TeneT, l’ultimo film di Christopher Nolan, assomiglia a Eyes Wide Shut, il lavoro che ci ha lasciato, postumo, Stanley Kubrick. Perché, ancora più che negli ultimi lavori di Tarantino (C’era una volta… a Hollywood) e Scorsese (The Irishman), riprende i suoi precedenti film, li rielabora, li seziona e li trasforma, proprio come aveva fatto Kubrick in quell’occasione.
Questo film è una summa e uno sviluppo dei film precedenti dove l’aspetto centrale, che come sempre nel suo cinema è il tempo, viene capovolto, riscritto, analizzato, spiegato e alla fine esploso davanti a noi. Abbiamo quindi la relatività del tempo che diventa reversibile come in Memento, alternata come in The Prestige o a spirale come in Inception. Ma abbiamo anche il tempo immobile, tipico di Insomnia e infine abbiamo il tempo trasceso dall’amore e che rompe le catene che lo costringono a una linearità artificiosa come in Interstellar.
Lo sguardo non è però rivolto solo all’interno e quindi alla sua filmografia, Nolan si apre al cinema e accoglie in quest’opera molto altro. Ad esempio, fa suoi i film di spionaggio di James Bond grazie a scene come quella in cui scala un grattacielo, i western con una rivisitazione di un topos come l’uomo attaccato alla corda e trascinato da un cavallo. O ancora guarda agli inseguimenti tipici dei polizieschi degli anni 70 e all’action movie moderno alla Matrix, ma iniziando – forse anche senza volerlo – con una scena che ricorda la prima di Senso di Visconti.
Attraverso TeneT Nolan osserva quindi (già il titolo palindromo ne è il primo segnale) la propria storia e anche la storia del cinema. Ma anche la Storia vera e propria grazie al Quadrato di Sator e alle 5 parole palindrome e latine che lo compongono. Termini, che come TeneT, hanno un loro posto e significato all’interno del film, della cui trama non scriviamo nulla perché è di secondaria importanza.
Più di una volta Nolan è stato paragonato al regista di Arancia Meccanica. Ma mai come in TeneT l’uso della materia cinematografica lo avvicina al maestro. Ci sono solo un paio di differenze: Eyes Wide Shut è stato l’ultimo lavoro di Kubrick mentre TeneT non lo è per Nolan. Inoltre, la grande differenza che distanzia i due registi è il didascalismo. A Kubrick bastava uno sguardo, un leggero movimento di camera, un termine al momento giusto per far viaggiare la mente. Nolan è all’opposto, tutto il suo cinema è pieno di parole, spiegazioni. E questo, inevitabilmente, inceppa il meccanismo narrativo e, ancora peggio, provoca la sensazione di noia in chi lo guarda.
Solo il tempo saprà dire se TeneT avrà portato qualche elemento nuovo al cinema oppure se è solo un bellissimo e costoso (205 milioni) giocattolo che dopo pochi istanti smette di funzionare. Solo il tempo.
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Tenet opera rotas...
Solo il tempo saprà giudicare il vero valore dell’ultimo lavoro di Nolan
/ 07.09.2020
di Nicola Mazzi
di Nicola Mazzi