La 30esima edizione del Festival Internazionale del Teatro ha aperto a Lugano i suoi battenti sul palco del LAC con Fedra, classico rivisitato ora anche da Leonardo Lidi in un gioco delle parti dove la drammaturgia e la riscrittura segnano punti a favore di una riuscita commistione di generi. Da Fedra col suo doppio (Maria Pilar Pèrez Aspa e Francesca Porrini) in un dialogo in panchina in stile boulevardier che, in assenza del marito Teseo, svela passione e desiderio per il figliastro Ippolito (Alessandro Bandini) in un intreccio di carnalità repressa dove affiora la misoginia di lui e una foia che coinvolge anche la sorellastra Strofe (Marta Malvestiti).
Una tragedia che rimane nell’ombra fino all’urlo di Fedra che dopo aver fatto l’amore con Ippolito si suicida accusandolo di stupro. E gli ingredienti ci sono tutti. Ma il gioco si spinge oltre fino a imprigionare quei personaggi incestuosi in una gabbia e isolandoli dalla platea con la saracinesca frangifuoco. Si prepara il colpo da maestro per il lungo e superbo monologo conclusivo di Teseo (Christian La Rosa). Torna dagli inferi, bussa invano al palazzo, si interroga, ricostruisce il dramma, scopre il disastro. Un folle epilogo immerso nei versi della classicità, il confronto con Ippolito, l’ingresso di Artemide e del messaggero: un concerto di personaggi per sola voce. È il preludio alla nascita del mito dall’eco ancestrale della colpa e del potere degli dei.
Nelle vene della terra fra danza e poesia
Quando la parola conquista il corpo per trasformarsi in danza assistiamo a una sorta d’incantesimo che conquista lo sguardo e libera la fantasia. È l’alchimia creativa di Tiziana Arnaboldi con la sua compagnia in un dialogo con le arti dove regna la poesia. L’artista ha messo in scena sul palco del San Materno i canti di Alberto Nessi letti dall’autore e coreografati per sei danzatori. Ognuno di essi ha scelto di accompagnare i movimenti adottando la lingua dei segni sui versi di Nessi dando allo spettacolo Nelle vene della terra un valore aggiunto, unico e particolare.
Un giardino danzato, un inno alla semplicità resa fra montarucoli di terra sistemati sulla scena da cui aprirsi un varco. Una danza fra le parole del poeta: Sono con te, cammino col tuo passo (…) batte il mio cuore col tuo passo di danza (…) cammino tra lo stupore (…) cammino nelle vene della terra (…) cammino con la meraviglia (…): frammenti di un percorso che diventa tessitura di corpi, passi scivolati fra cerchi di terriccio dove incontriamo le nostre ombre di ieri (…). Accompagnati dai suoni e dalle musiche di Mauro Casappa i danzatori Nuria Prazak, Camilla Stanga, Justine Tourillon, Lisa Magnan, Maxime Freixas e Francesco Colaleo per il meritato successo della nuova produzione.