Sciù Sciù e lo shopping compulsivo

Appena in tempo per assistere a due riuscite produzioni
/ 21.12.2020
di Giorgio Thoeni

Verrà ricordata l’esemplare resistenza opposta fino all’ultimo da diverse compagnie indipendenti per la sopravvivenza nonostante la pandemia. Le ultime misure non hanno però lasciato scampo e ora tutto è nuovamente fermo. Sebbene avvolti da un clima di mestizia, abbiamo fatto in tempo ad assistere a un paio di debutti che meritavano di essere visti.

Al Teatro Foce di Lugano ha esordito Sciù Sciù Broken – Becomes Beautiful, una nuova produzione del Collettivo Treppenwitz, uno spettacolo scritto, diretto e interpretato da Carla Valente con la co-regia di Simon Waldvogel assistito da Federica Carra e con la collaborazione artistica di Camilla Parini e Anahì Traversi. Come nel precedente L’amore ist nicht une chose for everybody (Loving kills), il disegno drammaturgico del Collettivo utilizza proiezioni, filmati, foto e musiche gestite dal palco che accompagnano l’azione teatrale in un racconto dalla duplice valenza di biografia e denuncia. Con le prime immagini vediamo la protagonista, avvolta in una tuta integrale, ricostruire un volto con ritagli di foto: un identikit simbolico della memoria narrata, contraddizioni e drammi della sua bella terra, fra Campania e Lazio, dove scorie radioattive di due impianti nucleari, ormai dismessi, hanno fatto disastri alterando geneticamente molte creature, Carla compresa. Nata con due dita in meno di una mano, in lei è maturata la donna ma anche la sensazione di una normalità negata. Ricordi che lasciano spazio a una presa di coscienza che lascia il posto a un’appassionata e rabbiosa invettiva dal contenuto coinvolgente, capace di commuovere e coinvolgere la sensibilità del pubblico, che ha tributato calorosi applausi alla bella prova di Carla Valente.

Anche il Teatro Paravento di Locarno ha fatto in tempo a debuttare con Aggiungi al carrello, monologo scritto da Luisa Ferroni con la regia di Rita Pelusio, la collaborazione di Domenico Ferrari, i costumi e la scenografia di Deborah Erin Parini. È una sorta di instant-comedy sull’attualità degli acquisti online, pratica diffusa con i suoi risvolti spesso compulsivi e la graduale perdita di identità, come l’abbonamento alla frase del giorno a soli 2.95 che maschera il profondo bisogno di socialità: il terreno ideale per immedesimarsi in un’efficace e spassoso repertorio di situazioni paranoiche a partire dagli sforzi per sollecitare la consegna di un pacco. Un gioco fra estenuanti e inutili telefonate agli operatori sognando l’oggetto dei desideri per colmare il vuoto creato dalla solitudine. Applausi meritati per la Ferroni per un monologo ben recitato dal testo brillante e ben calibrato.