Una musicalità invidiabile, un raro carisma, un grande istinto musicale e una schietta comunicativa sono le caratteristiche precipue di Andreas Scholl, il controtenore in grado di scatenare l’entusiasmo del pubblico in qualsiasi teatro si presenti. Esattamente come è accaduto giovedì sera a Zurigo, nella solenne St. Peter Kirche (per intenderci, quella con l’orologio dal quadrante più grande d’Europa), i biglietti per un suo recital vanno a ruba ovunque.
Il termine «controtenore» – senza voler entrare nei particolari di una tecnica dalla lunga storia e dagli aspetti non poco complessi – viene usato oggi per indicare gli interpreti di sesso maschile che cantano nel registro di contralto, e che perciò sono più propriamente contraltisti. Si tratta in effetti di una traduzione del termine inglese «countertenor» usato per definire quei cantanti che eseguono le parti in origine realizzate per i castrati da compositori come Monteverdi, Cavalli, Händel, ecc. I controtenori hanno uno stuolo di fan, veri conoscitori o soltanto amatori, soprattutto in Germania, Inghilterra e Stati Uniti; ma c’è anche chi rimane spiazzato dal loro canto particolare.
Andreas Scholl (tedesco, classe 1967) ha studiato alla Schola Cantorum Basiliensis con Richard Levitt e René Jacobs (anche lui un celebre controtenore) ed è diventato famoso intorno agli anni Novanta con direttori di gran calibro, tra cui anche William Christie, i quali hanno spesso fatto capo a lui, in quanto artista in grado di cimentarsi con repertori di Monteverdi, Bach e Händel, per le cui ammalianti interpretazioni Scholl è oggi osannato dal pubblico internazionale. E Bach è uno dei due compositori cui era dedicato anche questo concerto zurighese. L’altro è Arvo Pärt, l’estone del minimalismo sacro, un grande di ben tre secoli dopo.
Scholl, coadiuvato da un’eccellente Zürcher Kammerorchester (di cui fa parte anche la nostra violinista Daria Zappa Matesic), era leggermente indisposto, ma si è prodotto in una brillante e precisa performance di improba difficoltà, interpretando le due cantate di Bach Vergnügte Ruh, beliebte Seelenlust BWV 170 e Widerstehe doch der Sünde BWV 54, e i brani di commovente bellezza di Arvo Pärt Es sang vor langen Jahren, per contralto o controtenore, violino e viola, Wallfahrtslied (Salmo 121), per voce maschile e quartetto d’archi, nonché un toccante Vater unser.
Perché questo particolarissimo abbinamento, vien fatto di chiedersi, ma questa era davvero un’occasione ghiotta per ascoltare due grandi compositori lontani nel tempo, ma vicini nella loro emozione per la musica sacra, per temi universali quali il rapporto fra vita e morte, cielo e terra, caos e ordine, meraviglia e timore. Resta da dire della Zürcher Kammerorchester (Konzertmeister: Willi Zimmermann) impeccabile e ispirata nell’esecuzione della Chaconne dalla versione per orchestra d’archi della Partita No. 2 in re minore per violino solo BWV 1004; e della standing ovation all’indirizzo di Andreas Scholl da parte del folto pubblico.