Nel settore librario dedicato all’infanzia, il Natale è sempre più importante anche come ambientazione narrativa. Babbi Natale, abeti, elfi e renne sono protagonisti indiscussi dei volumi che campeggiano nelle librerie. Anche i grandi autori contemporanei per l’infanzia si misurano con il tema e molti editori propongono interessanti recuperi di testi natalizi di autori classici del passato.
L’osmosi tra libro e film (o serie tv), tipica dell’editoria per ragazzi, non si smentisce, anzi persino si accentua, a Natale. Dal bellissimo romanzo di Matt Haig, Un bambino chiamato Natale, è stato tratto un film appena uscito su Netflix. E, con operazione inversa, dal film d’animazione Un pettirosso di nome Patty, anch’esso appena uscito su Netflix, sono stati tratti due libri da Emme Edizioni. Di tendenza quest’anno anche i libri-calendari d’avvento, con ventiquattro storie da leggere aspettando il Natale. Se l’avvento è ormai quasi giunto al termine, non lo è il periodo natalizio, nel quale donare libri ai piccoli lettori (e non solo a loro) è sempre una buona idea.
Diamo quindi insieme un’occhiata agli scaffali delle strenne, cominciando dal nuovo romanzo per bambini dell’autrice di Harry Potter, J.K. Rowling, Il maialino di Natale (Salani). È la storia di una perdita, e non importa se la perdita «è solo» quella di un pupazzo: per Jack, il suo maialino di pezza è un amico vero, sempre pronto a dargli comprensione e conforto. Lino sarà anche un pupazzo, ma dentro le palline di plastica che ha nella pancia, Jack sente – con quel magico talento che hanno i bambini – il benefico calore di un’anima viva. Quando Lino si perderà (gettato fuori dal finestrino dell’auto dalla figlia del compagno della sua mamma), per Jack sarà un trauma. Ma dopo la rabbia e la disperazione, egli deciderà di compiere un coraggioso viaggio in un Altrove «strano e terribile», la Terra dei Perduti, il luogo «dove vanno le Cose quando le perdi», su cui domina un signore oscuro molto particolare, «il Perdente», che cattura e divora le Cose, perché le odia, e «odia i viventi». Un regno della morte, questa Terra, nel senso che è deprivato di energia vitale (tema caro alla Rowling, con i suoi Dissennatori), a cui si oppongono la luminosa magia del Natale e la figura stessa di Babbo Natale. Ma soprattutto, ciò che si oppone al male del Perdente, è la forza dell’amore (altro tema caro all’autrice, che in Harry Potter scrive «essere stati amati tanto profondamente ci protegge per sempre»). Jack ama profondamente il suo maialino, e va a cercarlo con il nuovo pupazzo che gli hanno regalato, un maialino nuovo di zecca che però per lui è solo un inutile rimpiazzo; tuttavia nella Terra dei Perduti non ci sono solo Cose amate e rimpiante, ma anche povere Cose mai amate e dimenticate, e anche questo è un risvolto commovente del romanzo. Da 8 anni.
Per i piccolissimi, già dai 2 anni, è Filarello (Lapis), che porta la firma di un maestro italiano dell’illustrazione, Attilio Cassinelli, in arte Attilio, di cui Lapis ci sta facendo conoscere la straordinaria carriera, tuttora produttiva (è nato nel 1923). Attilio fa libri per bambini dagli anni ’60, è stato un antesignano del silent book, è stato un precursore di molte tematiche attuali, e anche in questa nuova deliziosa storia di Natale, Filarello, ritroviamo il suo inconfondibile stile: i tre personaggi – l’albero di Natale, il cane Bob e il ragnetto Filarello – si stagliano sul bianco dello sfondo, evidenziati da un deciso contorno nero e riempiti di colori pieni, e riescono ad essere espressivi anche nella magistrale semplicità dei tratti. Bob deve fare l’albero di Natale, ma gli manca la stella da mettere in cima: chi potrà dargli una mano se non Filarello, maestro del ricamo? Un valore aggiunto del libro sono i testi, in quartine di ottonari a rime baciate, con il ritmo baldanzoso da Signor Bonaventura, perfetto per la lettura ad alta voce: «il Natale si avvicina / Bob il cane va in cantina / dove sono conservate / le palline colorate...».
