The Cellist della britannica Cathy Marston è il balletto che sta infervorando – e lo farà ancora per qualche giorno – il pubblico dell’Opernhaus di Zurigo. A partire dalla stagione prossima, l’apprezzata coreografa sarà la nuova direttrice del Ballett Zürich al posto di Christian Spuck, il quale assumerà invece la direzione dello Staatsballett di Berlino.
La Marston si è formata a Cambridge e alla celeberrima Royal Ballet School di Londra, è stata artista associata della Royal Opera House di Londra, ha fatto parte del Ballett Zürich come ballerina durante l‘indimenticabile era Spoerli, mentre dal 2007 al 2013 è stata direttrice del corpo di ballo del Konzert Theater di Berna, compagnia per la quale ha creato numerosi significativi balletti miscelando sapientemente i parametri della grande tradizione con quelli, conosciuti o inediti, più sobri e minimalisti della scena contemporanea.
Per The Cellist, la coreografa si è ispirata alla biografia della celebre violoncellista Jacqueline Du Pré (prima moglie di Daniel Barenboim), scomparsa tragicamente a soli 42 anni dopo una strenua lotta contro una forma grave di sclerosi multipla. La storia straordinaria di una donna e artista straordinaria, dunque, disegnata soprattutto con una serie di eloquenti pas-de-deux e di pas-de-trois dal potere magnetico sul pubblico. Tre protagonisti – la violoncellista, il violoncello (sì, pure interpretato da un ballerino), e il direttore d’orchestra - danno vita ad un continuo, accattivante caleidoscopio di figure coreografiche, sempre fonte di fortissime emozioni. Con una perfetta fluidità di movimento, ora lenta e malinconica, ora sensuale e misteriosa, ora concitata, i tre ballerini rivelano la cifra peculiare del balletto che, in uno spazio delimitato da luci, ombre e poco altro (scene di Hildegard Bechtler, luci di Jon Clark, costumi di Bregje van Balen), ricrea agevolmente le relazioni fra i personaggi e le varie situazioni che ne scaturiscono. Dapprima con la bimba Jacqueline Du Pré che a quattro anni già si innamora del suono del violoncello e riceve la sua prima lezione dalla madre, poi i rapporti con i vari insegnanti e, in particolare, il magico incontro con il celebre direttore d’orchestra. Ma è soprattutto l’incessante, simbiotica relazione della Du Pré con l’amato violoncello a dare forma ed emozione alle geometrie delineate a terra, a quelle ricreate dai due corpi danzanti, insomma a magnifiche immagini che ricreano ogni sfumatura, sensazione, riflessione e tensione, ogni silenzio e conflitto relativo a questo profondissimo rapporto. Finché non si presentano, prima gradualmente, poi sempre più velocemente, i sintomi della malattia. La lotta è strenua, immane, tratteggiata con grande forza espressiva. Poi tutto, anche il matrimonio con il famoso maestro, rallenta, si sgretola: forza, abilità, destrezza, volontà vengono meno finché la morte non sopisce tutto, anche i sospiri del violoncello rimasto solo e abbandonato. Ma il ricordo della leggendaria artista rimane indelebile.
L’intensità di Giulia Tonelli
Pubblico immobile e commosso dall’inizio alla fine, prima di lasciarsi andare a grati applausi all’indirizzo di tutti; di Giulia Tonelli che nei panni della violoncellista trova l’occasione per esprimere tutta la propria intensità, passione e preparazione tecnica; di Wei Chen, stupendo per espressività e tecnica in quelli del violoncello, e di Esteban Berlanga, in grado di fondere tecnica e interpretazione nella parte del direttore d’orchestra. Applausi scroscianti anche per Cathy Marston e per tutto l’ensemble. Inoltre, per il Maestro Paul Connelly, per il violoncellista Lev Sivkov e per la Philarmonia Zürich che hanno eseguito la musica di Philip Feeney, una miscela di arrangiamenti di brani per violoncello di Elgar, Beethoven, Fauré, Mendelssohn, Piatti, Rachmaninoff e Schubert, soprattutto quelli del repertorio di Jacqueline Du Pré. The Cellist rimarrà In cartellone al teatro dell’Opera di Zurigo fino al 22 giugno.