Esiste una questione della lingua ucraina? In altri termini, il rapporto tra le lingue in Ucraina è un problema in più che si aggiunge ai già troppo numerosi di questa così tragica guerra? Ucraino e bielorusso derivano dalla scissione medievale di una base slavo-orientale russa, prima della quale russo, ucraino e bielorusso erano concretamente la stessa lingua.
Ucraino e russo sono oggi reciprocamente molto intercomprensibili, come succede a gran parte delle lingue slave, almeno quelle di quell’area; in quel sistema, nell’ucraino è marcato un serbatoio lessicale polacco di qualche migliaia di parole, dovuto a questioni storiche antiche. Sempre questa lingua fu oggetto di un notevole travaglio. Il suo uso fu osteggiato negli ultimi decenni dell’Ottocento dall’impero zarista e, in forma estremamente tragica, nel periodo staliniano, epoca nella quale nacque e si sviluppò un sentimento simbolico del fattore linguistico come rivendicazione comunitaria e di opposizione al potere. Un ulteriore elemento riguarda il peso numerico di russo e ucraino in Europa. Russia e Ucraina sono il primo e il sesto Stato più popolosi d’Europa; sul piano continentale, il russo è la lingua con più parlanti e l’ucraino è di nuovo la sesta lingua più parlata; insieme le due lingue contano quasi duecento milioni di parlanti, un terzo circa di tutti i parlanti europei e il russo è lingua di minoranza in molti Stati dell’ex blocco sovietico.
Censimenti dell’inizio di questo millennio ci dicono che a fronte di una maggioranza etnica ucraina (sono escluse la Crimea e la città di Sebastopoli in particolare), quasi un sesto dei parlanti attribuibili al gruppo etnico ucraino ha il russo come lingua madre mentre il gruppo russo è quasi esclusivamente russofono; nonostante ciò quasi la metà degli ucraini dichiara buone competenze di russo e più della metà dei russi analoghe competenze di ucraino. Secondo altre fonti, nella pratica quotidiana il russo sarebbe usato da quasi due terzi dei parlanti e più di quattro quinti lo saprebbero parlare. Di fatto, in Ucraina si è consolidata una situazione storica e quasi esemplare di convivenza plurilingue seppure a fronte di una rilevante complessità sociolinguistica interna. I gruppi etnici e gruppi linguistici non sono esattamente sovrapponibili e semplificabili, e si hanno cittadini considerati ucraini ma che parlano russo (come lo stesso presidente Zelensky) e viceversa.
Come osserva Ludovica Grossi nella sua tesi La questione linguistica in Ucraina «la propria lingua madre, per molti cittadini ucrainofini come per quelli russofoni, non rappresenta un ostacolo all’identificazione con la nazione ucraina». Di fronte a una lingua russa che sarà, come spesso succede, minoritaria sul piano nazionale, ma che è pesantemente presente su quello internazionale e in cotanto Stato nazionale, la lingua ucraina non può infine garantire una tradizione culturale pari a quella russa. Soprattutto non dispone di un apparato editoriale e massmediatico accreditato e diffuso, tantomeno di un valore di scambio nei rapporti commerciali e politici con gli Stati esteri e le organizzazioni internazionali, concedendo in questo senso ampi margini di competenza all’ingombrante lingua vicina.
Dal punto di vista delle pratiche linguistiche quotidiane e anche pubbliche non c’è un problema di coesistenza tra le lingue, anche se i periodi di repressione generarono spesso rivendicazioni linguistiche a fine politico, producendo per esempio una tradizione folklorica (canti e letteratura orale) deliberatamente e fieramente ucrainofona. L’azione governativa si esprime per contro in atteggiamenti politici e normativi successivi di un certo rilievo: misure di tutela del russo conseguenti a l’adesione alla Carta europea delle lingue regionali e minoritarie; una legge del 2012 di promozione delle lingue minoritarie stesse e in pratica del russo nelle regioni dove è lingua madre di almeno il 10% della popolazione (quasi la metà); discussi tentativi di ridimensionare o abrogare questa norma; infine una legge del 2019 che mette in discussione tutto l’apparato normativo precedente e promuove l’ucraino esclusivo negli usi pubblici e statali, nell’istruzione, nei media.
Quanto visto, richiamando quanto anticipato qui in apertura, consiglia prudenza nel configurare la questione come una possibile concausa di questa brutta guerra. Tolte le strumentalizzazioni e non irrilevanti problemi politici, il bilinguismo russo/ucraino poteva, alla vigilia del conflitto, essere considerato almeno pacificato, con ambiti e situazioni comunicativi ben equilibrati e negoziati, varietà di lingua miste, nessuna avvisaglia di assimilazione linguistica di una lingua sull’altra, il riconoscimento del russo come codice di comunicazione nell’ambito delle arti, del progresso scientifico, della portata internazionale. Insomma decisamente non uno scontro tra comunità linguistiche, tanto che la storia recente è giunta addirittura a presentare casi di ucraini russofoni contrari alle operazioni governative di affermazione della lingua ucraina su scala nazionale. Certo è infine che le lingue sono anche spesso agitate come armi simboliche di vasta portata, soprattutto quando sono percepite come strumenti di coesione nazionale o di promozione di un’etnia a scapito delle altre. Infine, è poi indubbio che se c’è qualcosa che può sicuramente avere cambiato e di molto le carte in tavola questo fattore è l’accendersi così devastante e inaccettabile del conflitto che conosciamo da parecchie settimane. Tutto, in sostanza, potrebbe essere mutato.