Bibliografia
Andri Snær Magnason, Il tempo e l’acqua, Milano, Iperborea, 2020


Tra i ghiacci dell’Islanda

Un libro originale che obbliga il lettore a fare delle riflessioni
/ 12.04.2021
di Marco Horat

Ho cominciato ad amare l’Islanda attraverso la sua letteratura moderna, tradotta anche in italiano: Halldór Laxness (Premio Nobel 1995), Gunnar Gunnarsson, Jón Kalman Stefánsson, Arnaldur Indriðason, per dire di alcuni eredi delle antiche saghe islandesi. Poi c’è stato un viaggio per incontrare di persona quegli immensi paesaggi straordinari raccontati dagli autori, tra ghiacciai, vulcani, geyser, laghi, cascate, aurore boreali, pianure e colline laviche sulle quali si sono allenati i primi astronauti in vista dello sbarco sulla luna; il suo mare declinato in mille fiordi e in sconfinati orizzonti dentro i quali nuotano foche e megattere. Un mondo davvero speciale che si può scoprire anche solo con un giro sull’isola di una decina di giorni. Il paese è piccolo, coi suoi 103’000 chilometri quadrati sui quali vivono poco più di 320’000 abitanti (la metà dei quali concentrati a Reykjavik) ma soprattutto 600’000 pecore e 50’000 cavalli sparsi per le estese campagne disseminate di fattorie!

L’Islanda può vantare una lunga storia fatta di lotte con l’ambiente estremo e con gli ingombranti vicini: Danimarca e Norvegia. Il suo Parlamento ha mille anni ed è il più antico al mondo, mentre i coloni guidati da Ingólfur Arnarson, arrivati dal continente nel IX secolo, furono i primi a toccare la costa americana grazie alle loro navi vichinghe. Di Islanda si è parlato quando ci fu il crack finanziario nel 2008 e per la famosa eruzione dell’Eyjafjöll del 2010.

Ora arriva questo libro intitolato Il tempo e l’acqua, il cui eclettico autore è Andri Snær Magnason, da tempo impegnato nelle tematiche ambientaliste e nella divulgazione scientifica: «Nel 2019 l’Okjökull è stato il primo ghiacciaio islandese a perdere il titolo di ghiacciaio. Nel giro di 200 anni tutti i nostri ghiacciai potrebbero seguire la stessa sorte». Questo il suo grido disperato. E se lo dice un islandese possiamo crederci visto che sull’isola vive una delle più ampie superfici ghiacciate della Terra, il Vatnajökull con i suoi 8100 chilometri quadrati, unitamente ad altre decine di ghiacciai. Il tempo delle parole è finito, dice in sintesi Magnason, ora bisogna agire senza perdere nemmeno un giorno: l’aumento delle temperature, l’innalzamento e l’acidificazione dei mari, i fenomeni estremi che vediamo ogni giorno stanno trasformando il mondo come non è mai successo nei millenni precedenti.

Nel frastuono generale di informazioni c’è il rischio che queste voci si perdano in un ronzio di fondo che l’autore vuole cancellare lungo una serie di capitoli nei quali si mescolano ricerche scientifiche di attualità, ricordi familiari, dialoghi immaginari con gli antenati; ma anche le saghe islandesi tramandate da generazioni, alcuni incontri con il Dalai Lama e con le antiche culture orientali che scopriamo utili a risolvere anche i problemi moderni, almeno quanto a sensibilità, ricerca dell’equilibrio e rispetto per la natura (vedi la storia di Auðhumla, la mucca universale). Per l’edizione italiana, Magnason ha aggiunto una postfazione di attualità nella quale ricorda tra l’altro come il Covid ci abbia dimostrato che la salute non è una questione individuale bensì collettiva e soprattutto un fatto universale che riguarda anche la salute degli ecosistemi della Terra.