Dove e quando

Milano, Piccolo Teatro Grassi, fino al 5 maggio.


Tandzo amore mio

Storia d’amore tra uno scrittore e un gorilla
/ 11.04.2022
di Giovanni Fattorini

Sergio Blanco (drammaturgo e regista teatrale uruguayano naturalizzato francese) si definisce autore di autofinzioni, cioè di testi teatrali dei quali è lui stesso il protagonista, e che tuttavia non possono dirsi rigorosamente autobiografici. Nella pièce in quattro atti intitolata Zoo, Blanco racconta «la [sua] relazione amorosa con un gorilla» di sesso maschile proveniente dall’Africa occidentale e rinchiuso in un container temporaneamente trasferito – per una serie di studi condotti da un’équipe di cui fa parte la dottoressa Rosental – in un padiglione del giardino zoologico di Parigi.

Abbandonata la stesura di un testo incentrato sulla figura di Edda Ciano (la figlia primogenita di Mussolini), la cui vita «eccessiva» lo affascina profondamente, Sergio si propone di scrivere un testo sulla vita dei primati in stato di cattività. La direzione dello zoo gli permette di lavorare all’interno del padiglione dove si trova il gorilla e incarica la dottoressa Rosental di assisterlo, fornendogli informazioni e comunicandogli i risultati degli studi di cui uomo e animale saranno entrambi oggetto. La love story tra Sergio e Tandzo (così si chiama il gorilla) comincia con uno scambio di sguardi. Nel giro di alcune settimane, l’interessamento iniziale si trasforma in attrazione reciproca, che Sergio alimenta – sembrandogli di cogliere nell’animale una capacità quasi umana di emozionarsi – attraverso la lettura, l’ascolto e la visione di numerose opere d’arte (tutte occidentali): una pratica brevemente interrotta dalla comparsa del fantasma di Edda (l’attrice Sara Putignano), che reclama il completamento del testo di cui è protagonista. Il rapporto tra Sergio e Tandzo culminerà in un accoppiamento (di che tipo? non viene detto) all’interno del container. Ma dopo alcune settimane Tandzo comincia a dare segni di disaffezione, riprende a copulare con gli individui della sua specie, e sembra perdere ogni interesse per le opere di Stendhal, di Schubert o di Bergman.

I rapporti cognitivi, affettivi e sessuali fra esseri umani e animali hanno un posto di grande rilievo nel folklore, nei miti e nell’arte di tutte le culture (quella giudaica, nel Levitico, condanna con estrema durezza i rapporti sessuali). E poiché nel testo di Blanco si parla anche di opere cinematografiche (in particolare del King Kong di Merian C. Cooper), mi pare utile segnalare al lettore due film che raccontano casi di zoofilia: il pasoliniano Porcile (1969), dove il figlio di un industriale tedesco si accoppia coi maiali, e Max mon amour (1986), di Nagisa Oshima, dove la moglie di un diplomatico inglese a Parigi ha una relazione amorosa con uno scimpanzé.

Dei difetti per me evidenti di un testo (peraltro interessante in quanto indaga il rapporto sempre vertiginoso tra homo sapiens e animale) ne segnalo solo tre. Diversamente dal vivacissimo Max di Oshima, Tandzo (che nello spettacolo prodotto dal Piccolo di Milano e diretto da Blanco è interpretato da Lorenzo Grilli, interamente rivestito di un realistico costume scimmiesco) si esprime valendosi quasi esclusivamente di pochi gesti visibili oltre una lastra di plexiglas ambrato. La storia d’amore tra uomo e animale, pertanto, è pressoché interamente raccontata dalla dottoressa Rosental e da Sergio, descrittori e interpreti dei comportamenti, delle emozioni e dei sentimenti di Tandzo, oltre che, naturalmente, di ciò che fanno, pensano e sentono essi stessi. All’accusa, che la dottoressa Rosental rivolge a Blanco, di subire il fascino di Edda Ciano fino a sconfinare nella romanticizzazione del fascismo, si potrebbe più propriamente aggiungere quella di romanticizzare la sua storia d’amore (con effetti a volte parodici) attraverso un uso eccessivo di riferimenti culturali. Si veda ad esempio la scelta del nome Tandzo, che richiama quello del bellissimo adolescente (Tadzio), che suscita la passione «indecorosa» del protagonista di Morte a Venezia, o l’assimilazione della notte d’amore di Sergio e Tandzo (quali sono i ruoli? non viene detto) a quella di Romeo e Giulietta. Concepita col proposito di romanticizzare l’insolita love story mi sembra anche la morte di Tandzo, ucciso dal virus Ebola. Ciò nondimeno, quando Sergio (Lino Guanciale) chiude gli occhi di Tandzo, e le ceneri del primate vengono sparse sul palcoscenico dalla dottoressa Rosental (Sara Putignano), penso che quanti ricordano – è anche il mio caso – cosa significa perdere un animale a cui si è voluto bene si sentiranno realmente commossi.