Bibliografia
Laura Pepe, La voce delle sirene. I Greci e l’arte della persuasione, Roma-Bari, Editori Laterza, 2020


Seduzioni e persuasioni

Che cosa ci insegnano l’antica Grecia e i suoi miti dell’arte della persuasione e della tecnica di sedurre il prossimo con le parole, anche mentendo?
/ 30.08.2021
di Stefano Vassere

«A un uomo può capitare di essere brutto nell’aspetto, ma se un dio incorona di bellezza le sue parole, tutti guardano a lui rallegrandosi: egli parla con sicurezza, con dolce modestia, si distingue tra chi è riunito, e quando gira per la città tutti lo contemplano come un dio».

Non ci affanneremo certo a dimostrare il primato dell’antica Grecia nell’insegnarci molte cose sulle arti della retorica e della persuasione, così come molte cose su come stare al mondo; tutt’al più si tratterà invece di ricercare i motivi di tanto successo dopo i millenni. Lo fa molto bene Laura Pepe nelle duecento pagine di questo La voce delle sirene. I Greci e l’arte della persuasione, pagine che volano in un battibaleno, una virtù che è dei libri migliori. Laura Pepe insegna Diritto greco antico all’Università degli Studi di Milano e ha attività di ricerca e divulgazione parimenti distribuite: suoi sono per esempio un saggio sul diritto ateniese nelle orazioni giudiziarie del 2019 e un Gli eroi bevono vino. Il mondo antico in un bicchiere, del 2018.

Questo libro divide la materia (che è abbondante e prende, se si vuole, innumeri direzioni) in quattro tronconi che sostanziano la comunicazione nella Grecia antica: l’ambito dei miti che ci arriva in gran parte dalla letteratura, quello del discorso politico, quello della filosofia e dei Sofisti in particolare, quello dei tribunali e dei processi. Non sempre la ricerca etimologica ci premia con indicazioni attendibili sul nucleo semantico essenziale di una parola; però qui è interessante, oltre che carico di fascino, il fatto che i Greci parlassero di peithó per indicare la «persuasione» ma in origine anche la «seduzione»; cosa che carica di erotismo in senso stretto un’abitudine sociale che si sarebbe poi nei secoli voluta solo comunicativa. Nella mitologia Peito è anche la dea della persuasione, raccontata nell’iconografia come una che frequenta Eros e Venere, e ovviamente anche Afrodite, in un mondo fatto di profumi e di ovatta.

Il ragionamento sui miti – va riconosciuto – è veramente uno spasso: un po’ perché da come si comportano gli dei si capisce come si comporteranno e si comportano ancora oggi gli uomini e un po’ perché quella letteratura è fondante di gran parte delle espressioni estetiche poi sviluppatesi nell’intero mondo occidentale (cinema, melodramma, serie tv ecc.). Le storie che corrono, soprattutto quelle che rendono conto degli affetti e dei legami famigliari non sono nel frattempo cambiate di molto, tanto che la vicenda della seduzione di Zeus da parte di Era nel quattordicesimo canto dell’Iliade, con i maneggi che coinvolgono un rapporto opportunistico della dea con la rivale Afrodite e tutta una serie di altre ipocrisie, se vestita e caramellata un po’ avrebbe un sicuro successo ancora in questi anni. Piuttosto, negli intenti di questo libro, si tratta di identificare chi seduce chi: di fatto, non Zeus (piuttosto «un molestatore seriale», come dice Eva Cantarella), bensì la stessa Era, essendo presso i Greci la seduzione un processo supremamente femminile.

Fuori da quell’immenso universo mitologico, il libro ci racconta della democrazia ateniese e delle sue istituzioni, dell’attività dei Sofisti con la loro messa in ridicolo nelle commedie di Aristofane e delle orazioni nell’esercizio della giustizia. Forse la parte più commovente del libro è quella che racconta del processo e della condanna a morte di Socrate, esempio di «come non bisogna comportarsi in tribunale». C’è modo e modo di raccontarla, ma scegliere la prospettiva dell’operazione di persuasione mancata e della confusione tra tribunale e tribuna filosofica è uno dei tesori del testo di Laura Pepe. Il quadro si conclude con l’immagine del maestro che discorre di filosofia con i suoi discepoli e con il carceriere che, portandogli la cicuta, «gli chiede di camminare un po’ e poi, quando avesse sentito le gambe pesanti, di distendersi sul letto». Il libro è adattissimo anche a chi abbia – che so – un figlio che inizia il Liceo classico.