Harold al Polo Nord si inserisce nel progetto dell’editore Camelozampa, che sta pubblicando tutti i titoli della fortunata serie di Harold – alcuni dei quali finora mai tradotti in italiano – dell’autore e illustratore americano Crockett Johnson (1906-1975). Il suo titolo più celebre è Harold e la matita viola, 3 milioni di copie vendute, ancora intramontabile e freschissimo a settant’anni dalla sua uscita, perché fa leva sulla potenza dell’immaginario infantile, e sulla sua capacità di creare mondi. Grazie alla sua matita viola, il piccolo Harold materializza la storia in cui vuole entrare, come fosse un «facciamo che c’era (la luna, la strada...)» che appartiene al gioco simbolico infantile. Anche stavolta, in Harold al Polo Nord, la matita viola comincia a tratteggiare la luna, e poi le stelle, che guidano il cammino del bimbo verso i «boschi del nord» dove vuole andare a cercare un albero di Natale. Ma poi con la sua matita Harold disegna la neve, ed eccola, ci starebbe bene un pupazzo, ed ecco il pupazzo, e «facciamo che eravamo al Polo Nord e che c’era la casa di Babbo Natale», e la casa entra nella storia di Harold, e anche Babbo Natale, la cui porta è bloccata dalla tempesta di neve, e se Babbo potrà uscire dal camino, come si potrà fare uscire la slitta? Ci penserà Harold, con la sua matita viola, simbolo della capacità dei bambini (e degli artisti) di scorgere il magico nel quotidiano, gli spazi di possibilità nella realtà. Da 3 anni.
Tutto da ridere, e giocato sull’umorismo interattivo, perché parla direttamente al lettore, invitato a non aprire il libro, a non voltare pagina, è Non aprire questo libro. Neanche a Natale! (Gribaudo). Il personaggio blu disegnato da Heath McKenzie e creato da Andy Lee, entrambi australiani, è ormai celebre (anche i precedenti libri invitano a non essere aperti) ma qui, in questa nuova avventura, siamo in attesa di Babbo Natale, che però, se tu continui a girare pagina, rischia di non arrivare, perché «un elfo mi ha fatto un incantesimo: ogni volta che tu giri la pagina io divento sempre più disordinato e disobbediente». Si può immaginare il divertimento di contravvenire al divieto e godersi le malefatte del povero mostriciattolo blu, che non mette ordine, che sale sul divano con le scarpe, che scrive sulle pareti, tutte trasgressioni vietatissime al piccolo lettore, il quale, in fondo, ha solo trasgredito al divieto di aprire il libro... Però bisogna aiutare il mostriciattolo a rimettere le cose a posto, altrimenti Babbo Natale non gli porterà nulla (e forse neanche al lettore)! Da 4 anni.
Una piccola storia di Natale, di neve, di foresta e di cuccioli in esplorazione è quella che Elsa Fouquier ci racconta con parole e immagini nell’albo Un Natale da orso (Jaca Book), in cui due orsetti escono dalla tana nella notte polare per la loro prima avventura in autonomia. Si avvicinano alle case e vedono i cuccioli umani addobbare l’abete, e allora anche loro troveranno in natura tante belle cose con cui addobbare un ramo. Ma per tornare alla tana, visto che la neve ha ormai coperto le loro impronte, occorrerà sagacia, intraprendenza e aiuto reciproco. Del resto è così che si diventa grandi! Da 3 anni.
Tra le molte riedizioni in veste «strenna» di grandi classici, si staglia la proposta delle Edizioni Il Castoro: la pubblicazione del capolavoro di Lewis Carroll, Alice nel paese delle meraviglie, con le illustrazioni di Chris Riddell e la nuova traduzione italiana di Beatrice Masini. Davvero una resa smagliante di questo grande classico, perché illustrazioni e testo non potevano essere affidati a talenti più adatti. Il celebre e premiatissimo artista britannico Chris Riddell ha già rivisitato mirabilmente altri classici, ma è forse proprio con Alice che il suo côté visionario, onirico, umoristico, raffinato (i bambini lo apprezzano per la serie di Ottoline) sfodera tutta la sua forza. Oltretutto egli sin da piccolo, apprendiamo dalla prefazione, adorava John Tenniel, il primo illustratore di Alice, che l’ha ispirato nel scegliere la sua strada di artista. Inoltre, per questa interpretazione di Alice, Riddell ha compiuto uno studio approfondito e ha ripreso le sembianze originali della piccola Alice Liddell, da cui Carroll era partito per creare il suo personaggio. E per quanto riguarda il testo, la traduzione di Beatrice Masini, firma indiscussa nel panorama letterario italiano, è garanzia di sensibilità e competenza assolute.
Non è un libro di narrativa, ma potrà tornare prezioso durante i giorni di festività da trascorrere in famiglia: l’esperto di giochi Andrea Angiolino propone 36 giochi per i giorni di festa (Gallucci): sono giochi tradizionali, belli e divertenti, dei quali è importante non perdere la memoria.
Concludiamo segnalandovi Peter, una strenna che è locale, perché autori e editore (Salvioni) sono ticinesi, ma che è di portata ben più vasta per quanto riguarda l’interesse che la storia può suscitare. Una storia vera, raccontata da Mario Donati e adattata da Valeria Nidola, con le illustrazioni di Antoione Déprez. La storia di un camoscio fra i dirupi della val Mala. Buone letture!