Per quanto, a tanti anni di distanza, alcuni puristi della musica «colta» possano storcere il naso all’idea, una valutazione di Elvis Presley come forza motrice dell’avvento del rock statunitense resta a tutt’oggi imprescindibile per qualsiasi serio studioso della musica popolare angloamericana; soprattutto considerando come, per noi, sia ormai quasi impossibile comprendere l’effetto sismico che l’arrivo di Elvis – e le sue prime apparizioni televisive, nel lontano 1956 – ebbero sull’intera scena musicale dell’epoca. Un impatto che, nel corso degli anni 60, venne purtroppo offuscato da anni di filmetti insulsi e di sfruttamento quasi criminale da parte del cinico Colonnello Parker. Tuttavia, la potenza e il carisma dell’artista Elvis ne rimasero miracolosamente intoccati, conducendolo, nel 1968, a una sorta di determinata «resurrezione» grazie al leggendario Comeback Special trasmesso dalla NBC – evento presto seguito da un tour che, in barba agli sconvolgimenti dell’epoca beat e alla cosiddetta British invasion, avrebbe finalmente riportato il nome di Presley alla ribalta mondiale.
Così, secondo una tradizione squisitamente americana, il primo approccio live del redivivo «Re» del rock’n’roll si sarebbe svolto nell’ambito di una cosiddetta «concert residency» nella solita Las Vegas, in cui i grandi alberghi offrono a cantanti ed entertainer la possibilità di esibirsi sera dopo sera nel medesimo locale. Oggi, un gustoso cofanetto di ben undici CD, dal semplice titolo di Live 1969, ripercorre parte di questa prima, quasi esitante tournée di Elvis, il quale si trovava infine nuovamente confrontato a un pubblico in carne e ossa; e in effetti, secondo l’opinione di molti, i concerti tenuti presso l’International Hotel di Las Vegas nell’agosto di quell’anno avrebbero segnato uno degli apici della carriera live di Elvis, prima che i quintali di pillole e junk food e le persecuzioni della corte di sicofanti al soldo di Parker ne minassero irrimediabilmente il fisico e il morale. Di fatto, quello che questo dettagliato box set ci restituisce è un performer maturo, misurato ma generoso, pieno di energia e voglia di mostrare al mondo ciò di cui è ancora capace – cosa che gli riesce perfettamente, a giudicare dalla sicurezza mostrata nell’affrontare un pubblico che, tra tavoli apparecchiati per la cena e un’età media certo non bassa, gli deve essere apparso per molti versi come quasi sconosciuto.
Certo, qua e là Elvis rivela un certo imbarazzo e la struttura dei set tradisce la necessità, da parte sua, di prendere tempo tra un brano e l’altro per riacclimatarsi con le necessità del palco e dell’intera orchestra ora al suo fianco; tuttavia, l’istinto da showman nato prende sempre il sopravvento, permettendo a Presley di mostrare la propria tempra con versioni a dir poco travolgenti di pezzi quali Hound Dog, All Shook Up e I Got a Woman. E nonostante i ripetuti, goffi tentativi di umorismo nati dalle vaghe esitazioni formali l’artista si ritrova palesemente nel suo elemento naturale, inanellando una vigorosa serie di classici del proprio repertorio e perfino di impeccabili cover (tra cui le beatlesiane Yesterday e Hey Jude); per poi presentare in anteprima novità come In the Ghetto e, soprattutto, l’eccelso Suspicious Minds – hit che di lì a poco avrebbero scalato le classifiche.
Ma più di ogni altra cosa, da questi CD traspare come la voce di Elvis fosse ancora incredibilmente fresca e avvolgente; per non parlare dell’immutata energia e sensualità che ogni sillaba da lui scandita riesce a trasmettere, perfino quando l’abitualmente riservato performer si lascia andare a preziosi racconti autobiografici sulla propria carriera, illustrando ai presenti, con umiltà ed autoironia, come si sia infine reso conto di avvertire la mancanza del pubblico.
Paradossalmente, il rimpianto che si legge nella sua voce appare come la vera forza motrice in grado di spingerlo ad affrontare nuovamente il palco con la forza di un leone finalmente sfuggito all’odiata gabbia; è anche per questo che, nonostante le inevitabili ripetizioni nelle setlist, gli undici concerti inclusi in Live 1969 sono qui presentati nella loro interezza – oltre che, naturalmente, rimasterizzati in alta qualità e accompagnati da un corposo libretto ricco di immagini e testimonianze. In tal senso, questo box set rappresenta una testimonianza preziosa, al cui indubbio valore artistico si aggiunge quello di documento storico di cruciale importanza non solo per i fan di Elvis, ma anche per qualsiasi vero melomane desideroso di assistere a un momento irripetibile nella storia del rock.