingue ha le armi spuntate e permette di risalire di al massimo qualche millennio una vicenda molto più antica. Vengono in aiuto per fortuna discipline che possono disporre dei periodi lunghi: la genetica, che ricostruisce remote migrazioni dei popoli; l’archeologia, che ci restituisce le prime rappresentazioni simboliche nelle caverne; l’anatomia storica e paleontologica degli apparati fonatori, che ci dice che certe performances linguistiche sono possibili solo a partire da un determinato homo in avanti.

Lingue su lingue, famiglie linguistiche su famiglie linguistiche, Haarmann ha veramente orizzonti infiniti nel fornirci panoramiche su codici diffusi, lingue meno diffuse, lingue nane con pochi o pochissimi parlanti, raggruppate per logiche geografiche o migratorie comuni. Per scrivere un libro così bisogna avere un orizzonte di letture e di conoscenze vasto e in varie scienze; un’attitudine piuttosto presente nella linguistica del centro dell’Europa fino a gran parte del secolo scorso e della quale Haarmann è degnissimo testimone e profeta.

Davanti a esemplificazione senza limiti, arditezza concettuale, registro insidioso, accattivante e ambizioso, a un libro del genere si possono perdonare le sviste, che di solito si possono rilevare quando il ragionamento si avvicina a sistemi linguistici e scientifici a noi più intimi. Come nel caso delle trentatré lingue attribuite all’Italia in uno schema alla tabella 17 di pagina 388, decisamente eccessive anche a patto di metterci le minoranze storiche tutelate e qualche lingua di immigrazione.

Il prezzo del biglietto è comunque coperto con cose come l’elenco delle varietà sociolinguistiche del latino (elevato, pratico, burocratico, veicolare usato con i non latini, liturgico, familiare, sermo quotidianus dell’uso medio, commerciale, regionale per esempio in Gallia o in Sardegna). Oppure il corredo delle categorie che servono per stabilire il valore di una lingua sul piano globale: numero di parlanti, numeri di parlanti non lingua madre, comunità parlanti multietniche, numero di Stati in cui è lingua ufficiale, uso nei commerci e nella ricerca scientifica, presenza nei curricula di insegnamento internazionali, ruolo di lingua franca nelle comunicazioni, prestigio.

E ancora la percentuale distribuita dei parlanti lingua principale e lingua secondaria appresa delle principali lingue del mondo: cinese (94,1% / 5,9%), inglese (58,9% / 41,1%), spagnolo (75,6% / 24,4%), francese (58% / 42%), giapponese (99,2% / 0,8%); un numero maggiore di parlanti assoluti e percentuali reciproche più vicine insieme configurano di regola il successo di una lingua. E infine l’elenco dei parametri per attribuire a un codice linguistico lo statuto di lingua a pieno titolo, che sta a pagina 17.

Insomma, un libro importante, il libro importante di una intera esistenza linguistica.