Dove e quando
Signac collectionneur. A cura di Laurence des Cars, Marina Ferretti Bocquillon e Charlotte Hellmann, Parigi, Musée d’Orsay. Fino al 13 febbraio. Catalogo Musée d’Orsay/Gallimard, euro 42.

Maximilien Luce (1858 -1941), L’Échafaudage, dit aussi Le Drapeau rouge, étude pour l’affiche La Bataille syndicaliste 1910, Huile sur papier marouflé sur toile (Roubaix, La Piscine - Musée d’art et d’industrie André Diligent Photo: Alain Leprince - Musée La Piscine, Roubaix)


Signac collezionista

Esposizione intima al Musée d’Orsay di Parigi
/ 10.01.2022
di Gianluigi Bellei

Paul Signac (1863-1935) è cosciente di vivere uno dei periodi più brillanti dell’arte francese, fra Impressionismo e Postimpressionismo, chiosa Marina Ferretti Bocquillon nel catalogo della mostra Signac collectionneur al Musée d’Orsay di Parigi. Non solo per questo, ovviamente; Signac è un anarchico e vive con intensità questi momenti. È amico di Jean Grave; collabora con le «Temps nouveaux» e offre alcune opere per la tombola organizzata per finanziare il giornale. Ma chi sono gli amici dell’anarchico Grave? Vediamone alcuni, tutti presenti in quegli anni turbolenti: Pissarro e il figlio Lucien, Luce, Meunier, Van Rysselberghe, Cross, Agrand, Steinlen, Vallotton, Kupka, Crane, Vuillard…

Su «La Révolte» del 13 giugno 1891 Signac scrive: «Il pittore anarchico non è colui che dipinge dei quadri anarchici ma colui che, senza scopo di lucro, senza attendersi alcuna ricompensa, lotterà con tutta la sua individualità contro le convenzioni borghesi e ufficiali, dando il suo apporto personale. Il soggetto non è nulla, o perlomeno non è che una parte dell’opera, una parte non più importante degli altri elementi come colore, disegno, composizione».

Collabora anche con «L’Almanach du Père Peinard» di Émile Pouget. Nel 1893-94 dipinge una monumentale tela di 310 x 410 centimetri, intitolata Au temps d’anarchie, la quale attualmente si trova alla Mairie di Montreuil, che poi viene rinominata Au temps d’harmonie. Un dipinto che incarna in pieno le teorie di Kropotkin di un mondo migliore senza sfruttati né sfruttatori, dove la vita è come un sogno fatto di un’armonia arcadica.

Dal 1909 al 1934 è presidente della Société des artistes indépendants. Sono gli anni nei quali si avvicina al movimento di Henri Barbusse.

Ma torniamo indietro nel tempo. Nel 1884 è fra i fondatori del Salon des Artistes Indépendants. Affascinato dal colore e dalle teorie puntiniste di Seurat i due iniziano un comune lavoro di ricerca. Tutti sono anarchici, compreso il gallerista Fénéon – dal carattere focoso tanto quanto Signac sembra come l’acqua. Signac realizza il ritratto di Fénéon nel 1890. Renauld Temperini scrive: «Signac definì poco a poco un’estetica in cui la bellezza dei colori puri diviene un fine in sé».

Come molti altri artisti, Signac è anche un collezionista. In primo luogo dei suoi sodali e poi anche di chi lo ha preceduto. Una collezione realizzata negli anni fra acquisti e scambi di opere. Gli inizi, fra il 1884 e il 1900, sono particolarmente agiati; è figlio unico e la sua famiglia di commercianti è economicamente solida. Dal 1906 un contratto con la Galleria Bernheim-Jeune gli assicura un periodo finanziario di una certa stabilità. La Prima guerra mondiale interrompe la dinamica del successo e gli anni seguenti si presentano molto difficili. Signac si installa a Saint-Germain-des-Prés proveniente da Antibes. Qui lascia la maggior parte dei dipinti alla compagna. Inizia quindi una seconda collezione più modesta.

Alla sua morte nel 1935 più di 1500 persone seguono il feretro al Père Lachaise. La figlia Ginette eredita tutto e vive vendendo sia le opere del padre sia quelle della collezione e si spende per valorizzare il lavoro dei neoimpressionisti. Si sposa con Charles Chachin dal quale ha una figlia, Françoise che sarà il primo direttore dal 1986 al 1994 del Musée d’Orsay.

Ed è proprio al Musée d’Orsay che fino al 13 febbraio si tiene un’esposizione dedicata alla collezione di Signac. Vengono presentate 153 opere divise in 5 sezioni: Signac pittore e collezionista; i maestri; Seurat; i Neoimpressionisti e Le sorprese di una collezione.

Si comincia con un disegno a penna di Eugène Delacroix per arrivare a Camille Pissarro. Signac ha trentatré anni più di Pissarro, ma dal loro primo incontro, nel 1885, nell’atelier di Guillaumin nasce un’amicizia cementata dagli ideali anarchici. Diversi i dipinti fra i quali il ritratto del figlio Félix. Seguono alcuni splendidi nudi e le ballerine di Edgar Degas; una figura e delle pere di Paul Cézanne; uno strabiliante centauro di Odilon Redon e poi Claude Monet, Armand Guillaumin, Pierre-Auguste Renoir, Charles Angrand che tiene una fitta corrispondenza con Signac durante l’elaborazione del suo Le Démolisseur del 1897-1899. Diverse le opere di Henri-Edmond Cross al quale lo lega una profonda amicizia e soprattutto la strenua difesa del Neoimpressionismo. Quando Signac decide di dipingere Au temps d’harmonie, Cross realizza un lavoro simile intitolato L’Air du soir.

La collezione Signac comprende una trentina di opere di Maximilien Luce. Anarchico della prima ora, Luce viene arrestato assieme a Fénéon nel 1894 dopo l’assassinio di Sadi Carnot (vedi su queste colonne il mio articolo del 7 gennaio 2020). Fra queste il ritratto di Signac, il famoso L’Homme à sa toilette del 1887 e lo studio per La Bataille syndacaliste.

La lista delle opere in mostra sarebbe lunga. Citiamo Ker-Xavier Roussel con il suo Nymphes et satyres, un olio di cm 50 x 100, nel quale l’autore – lettore di Ovidio, Virgilio e soprattutto Nietzsche – rappresenta la nostalgia di un’arcadia perduta e un anarchismo utopico e intellettuale. Poi Deux Harengs ricevuto da van Gogh, che frequenta a Parigi dal 1887, come souvenir di una sua visita. Da notare, infine, che diverse opere trattano il tema del nudo, un genere che lui raramente affronta.

Nell’ultima sala alcune stampe giapponesi delle quali Signac, come la maggior parte degli artisti del periodo, era appassionato amatore.

Bella mostra. Da segnalare il catalogo che comprende la lista dell’intera collezione di Signac e anche, sempre segno di ottimo lavoro accademico, l’indice dei nomi.