Dove e quando
Fritz Overbeck – Nell’incanto di Worpswede. Museo Castello San Materno, Ascona. Fondazione per la cultura Kurt e Barbara Alten. Fino al 17 ottobre 2021. Orari: gio-sa 10.00-12.00/14.00-17.00; do e festivi 14.00-16.00; lu-me chiuso. www.museoascona.ch

Fritz Overbeck, Fusti di betulla lungo il canale di torbiera, 1895-96 ca. (Fond. per la cultura K. e B. Alten, Museon Castello San Materno, Ascona)


Tra gli aspri e malinconici paesaggi di Worpswede

Il Museo Castello San Materno di Ascona ospita una mostra dell’artista tedesco Fritz Overbeck
/ 20.09.2021
di Alessia Brughera

Era il 1889 quando tre artisti tedeschi insofferenti ai dettami della pittura accademica decisero di stabilirsi a Worpswede, un piccolo villaggio distante pochi chilometri da Brema, animati dal desiderio di vivere e dipingere a stretto contatto con la natura. Fritz Mackensen, Hans am Ende e Otto Modersohn, questi i loro nomi, aspiravano a formare un gruppo sul modello di quello che qualche decennio prima Théodore Rousseau aveva creato in Francia attraverso la scuola di Barbizon, con il medesimo scopo di lavorare en plein air alla ricerca di un’espressione pittorica più libera e genuina.

Rifugiarsi in quella remota landa palustre nel nord della Germania, denominata Teufelsmoor, il «pantano del Diavolo», abitata da poveri agricoltori che campavano estraendo torba, significava rifiutare la mentalità borghese in favore di un avvicinamento a una popolazione semplice e autentica, non ancora corrotta dalla civiltà. «Aggrappiamoci saldi al nostro pezzetto di terra come sanguisughe», scriveva Mackensen, «più tardi cresceremo come alberi».

Cinque anni dopo, nel 1894, al terzetto iniziale si unirono anche Heinrich Vogeler, Carl Vinnen e Fritz Overbeck. Quest’ultimo, riempito di entusiasmo dai racconti degli amici riguardo alla bellezza del posto e alle nuove modalità di dipingere all’aperto, dopo un primo soggiorno di studio a Worpswede vi si stabilisce in maniera definitiva, letteralmente rapito da quel territorio aspro e ancora poco conosciuto. E per spiegare a chi non riusciva a comprendere come si potesse scegliere di vivere in un luogo così desolato e inospitale, si prese persino la briga di redigere un breve scritto raccontando delle nostalgiche brughiere solcate da scintillanti corsi d’acqua e dell’aria umida che avvolgeva lividi tramonti.

Overbeck, nato a Brema nel 1869, si trovò subito in sintonia con gli obiettivi della colonia di artisti di Worpswede, ansioso come gli altri di far parte di una nuova realtà rurale e al contempo di rivendicare l’indipendenza della propria pittura da quella ormai obsoleta dei circoli ufficiali. Non è un caso che, come lui, quasi tutti i membri del gruppo fossero ex allievi di uno degli atenei più rinomati per la pittura di paesaggio, l’Accademia di Belle Arti di Düsseldorf, da loro frequentata per acquisire quelle solide basi tecniche poi utilizzate per oltrepassare i confini degli orientamenti artistici tradizionali impartiti dalle istituzioni stesse.

A Fritz Overbeck il Museo Castello San Materno di Ascona dedica una rassegna in cui sono esposti dipinti, grafiche e disegni grazie ai quali è possibile conoscere il cammino di ricerca dell’artista e cogliere gli elementi di rinnovamento della sua pittura nell’ambito del genere paesaggistico, a partire proprio dalla fondamentale esperienza di Worpswede.

Sebbene Overbeck sia morto giovane, nel 1909 a soli quarant’anni, è piuttosto consistente il corpus di opere che ha lasciato, tra tele, studi a olio, acqueforti, acquerelli e schizzi. La mostra di Ascona, concepita in collaborazione con l’Overbeck-Museum di Brema, raduna alcune delle testimonianze più riuscite della sua produzione. La selezione dei lavori evidenzia quanto per l’artista il paesaggio sia il soggetto privilegiato e costantemente approfondito, rappresentato con un linguaggio che, pur diversificandosi nelle varie tappe del percorso del pittore, rimane sempre espressione di una concezione panica della natura.

Durante i prolifici anni nella comunità del villaggio, trascorsi a dipingere e a promuovere la propria arte insieme agli altri esponenti della neonata Associazione degli artisti di Worpswede (del 1895 è la prima rassegna del gruppo, a Brema, seguita poi dalla partecipazione alla Mostra annuale di opere d’arte di tutte le nazioni presso il Glaspalast di Monaco), Overbeck realizza vedute che immortalano i canali della brughiera, i viali di betulle accanto ai campi di grano, le modeste case dei contadini, le torbiere (suggestivo l’olio su tela intitolato Tra i muri della torbiera, del 1902) e i cieli carichi di nuvole che sovrastano il piccolo paese della Bassa Sassonia. Sono lavori fortemente emotivi, talora caratterizzati da tonalità scure, in cui si coglie un intenso sentimento di vicinanza a questi spazi incontaminati lontani dalla frenesia e dal progresso.

Le opere in stretta sintonia con il mondo naturale consentono a Overbeck e ai suoi compagni di colpire in maniera positiva la critica e il pubblico cittadini, portando alla nascita dell’apprezzata pittura paesaggistica di Worpswede. Quella piana sperduta nel nord della Germania, assurta d’un tratto a crogiolo di anime elette dedite all’arte, incomincia così a calamitare nuovi adepti, ammaliati da un modo di dipingere, e di vivere, più vero. Tra questi si possono citare le pittrici Paula Becker, che diventerà moglie di Otto Modersohn (e che sarà pioniera dell’espressionismo tedesco), e Hermine Rothe, che nel 1897 sposerà lo stesso Overbeck.

A causa di attriti personali e di opinioni artistiche inconciliabili tra i membri del gruppo, nel 1899 l’Associazione si scioglie. Oltretutto Worpswede incomincia a perdere il fascino di luogo appartato che aveva in principio, diventando una località frequentata da molti artisti attirati soprattutto dalle iniziative organizzate da Heinrich Vogeler nel suo celebre Barkenhoff, il cottage circondato da betulle che aveva acquistato nel 1895.

Svanita la magia solitaria del villaggio tedesco, per Overbeck è ormai tempo di guardare oltre. Nella rassegna asconese sono presenti alcuni lavori eseguiti durante i soggiorni sul Mar Baltico che il pittore intraprende nei primi anni del Novecento. Si tratta di opere dalla pennellata risoluta e distesa e dai colori luminosi, in cui l’artista ritrae gli splendidi scenari balneari dell’isola di Sylt in uno stile di stampo impressionista.

Overbeck lascia definitivamente Worpswede con la famiglia nel 1905 per stabilirsi a Bröcken, nei pressi di Brema-Vegesack, dove non manca di realizzare piacevoli dipinti che hanno per soggetto il giardino di casa e i panorami circostanti. E quando poi la moglie soggiorna a Davos per alcuni mesi per curarsi dalla tubercolosi polmonare, nei suoi quadri compare il paesaggio montano, come testimonia in mostra un olio su cartone del 1908, in cui viene catturato un delicato scorcio del villaggio svizzero con la neve illuminata dai raggi del crepuscolo: una delle ultime, suggestive, opere dell’artista, che morirà l’anno seguente, piena espressione della sua percezione del mondo come fusione tra elemento naturale ed essere umano.